Nel 1976, Gutiérrez Alea affronta il tema del cattolicesimo e della schiavitù nel lungometraggio La última cena, che presenta l’anno successivo al Festival di Pesaro, prima di recarsi alla Prima Settimana del Cinema Cubano che si tiene a Madrid, Barcellona e Valencia.
Il regista pubblica a Calcutta la sceneggiatura della sua opera più importante: Memorie del sottosviluppo, tradotto in bengalese. Gutiérrez Alea non si ferma, anche se i tempi sono cambiati con il discorso di Fidel Castro dopo il caso del poeta Heberto Padilla, stigmatizzato e confinato per le liriche di Fuera del juego.
Gli intellettuali devono fare attenzione, perché non sono più consentite critiche all’operato del governo: “All’interno della Rivoluzione tutto è concesso. Fuori dalla Rivoluzione, niente!”, afferma Fidel. Gutiérrez Alea gira un buon lungometraggio come Los sobrevivientes (1978), tratto da un racconto di José Benítez Rojo, ma non abbandona il documentario con El camino de la mirra y del incienso, che racconta la rivoluzione yemenita.
Il suo nome comincia a essere noto in tutto il mondo, si organizzano retrospettive per celebrare la sua opera a Città del Messico, New York e persino al Festival Internazionale di San Francisco. La sua presenza è molto richiesta, per conferenze sul cinema, per festival e retrospettive di cinema cubano che si tengono a Berlino, Cannes, Toronto, Ottawa, India e Australia.
Pubblica un libro di saggi cinematografici intitolato Dialettica dello spettatore, prima in Italia con la veneziana Marsilio e subito dopo con l’UNEAC a Cuba (Premio della critica, 1983). Nel 1981 riceve il Premio della Cultura Nazionale assegnato dal Ministero della Cultura di Cuba, ma sono moltissimi i riconoscimenti prestigiosi della sua carriera.
Nel 1983 conclude le riprese di una nuova fiction: Hasta cierto punto, partecipa a un ciclo di conferenze sul Cinema del Terzo Mondo organizzate dal Hunter College de Nueva York, presenta un ciclo di cinema cubano a Managua (Nicaragua) e San Juan (Puerto Rico).
La pellicola Hasta cierto punto viene iscritta alXXIX Festival del Cinema di Berlino e al Festival del Cinema di San Francisco, ma la sua opera è studiata pure in India, nelle università di Nuova Delhi e Trivandrum. Nel 1985 a Rio de Janeiro esce il libro Tomás Gutiérrez Alea: Los filmes que no filmé, di Silvia Oroz, coronamento critico per un’opera ben definita.
Gutiérrez Alea comincia ad avere qualche problema con il governo cubano, perché si vede negare il visto di uscita per recarsi ad assistere all’incontro internazionale di registi e critici cinematografici organizzato dall’Università di Duke, nella Carolina del Nord (Stati Uniti).
Nel 1987 il regime rimedia concedendo l’onorificenza del Machete del Generale Máximo Gómez, assegnata dal Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie. All’Avana viene pubblicato un importante studio sul suo cinema a cura di Ambrosio Fornet, intitolato Alea: una retrospectiva crítica.
Nel 1988 Alea è ancora attivo come regista di fiction, perché gira Cartas del parque, su soggetto e sceneggiatura di Gabriel García Marquez. Nello stesso anno è nominato Professore Titolare Aggiunto presso l’Istituto Superiore di Arte di Cuba, ma questo non serve a evitare che gli venga negato ancora una volta il permesso di uscita dal paese.
Il governo non vuole che vada a fare il giurato negli Stati Uniti per il Primo Festival del Cinema di San Juan di Porto Rico e neppure al Festival di Denver, in Colorado. In compenso il regista si vede assegnare l’Ordine Félix Varela di Primo Grado, massima onorificenza culturale che concede il Consiglio di Stato.
A Cuba è sempre più famoso, si tengono retrospettive sulla sua opera, ma soprattutto finalmente gli viene concessa l’opportunità di recarsi negli Stati Uniti per assistere al United States Film Festival, dove gareggia con la pellicola Cartas del parque.
In questo periodo lo troviamo in Gran Bretagna e in Germania impegnato a presentare retrospettive personali e sul cinema cubano. Nel 1991, Gutiérrez Alea dirige in Messico il cortometraggio Contigo en la distancia, ispirato all’opera omonima di Gabriel García Marquez.
Gutiérrez Alea è sempre più una gloria culturale cubana da esportare all’estero, persino negli Stati Uniti, dove nel 1993 pronuncia il discorso inaugurale alla Conferenza sul Terzo Mondo: “Un altro cinema, un altro mondo, un’altra società”.
La sua opera cinematografica non è finita, perché incontra un valido allievo che inizia come collaboratore e in seguito diventerà il suo successore. Si tratta dell’ottimo Juan Carlos Tabío, che lo assiste nella lavorazione del notevole Fresa y chocolate (1994), dissacrante apologo della Cuba machista e prima apertura consentita verso il mondo dei gay.
Orso d’argento e premio speciale a Berlino, appassionata storia dell’educazione sentimentale e culturale di un giovane militante comunista, affascinato dalla personalità di un ex professore gay che sarà costretto all’espatrio dalla strisciante omofobia del regime castrista. Fragola e cioccolato viene presentato al Festival del Cinema Latinoamericano dell’Avana e al Festival Internazionale di Berlino, viene tradotto e distribuito in molti paesi, persino in Italia. Possiamo dire che questo film segna la rinascita del cinema cubano dopo molti anni di oscurantismo.
La Filmoteca Canaria pubblica il volume Tomás Gutiérrez Alea: poesía y revolución, ma sono molte le retrospettive e i saggi che analizzano la sua opera. L’ultima pellicola di Tomas Gutiérrez Alea è ancora una volta scritta e diretta con la collaborazione di Juan Carlos Tabío. Stiamo parlando del notevole Guantanamera (1995) che il regista riesce a vedere a Madrid nella sua prima internazionale. La pellicola è presentata anche alla Mostra Internazionale di Venezia e gode di una buona edizione doppiata in italiano.
Il protagonista del film è ancora una volta un burocrate che, troppo impegnato a razionalizzare le pompe funebri, viene coinvolto nelle più assurde peripezie. Gutiérrez Alea riesce ad assistere a Hollywood alla consegna dei premi dell’Accademia delle Arti e delle Scienze Cinematografiche, dove il suo Fragola e cioccolato viene nominato miglior film straniero.
È già molto malato quando il Lincoln Center di New York organizza una mostra – omaggio alla sua opera e al suo stile personale che, seguendo il desiderio del regista, viene inaugurata dallo scrittore cubano Reynaldo González, direttore della Cineteca di Cuba. Tomas Gutiérrez Alea muore all’Avana il 16 aprile del 1996.