Julio García Espinosa nasce all’Avana nel 1926. Comincia la carriera artistica molto giovane, in teatro, come attore e regista. Lavora anche in radio, come sceneggiatore e direttore della programmazione. All’inizio degli anni Cinquanta studia in Italia al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma. Nel 1953 è aiuto regista di Luigi Zampa nel film Anni facili. Al suo rientro a Cuba fonda, insieme ad altri colleghi, il gruppo Teatro Estudio e diventa responsabile della sezione cinematografica dell’Associazione Culturale Nuestro Tiempo.
Nel 1955 dirige il documentario El Mégano, considerato il precedente storico dell’attuale cinema cubano e una delle opere che sono all’origine del movimento del Nuevo Cine Latinoamericano. Il documentario racconta le disumane condizioni di vita e di lavoro in cui versavano i carbonai della Penisola di Zapata prima del 1959. Il regime di Batista lo fa sequestrare e ne proibisce la diffusione, ma dopo il trionfo rivoluzionario si trasforma in un simbolico documentario di denuncia.
La sceneggiatura è curata anche da Tomás Gutiérrez Alea, Alfredo Guevara e José Massip. Con il trionfo della rivoluzione cubana Espinosa diventa responsabile della sezione artistica dell’Esercito ribelle. Maestro delle nuove generazioni di cineasti cubani, tra i fondatori dell’ICAIC – che dirige dal 1982 al 1991 – e della Escuela Internacional de Cine y Televisión de San Antonio de Los Baños. Fa parte del Consiglio superiore della Fondazione del Nuevo Cine Latinoamericano.
Al suo impegno nella formazione e nella pratica del cinema, Julio García Espinosa affianca una vasta produzione teorica. Il saggio Per un cinema imperfetto, pubblicato e diffuso in tutto il mondo, è un vero e proprio manifesto cinematografico. Reina y Rey (1994) è il suo ultimo film a soggetto, ottiene il premio per il miglior film al Festival Ispanoamericano di Huelva (1994) e al Festival di Cartagena de Indias (1995). Tra i suoi documentari sono interessanti anche i brevi La vivienda (1959) dove analizza le differenti abitazioni dei cubani nella Città dell’Avana e Sexto aniversario (1959), che celebra il sesto anniversario dell’inizio della lotta rivoluzionaria. Cuba baila (1960) è il suo primo lavoro a soggetto che racconta la festa dei quindici anni di una figlia e i problemi di una madre che desidera organizzarle la miglior festa possibile.
La storia è una scusa per raccontare le aspirazioni e le frustrazioni della piccola borghesia prima della rivoluzione. Soggetto e sceneggiatura sono del regista ma collaborano anche Alfredo Guevara e Manuel Barbachano Ponte. Interpreti: Raquel Revuelta, Alfredo Perojo, Vivian Gude e Humberto García Espinosa. Di minor interesse sono Patria o Muerte (1960), che si limita a filmare la sfilata celebrativa del primo maggio, e Un año de libertad (1960) che celebra i primi risultati della rivoluzione. El joven rebelde (1961) è una pellicola interessante che racconta la storia di Pedro, un giovane contadino che abbandona la sua casa per unirsi all’esercito ribelle e combattere sulla Sierra Maestra.
Il film vede la collaborazione alla sceneggiatura di Cesare Zavattini e realizza un mix perfetto di azione, amore, amicizia, lotta per la sopravivenza e voglia di vincere per cambiare il mondo di un gruppo di guerriglieri. La battaglia di Guisa sarà decisa per Pedro e lo trasformerà in un vero combattente. Tra gli sceneggiatori ci sono anche José Massip, José Hernández ed Hector García Mesa. Interpreti: Blas Mora, Wember Bros, Carlos Séssamo, José Yedra, Reinaldo Meravilles e Amanda López. Aventuras de Juan Quinquín (1967) è il film più amato da Julio García Espinosa. Juan Quinquín è un contadino che non si rassegna alla sua sorte, insieme all’amico Jachero e all’amata Teresa affronta diverse avventure prodotte dalla sua voglia di cambiare.
Il film si basa sull’omonimo romanzo di Samuel Feijóo ed è sceneggiato dal regista. Ottime le musiche di Leo Brouwer, Luis Gómez e Manuel Castillo. Interpreti: Julio Martínez, Edwin Fernández, Adelayda Ramat, Enrique Santiesteban, Augustín Campos, Manuel Pereiro, Anneris Clech e Mayda Limonta. Tercer mundo, tercera guerra mundial (1970) è un documentario molto critico sui crimini commessi dagli Stati Uniti in Vietnam, mentre La sexta parte del mundo (1977) è un omaggio al sessantesimo anniversario della rivoluzione sovietica. Son o no Son (1980) è una fiction quasi documentaristica che critica la massificazione della cultura, soprattutto la sua banalizzazione che va sempre a discapito delle culture nazionali.
Interpreti: Enrique Arredondo, Centurión, Wilfredo Fernández, Daisy Granados, Eslinda Núñez, Carlos Ruiz de la Tejera, Sonia Calero, Leo Brouwer, Cuerpo de Baile del Cabaret Tropicana, Orquesta Chapotín, Miguelito Cuní. La musica e la danza cubana sono alla base del film, come si vede dai protagonisti. La inútil muerte de mi socio Manolo (1989) è basato sull’opera del drammaturgo cubano Eugenio Hernández, ma la sceneggiatura è del regista. Cheo va a trovare il socio Manolo che non vede da molti anni. Bevono insieme per festeggiare l’incontro, ricordano con allegria e nostalgia i vecchi tempi. Il rimpianto prende il sopravvento quando nel bel mezzo dei ricordi i due amici si vedono obbligati a raccontare la loro realtà e vengono fuori i problemi della vita quotidiana. Ottima la colonna sonora di Livio Delgado e Juan Blanco.
La fiction è quasi un dramma teatrale, ben interpretato da Mario Balmaseda, Pedro Rentería e Ikay Romay. El Plano (1993) racconta le vicissitudini di un professore che in una scuola di cinema impartisce lezioni a cinque alunni di nazionalità diverse. Il professore insegna la teoria con passione progressista ma è incapace di affrontare la realtà e questa contraddizione sarà ancora più evidente nella relazione con una ragazza.
La pellicola racconta una storia ma insegna anche l’arte cinematografica e presenta i lavori realizzati dagli alunni. La musica è di Pablo Menéndez. Gli interpreti sono Miguel Coyula, Carmen Daysi, María I. Díaz, Leonardo Guilarte, Nguyen Quan Minh, Mirta Ibarra, Adolfo Llauradó e Frank González. Reina y Rey (1994) è l’ultimo lavoro di fiction di Julio García Espinosa che si serve della storia di Reina – una donna anziana che vive in compagnia del cane Rey, suo unico conforto – per raccontare il conflitto tra ciò che siamo e quel che vorremmo essere.
La storia prende una piega drammatica quando ritornano da Miami gli antichi padroni della casa abitata dalla donna e dal cane. Enredando sombras – Cien años de cine en Ámerica Latina y el Caribe (1998) è l’ultimo lavoro di Espinosa, un documentario commemorativo in occasione dei cento anni del cinema latinoamericano. Il regista cita un verso del poeta cileno Pablo Neruda e racconta lo sviluppo cinematografico del continente latinoamericano. Il lavoro si compone di dodici episodi, ognuno diretto da un regista latinoamericano. Espinosa si occupa del capitolo 8: Un grito, 24 cuadros por segundo. Juan Carlos Tabío realizza il settimo: Memorias de una isla.
Julio García Espinosa svolge un grande lavoro teorico, conoscitivo e didattico all’interno del cinema cubano. In Italia conosciamo le sue tesi cinematografiche grazie al volume La doppia morale del cinema (Giunti, 2000), che raccoglie molti suoi saggi teorici. Il lavoro come soggettista e sceneggiatore di Espinosa è notevole, perché troviamo la sua firma in numerosi copioni di opere fondamentali del cinema cubano.