La notte di San Lorenzo, rivisto oggi, in un cinema all’aperto di qualità, incurante di botteghino e mode passeggere, organizzato con passione dal Cineclub Officine di Piombino, fa pensare che il tempo non sia passato. Come nel 1982, al cinema di prima visione, il film emoziona e coinvolge, lontano mille miglia dalla retorica di cui viene accusato da una critica superficiale di Paolo Mereghetti.
I fratelli Taviani sono una gloria del nostro cinema, toscani di San Miniato, ancora attivi a dispetto dell’anagrafe con il discreto Meraviglioso Boccaccio (2015) e l’ispirato Cesare deve morire (2012), scrivono con Padre padrone (1976) e La notte di San Lorenzo i film della loro vita. Forse più il secondo del primo, perché non basato su un soggetto letterario, ma pescato dai ricordi del passato, scritto con animo elegiaco da Tonino Guerra che si fa guidare dagli occhi di una bambina.
La notte di San Lorenzo è ispirato alla vera strage di San Miniato, episodio rimosso e ancora poco chiaro della Resistenza. Nono film dei Taviani, girato nelle campagne della loro San Miniato (mascherata come San Martino), ambientato nel 1944, mentre i tedeschi in ritirata uccidono per rappresaglia con la complicità dei fascisti e gli americani stanno per arrivare. Un dramma di guerra, di vita quotidiana ai tempi del nazifascismo, visto dalla parte di chi fugge, con la pietas tipica dei poeti anche per il persecutore, con una galleria di personaggi indimenticabile e alcune sequenze oniriche da grande cinema.
Si pensi al fascista che nel sogno della ragazzina viene trafitto dalle lance di soldati greci come un guerriero antico, ma anche alla battaglia tra fascisti e partigiani nel campo di grano e alla comunione in chiesa mentre i nazisti uccidono e fanno saltare in aria chi raccomanda l’anima a Dio. I Taviani fanno assurgere persone comuni al rango di eroi, senza rinunciare a descrivere le loro ansie e paure. La guida del gruppo è un indomito contadino (Antonutti) che nelle ultime sequenze conquista l’amore della sua vita (Lozano) e non vorrebbe tornare a casa anche se sono arrivati gli americani, perché non troverà nessuno ad attenderlo. Stupenda la colonna sonora di Nicola Piovani, una vera e propria sinfonia che sottolinea i momenti più drammatici, ottimo il suono in presa diretta, poetica la sceneggiatura, fotografia da manuale e montaggio privo di sbavature.
Il film non è un documentario, non ha pretese di precisione storica, ma è una grande opera drammatica legata alla guerra di Resistenza. A onor del vero dobbiamo sottolineare come l’esplosione del Duomo di San Miniato non sia riconducibile alla volontà tedesca di compiere una strage ma a una cannonata sparata per errore dall’esercito statunitense. Dramma di popolo narrato alla perfezione, dalla fuga per i campi cercando di evitare tedeschi e fascisti, agli eccidi tra italiani che sottolineano il clima da guerra civile, fino alla gioia per l’avvenuta liberazione. Dramma onirico, a tratti psichedelico, vissuto attraverso gli occhi estasiati di una bambina che per scacciare la paura recita una filastrocca popolare. Il clima del film è in bilico tra ricordi personali e dramma collettivo, narrazione partecipe, a tratti fantastica, ma non rinuncia a pennellate di realismo.
Evoluzione drammatica del documentario girato dai Taviani sulla strage di San Miniato (1954), dopo l’inchiesta condotta dal loro padre sugli eccidi di guerra. Girato a San Miniato – chiamato San Martino – e campagne circostanti, mentre il Duomo è la collegiata di Sant’Andrea di Empoli, per evitare un eccesso di immedesimazione nei superstiti, dissero i registi. I soli attori professionisti sono Antonutti, Lozano, Bigagli, Hendel, molti protagonisti improvvisati ed esordienti che hanno seguito una loro strada riscuotendo un certo successo. Un film da vedere e rivedere.
Regia: Paolo e Vittorio Taviani. Soggetto e Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani, Tonino Guerra, Giuliani G. De Negri. Produttore: Giuliani G. De Negri. Fotografia: Franco Di Giacomo. Montaggio: Roberto Perpignani. Musiche: Nicola Piovani. Scenografie: Gianni Sbarra. Costumi: Lina Nerli Taviani. Durata: 105’. Genere: Drammatico, Bellico. Interpreti: Omero Antonutti, Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Miriam Guidelli, Massimo Bonetti, Enrica Maria Modugno, Sabina Vannucchi, Giorgio Naddi, Renata Zamengo, Micol Guidelli, Massimo Sarchielli, Giovanni Guidelli, Mario Spallino, Paolo Hendel, Leila Amodeo, Beatrice Bardelli, Sauro Baschieri, Samanta Boi, Luca Canadri, Dario Cantarelli, Sergi Dagliana, Andrea De Bari, Marco Fastame, Giuseppe Furia, Graziella Galvani, Edoardo Gazzetti, Carlo Gensini, Vinicio Gioli, Andrea Giuntini, Evelina Gori, Antonella Guidelli, Mirio Guidelli, Titta Guidelli, Giuseppe Lo Parco, Laura Mannucchi, Gianni Mantelli, Norma Martelli, Guido Marziali, Luciana Mattioli, Rinaldo Mirannalti, Mauro Monni, Carla Montemagno, Lorenzo Montemagno, Vito Montemagno, Gianfranco Morandio, Walter Pardini, Donata Piacentini, Franco Piacentini, Roberta Pinzauti, Antonio Prester, Paolo Ricchi, Beatrice Righini, David Riondino, Gianfranco Salemi, Alessandra Toesca, Maria Toesca, Daniele Trambusti, Titti Travaglino, Giuseppe Valdisserra, Paolo Patriarca. Premi: Festival di Cannes 1982 (Premio Speciale della Giuria), David di Donatello 1983 (miglior film, regista, produttore, fotografia, montaggio), Nastro d’Argento 1983 (miglior regista, sceneggiatura), Globo d’Oro 1983 (miglior film).