In Eros, romanzo del periodo fiorentino di Giovanni Verga, il protagonista Alberto Alberti viene definito Jacopo Ortis dallo stesso autore al capitolo XX del romanzo. Ho provato a capirne le motivazioni, attraverso un’analisi dei due testi.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, scritto da Ugo Foscolo, è considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana. In esso sono raccolte le lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, indirizza all’amico Lorenzo Alderani.
Nella prima parte del volume Jacopo, uno studente sensibile agli ideali democratici, dopo il trattato di Campoformio, scappa da Venezia per sfuggire alle rappresaglie austriache contro i patrioti e si rifugia sui Colli euganei. Qui conosce il signor T*** e le sue due figlie, la piccola Isabellina e Teresa, promessa sposa a Odoardo. Quest’ultima confessa al giovane Jacopo di essere obbligata dal padre ad un matrimonio di interesse. Nonostante la forte intesa tra i due giovani, il loro amore si mostra irrealizzabile, sia per la situazione incerta di Jacopo esule, sia per le pressioni familiari di Teresa. Jacopo, dopo un viaggio a Padova, torna da Teresa, deciso a portare avanti questo amore. Durante l’assenza di Odoardo finalmente bacia “la divina fanciulla”. Teresa confessa il suo turbamento al padre e Jacopo, al rientro di Odoardo, decide di partire di nuovo. Il giovane raggiunge Bologna, Firenze, Siena e Milano. Giunto a Ventimiglia, vagando per la montagna, comprende la potenza della natura e l’esistenza di una violenta legge naturale. Capisce che non ha senso fuggire e torna indietro e, attraverso il Piemonte e la Lombardia, giunge a Rimini, dove viene a conoscenza del fatto che Teresa ha sposato Odoardo. Pertanto, va a Venezia per salutare la madre e sui Colli euganei per rivedere Teresa; in seguito si uccide, dopo aver distrutto i suoi scritti e aver lasciato all’amico Lorenzo le sue volontà.
Per quanto riguarda l’analisi del romanzo verghiano, Eros, si capisce benissimo a cosa Verga si riferiva parlando del suo protagonista Alberto come di un “Jacopo Ortis”, ovvero alla sua solitudine e al senso di profondo smarrimento. Ma lo Jacopo Ortis di Foscolo ha, nella mente e nel cuore, una sola donna, mentre l’Alberto di Eros vive una vicenda amorosa piuttosto tormentata e complicata.
Alberto Alberti inizia una relazione con la cugina Adele, una ragazza timida e molto dolce, e conosce la bella e meravigliosa Velleda Manfredini. Alberto, che fin da piccolo era innamorato di Adele, non nota le attenzioni eccessive che gli dedica la contessina Velleda e, trovato il coraggio necessario, dichiara il suo amore ad Adele e i due si fidanzano. Ma subito dopo Alberto inizia ad essere influenzato dal carisma di Velleda e Adele, che lo avverte, si ammala e decide di chiudere il fidanzamento, rinunciando per sempre all’uomo che ama. Nel frattempo Alberto va a Firenze e rincontra Velleda che intanto si era fidanzata, la convince ad abbandonare il fidanzato e inizia con lei una storia d’amore.
A Firenze Alberto conosce anche la contessa Armandi, donna non giovanissima ma ricca di fascino, e con lei stabilisce un importante legame. Nello stesso momento il destino gli permette di fare la conoscenza di Selene, una ballerina della Scala, e tesse con lei una relazione, ma frequenta con assiduità l’abitazione della contessa Armandi e presto si coinvolgono in una travolgente passione. Dopo molti anni Alberto rivede di nuovo la cugina Adele e si sposano. Un giorno incontra Velleda, che ha sposato il principe Metelliani, e accetta di avere un appuntamento con lei. Adele però lo viene a sapere e tra i due sposi inizia un periodo di crisi che Alberto non riesce a sostenere e che lo porta a partire per alcuni mesi. Adele, durante l’assenza di Alberto, si ammala e viene confortata dall’amore di Gemmati, un amico di Alberto. Quando però Alberto ritorna a casa e Adele si accorge che è rimasto sconvolto dal sentimento di Gemmati per lei, manda via con decisione l’amico. Alberto non riesce a perdonarla e con dolore comunica la sua partenza per un lungo viaggio. Adele si ammala gravemente e si teme per la sua vita. L’uomo, avvisato del rischio che minaccia la moglie, ritorna subito a casa, ma ormai è troppo tardi perché Adele muore. Distrutto e resosi conto di non riuscire a superare il dramma della morte di Adele, e della vita dissipata che aveva condotto, prende la pistola e si uccide.
Jacopo non si presenta come un personaggio dissoluto, ma romantico nella sua passione amorosa e politica. Per questo motivo, si può concludere che il Verga ha trovato in Jacopo solo un simbolo letterario per rappresentare il suo personaggio, un emblema drammatico ma dall’idealismo positivo, mentre nell’Alberto di Eros troviamo un personaggio drammatico ma incerto nei valori in cui credere e che non riesce a prendere una posizione. In questo uso simbolico, per certi aspetti poco calzante e un po’ troppo lusinghiero per Alberto, si trovano gli estremi della ironia del Verga che così si pronuncia con un certo distacco e spirito polemico nei confronti del protagonista di Eros. D’altronde si sa Verga aveva un chiaro intento: mostrare la società di Firenze così come si presentava ai suoi occhi.
La vita mondana di Firenze si ritrova in tutti i romanzi fiorentini che impropriamente sono stati definiti sentimentali. Infatti in essi, oltre alla manifestazione dei sentimenti, troviamo la vera vita vissuta, con episodi ripresi dalle cronache cittadine. Questa attenzione alla realtà fa già immaginare che a questa stagione letteraria ne seguirà un’altra più matura e che svilupperà meglio le tematiche trattate nei romanzi fiorentini.