I casi di autolesionismo delle ultime settimane (e l’aumento dei casi di cyberbullismo durante il periodo di lockdown dello scorso anno) hanno riaperto la discussione sui social media e sui possibili danni alla salute delle persone e in particolare dei minori.
Da alcuni studi emerge che, nei paesi sviluppati, nove adolescenti su dieci usano i social media. Eppure sono pochi gli approfondimenti e le prove del rapporto di causa ed effetto e di conseguenze sulla salute. Pochi i dati, soprattutto a lungo termine. Fino ad ora. L’autorevole rivista scientifica Lancet, ha recentemente pubblicato uno studio durato tre anni e basato su un campione di oltre 12.000 adolescenti di età tra i 13 e i 16 anni. Agli intervistati è stato chiesto quante volte al giorno si collegavano su siti di social media (come Instagram, Facebook, Whatsapp e Twitter). La maggior parte (51%) delle ragazze e il 43% dei ragazzi ha detto di usare i social media più di tre volte al giorno. Una percentuale che aumenta al crescere dell’età. I ricercatori hanno detto che ci sono prove di un forte legame tra l’uso dei social media e la salute mentale e il benessere. I ragazzi e le ragazze che accedono a social network più di tre volte al giorno mostrano, però, di avere una salute mentale più debole e un maggiore disagio psicologico. In particolare le ragazze appaiono meno felici e più ansiose. Secondo uno degli autori dello studio, Russell Viner, professore all’UCL Great Ormond Street Institute of Child Health: “I genitori si concentrano su quanto tempo al giorno dedicano i loro figli sui social media. In realtà, dovrebbero preoccuparsi di quanta attività fisica e sonno stanno ricevendo, perché i social media stanno riducendo i tempi per queste attività”.
L’analisi dei dati avrebbe dimostrato quindi che l’uso dei social media non danneggia direttamente gli adolescenti, ma che potrebbe avere conseguenze rilevanti dato che riduce sensibilmente il tempo trascorso in altre attività, più salutari (come dormire o praticare uno sport). Per questo, secondo i ricercatori, i genitori dovrebbero vietare i telefoni in camera da letto dopo le 22:00 e incoraggiare di più l’attività fisica. Secondo il Dr. Dasha Nicholls, docente di psichiatria infantile all’Imperial College di Londra: “Non è la quantità di social media di per sé, è quando sposta il contatto e le attività della vita reale. Si tratta di ottenere un equilibrio”.
Secondo Nicholls i genitori dovrebbero tenere d’occhio l’uso che i propri figli fanno dei social media e assicurarsi che non accedano a contenuti tossici, in particolare durante la notte. “Il cyberbullismo è un fenomeno grave: dobbiamo scoprirlo e affrontarlo”, ha detto. “Nel cyberbullismo, anche il proprio letto non è un posto sicuro. Se il telefono è al piano di sotto, non puoi essere vittima di bullismo nel tuo letto”.
“Sono necessari ulteriori studi per capire come possiamo prevenire gli impatti più negativi dei social media, in particolare sui bambini e sui giovani vulnerabili e gli impatti negativi della tecnologia digitale in generale”, ha dichiarato la dott.ssa Louise Theodosiou, del Royal College of Psychiatrists.
Questi pericoli sarebbero stati confermati anche da un altro studio, condotto dai ricercatori dell’Education Policy Institute e del Prince’s Trust, basato su 5.000 casi. Stando a quanto è emerso dai dati, la salute mentale degli adolescenti potrebbe subire gravi danni nel caso di uso massiccio dei social media. Il numero di giovani con probabile malattie mentali è salito a uno su sei rispetto al 2017 quando erano uno su nove. “Coloro che si sentono peggio possono rivolgersi ai social media per conforto o comunità”, ha detto la dott.ssa Amy Orben, ricercatrice dell’Emmanuel College dell’Università di Cambridge.
Ad essere particolarmente a rischio il benessere e l’autostima: tra le adolescenti di 14 anni, una su tre non era soddisfatta del proprio aspetto personale (una su sette alla fine della scuola primaria); anche l’autostima è a rischio. Ad aumentare (o ridurre, ma ami azzerare) i rischi l’età, il sesso maschile o femminile, il reddito familiare, l’esercizio fisico e altri.
“La transizione dall’infanzia all’adolescenza può essere turbolenta e i risultati di questo rapporto sottolineano perché affrontare e sostenere la salute mentale dei giovani diventerà solo più cruciale man mano che si svilupperà l’impatto della pandemia”, ha dichiarato Jonathan Townsend, di The Prince’s Trust.
I giovani sono tra i più soggetti più colpiti indirettamente dalla pandemia. Per questo, mai come in questo momento, è importante fornire loro un supporto e aiutarli per evitare danni alla loro salute mentale in questo momento critico della loro vita.