Il 12 febbraio 1966 muore a Milano Elio Vittorini: uno degli scrittori più rappresentativi assieme a Cesare Pavese (1908-1950) del neorealismo italiano.
Nasce a Siracusa, il 23 luglio 1908. a Siracusa La famiglia Vittorini segue gli spostamenti del padre, prima ferroviere e poi capostazione. L’infante Elio trascorre l’infanzia «in piccole stazioni con reti metalliche alle finestre e il deserto intorno»: il fascino del treno e del viaggio è un topos in tutta la sua opera. Fin da piccolo è attratto dalla lettura ed è mosso dal desiderio di conoscere.
Dopo il matrimonio «riparatore» con Rosa Maria Quasimodo (sorella di Salvatore Quasimodo, premio Nobel nel 1959, pure lui figlio di ferroviere) si trasferisce in Venezia Giulia. Nell’agosto del 1928 nasce il loro primo figlio, chiamato, in omaggio all’amico Curzio Malaparte, Giusto Curzio.
Fine anni Venti ed inizio Trenta pubblica articoli di politica, di critica letteraria e i primi testi narrativi, fino al volume di racconti «Piccola borghesia» (1931). Elio Vittorini con famiglia al seguito si trasferiscono nel 1930 a Firenze. Nella «città del Giglio» lavora come correttore di bozze al quotidiano «La Nazione»; un impegno lavorativo che lascia nel 1934 per dedicarsi alla collaborazione con riviste e ad attività editoriali. Lavora come traduttore, soprattutto dall’inglese (appreso da autodidatta).
A Firenze stringe rapporti con gli intellettuali presenti in città e diventa redattore della rivista «Solaria» (1926-1936) – una rivista fondamentalmente estranea al regime, moderna ma soprattutto concentrata sulla ricerca di una letteratura europea -; sulle pagine «Solaria» inizia la pubblicazione del romanzo Il garofano rosso. Un romanzo, questo, tra i più riusciti della nostra letteratura; un romanzo che racconta con realismo e poesia le nobili e confuse aspirazioni di un’intera generazione di giovani.
Grazie al lavoro portato avanti per «Solaria» Vittorini «scopre» la letteratura americana. Elio Vittorini è stato un instancabile lavatore editoriale, un vivace, inquieto «organizzatore di cultura» (Ferroni). Tra gli anni 1938 e 1939 appare sulla rivista «Letteratura» Conversazione in Sicilia, il suo libro più significativo, pubblicato in volume nel 1941 con il titolo di Nome e lagrime.
Nel 1939 si trasferisce a Milano dove lavora per la casa editrice Bompiani e per altri editori e prepara ed allestisce l’«antologia Americana» (1941) bloccata dalla censura fascista.
Durante il secondo conflitto mondiale, svolge un’attività clandestina per il partito comunista: nell’estate del 1943 è incarcerato a San Vittore; liberato, si occupa dell’organizzazione e diffusione della stampa clandestina e prende parte ad alcune azioni della Resistenza. Dopo la Liberazione (25 aprile 1945) Vittorini lavora intensamente e febbrilmente alle diverse attività editoriale per la casa editrice Einaudi.
Nel giugno del 1945, a tre mesi dalla Liberazione, viene pubblicato il romanzo «Uomini e no», il primo ispirato alla Resistenza italiana. Un romanzo che decreta il successo editoriale di Vittorini.
Nel panorama letterario del Novecento italiano la parola, la prosa di Vittorini ha un alto tono lirico ed è tessuta da parole assolute, esemplari sempre tese alla ricerca del valore essenziale dell’esistenza umana.