In questi giorni il sociologo Max Weber è stato più volte evocato per il fatto che aveva previsto, un bel po’ di anni fa, nel 1919 che i dilettanti in politica fanno male. Ed io vorrei partire proprio da una sua massima per scrivere di un libro: “chi vive nel ‘mondo’ non può esperire in sé nient’altro che la lotta tra una moltitudine di valori. Egli deve scegliere quale di questi dei vuole o deve servire.” Questa frase racchiude il senso di quanto scriverò sull’ultimo lavoro, il romanzo “Il Presidente Liccasarda”, edito da ISEAF Books, di Enzo Randazzo. Il volume è arricchito dalla brillante prefazione (e non poteva essere diversamente) di Gisella Mondino.
Randazzo, che tutti chiamano il Preside (perchè questo faceva nella vita) è riuscito a fare un excursus storico davvero importante. E in questo cammino il protagonista, Roberto Liccasarda, è chiamato a compiere delle scelte. Ogni decisione comporta il dover abbracciare alcuni principi piuttosto che altri e, molto spesso, capita di dover pagare un prezzo sulle proprie azioni. Proprio per questo motivo entra in gioco l’importanza dei valori, così come ci ricorda Max Weber, perché siamo noi che stabiliamo quale servire e a quale obbedire.
Siamo nella Sicilia del secondo Novecento e sembra che venga tracciato un quadro della nostra realtà odierna. Un periodo in cui emergono intrighi e lotte tra i potenti locali e i governanti. Un continuo alternarsi di conflitti per la conquista del posto migliore dove lo slogan principale diventa: “eccellere su tutti e tutto!”. Direi un gioco pericoloso e subdolo, dove gli uomini smettono di porsi degli scrupoli e agiscono guidati dall’amor di sé.
Il presidente Liccasarda è un avvocato che decide di candidarsi alla Camera, proponendo un programma del tutto nuovo. Durante la campagna elettorale deve confrontarsi con personaggi infidi che lo aiutano ad ottenere la carica a cui aspira, ma pian piano si insinuano nella sua vita e lo portano ad essere un uomo diverso. Rimane schiacciato dalla ricerca di nuovi traguardi e obiettivi, quasi un esasperato desiderio della sua affermazione personale, e oltretutto sposa una donna solo per interessi politici. Perde i suoi ideali e si inoltra nel mondo della corruzione, un universo fatto da inganni e falsi rapporti. Diventa un uomo importante della politica italiana, ma la sua scalata è fatta di momenti difficili e ambigui. La svolta avviene solo quando tutto sembra essere perduto e gli viene in aiuto la sua amica Fortuna.
Il volume si connota di valore storico pagina per pagina.
Randazzo, da studioso e uomo di cultura, scrive un romanzo che per quanto possa sembrare semplice e lineare nasconde valenze filosofiche e poetiche.
Da sociologo, non potevo che concentrare la mia attenzione, sull’aspetto legato alla comunicazione politica su cui ho svolto numerose ricerche e curato diverse pubblicazioni . Il sociologo Luciano Gallino descrive la sociologia politica come lo studio dei rapporti tra lo stato e le istituzioni, dei poteri sociali, dell’autorità e delle intersezioni di personalità, strutture sociali e politica con i concetti di conflitto, consenso e interesse.
Randazzo è riuscito magistralmente ad unire gli elementi storici e sociologici, comparandoli uno con l’altro, per dare uno spaccato del sistema di governo e di organizzazione economica del tempo. Un espediente che ha un unico scopo: aprire la mente del lettore e accoglierlo negli anni Settanta per comprendere il clima, i modelli e le tendenze della politica di quegli anni.
Ho sempre pensato che il Novecento, in particolare la seconda parte del secolo, sia stato un periodo fondamentale per capire la formazione socio-politica degli stati moderni. Mi affascina lo studio di quelle diseguaglianze sociali che hanno portato alla nascita di movimenti, di tendenze esterne alle istituzioni formali, che hanno influenzato le scelte politiche. Le relazioni di potere tra e attraverso i gruppi sociali (famiglia, luogo di lavoro, burocrazia, mass media e oggi i social network).
Tutti questi elementi si possono cogliere nelle parole del protagonista Liccasarda che, con arguzia e abilità, aiutano il lettore a toccare con mano il mondo reale.
L’autore possiede una capacità di scrittura coinvolgente, interessante e mai scontata. In ognuna delle 112 pagine è possibile avvertire quella suspense che ti porta a vivere attivamente l’evolversi delle situazioni. La capacità descrittiva supera l’immaginazione per la particolarità dei dettagli, di ambienti e singoli personaggi, che emergono grazie alla presenza di proverbi e modi di dire.
Frasi e contraddizioni che mi hanno portato a fare un collegamento estemporaneo, quasi dovuto e da buon siciliano, con i temi affrontati da Leonardo Sciascia nel “Il giorno della civetta”. In particolare il celebre passo: “Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”.
Categorie di uomini che io sono riuscito ad individuare tra i personaggi del romanzo, ma che ancora oggi campeggiano nella scena politica italiana e internazionale.
Ma Sciascia non è l’unico grande autore della letteratura italiana a cui ho pensato, perché certi passi della narrazione mi suggerivano un solo nome: Natalia Ginzburg.
Nella raccolta di racconti “Le piccole virtù” ha scritto: “L’Italia (…) è un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione”.
Una disorganizzazione e un caos che possiamo rintracciare in diversi momenti del romanzo di Randazzo, dove la contrapposizione dei partiti genera assordanti contrasti e continui malesseri agli individui.
Insomma, un connubio perfetto tra sociologia, storia e letteratura che rendono quest’opera davvero ricca e densa di significato. Gli spunti di riflessione sono molteplici e risuonano nella mente del lettore fino alla conclusione del testo.
Conosco Enzo e, oltre ad essere legato a lui da profonda amicizia, l’ho sempre stimato come uomo per la sua sensibilità e gentilezza. Oggi, lo ringrazio perché mi ha fatto riflettere su tanti aspetti di sociologia politica di cui, nel corso delle mie ricerche, mi sono occupato e che continuerò sempre ad approfondire. I presupposti della mia vita sono sempre stati due: lavorare con onestà senza cercare di prevaricare sugli altri; i successi assumono importanza solo quando riesci a raggiungerli in modo trasparente e leale. Enzo è riuscito a trasmettermi gli ideali in cui credo fermamente. Ho avuto il piacere di conoscere il Preside Enzo Randazzo, proprio in occasione della presentazione di un suo precedente volume a Gela, ed ho potuto toccare con mano la sua capacità di travolgere le persone presenti puntando sull’ironia e sul suo bagaglio culturale. Ho anche avuto modo di apprezzarlo più volte nella sua Sambuca dove è il Patron del prestigioso Premio Navarro.
Mi complimento con l’autore e auguro a questo romanzo molta fortuna, perché Enzo è riuscito a far emergere una raffinatezza storiografica che non tutti possiedono per lanciare un messaggio chiaro ai suoi lettori: la correttezza e l’integrità morale devono essere la base del vivere civile.