Julio Garcia Espinosa parla di un cinema imperfetto a proposito del nuovo cinema cubano che deve scomparire come nuova poetica.
“Il cinema imperfetto non sostituisce una scuola con un’altra, un ismo con un altro, la poesia con l’antipoesia; ma devono realmente sorgere mille fiori diversi. Il futuro è del folklore. Non esibiamo più il folklore con orgoglio demagogico, con un carattere celebrativo; esibiamolo piuttosto come una denuncia crudele, come una testimonianza dolorosa del livello al quale i popoli sono stati costretti a mantenere il loro potere di creazione artistica. L’arte non scomparirà nel nulla. Scomparirà nel tutto”.
Secondo Espinosa non è facile competere con il cinema borghese e con la sua struttura capitalistica, ma la carta vincente sta nel cinema documentario per superare la dicotomia tra cinema commerciale e cinema artistico. Secondo una concezione tradizionale il cinema documentario tenta di riflettere la vita quotidiana mentre il cinema a soggetto racconta i momenti eccezionali. Il cinema cubano si pone il non facile obiettivo di mixare i due momenti in un genere unico capace di narrare quanto di eccezionale ci sia nel quotidiano e quanto quotidiano si possa trovare nell’eccezionale. Il cinema cubano vuole esser soprattutto cinema artistico e popolare.