Non è raro, in occasione di eventi importanti o di personalità di spicco, che vengano coniate delle monete per ricordare l’evento. A farlo è anche la Zecca dello Stato, l’ente incaricato di coniare le monete correnti in Euro e centesimi di Euro (ma non le banconote). Le ultime coniate sono la moneta di due Euro in occasione della ricorrenza dei 150 anni di Roma Capitale d’Italia, quella per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e quella per i 450 anni dalla nascita di Caravaggio. O in ricordo di Grazia Deledda. Ne è stata coniata anche una, dedicata ad Antonio Meucci, per celebrare i 150 anni dall’invenzione del telefono. “Attraverso l’arte dell’incisione, che si avvale di innovative tecnologie di conio, si è voluto rendere omaggio – spiega la Zecca dello Stato – alle icone dell’industria italiana, divenute nel tempo vero e proprio patrimonio culturale, spesso celebrate anche nella fotografia, nel cinema e nella musica”.
Recentemente, però, tra queste monete ne è stata coniata una per celebrare un evento che di storico o di italiano ha poco o nulla: la Nutella.
Che cosa c’entra Nutella con Meucci, la Deledda, Dante Alighieri e Caravaggio? I responsabili del progetto hanno cercato di giustificarsi parlando del suo ideatore e del fatto che questo prodotto sarebbe uno dei fiori all’occhiello del nostro spirito imprenditoriale. É vero che Paolo Ferrero fu un esempio di imprenditorialità ammirevole. nata nel 1946 e diventata famosa per i gianduiotti, nel 1951 l’azienda lanciò sul mercato un nuovo prodotto a base di crema di nocciole: Supercrema. Nel 1964 questo prodotto cambiò nome e divenne Nutella. Un inglesismo (nut in inglese significa nocciola, il prodotto di base della Nutella) che ha poco di italiano.
Ma da allora la situazione è completamente cambiata. Nel 2019, secondo una ricerca del Reputation Institute (società leader mondiale nella misurazione e gestione della reputazione aziendale), Ferrero occupava il 19esimo posto (primo marchio italiano) al mondo tra i marchi più affidabili e con migliore reputazione. Peccato che di italiano nella Ferrero (e nella Nutella) ormai c’è ben poco: da decenni (dal 1973), Ferrero International SA ha trasferito sede legale e amministrativo in Lussemburgo, dove un paio d’anni fa è stata inaugurata anche la nuova sede centrale e quartier generale mondiale. Ferrero International SA è proprietà di un’altra società a sua volta controllata al 49% da un’altra. Un gioco di scatole cinesi noto che poco ha a che vedere con l’Italia (e molto con paesi che vivono del fatto di essere paradisi fiscali – con tutto ciò che questo comporta). Pare che anche la “cassaforte” di famiglia, la Fedesa, abbia sede in un paradiso fiscale: Montecarlo.
Quanto al prodotto di punta, la Nutella, per la quale si celebra addirittura una giornata mondiale (!), non è più o non è solo un prodotto italiano: le centinaia di tonnellate di crema spalmabile (c’è chi dice che, se messi in fila, i vasetti di Nutella prodotti in 12 mesi farebbero una volta e mezza il giro della terra ) sono prodotte in 11 stabilimenti. Di questi, solo due si trovano in Italia (Alba e Balvano), gli altri sono sparsi sul pianeta. Anche sulle materie prime utilizzate proverrebbero in buona parte dall’estero. Le nocciole utilizzate dalla Ferrero, soprattutto per realizzare Nutella, provengono dalla Turchia che, da sola, produce più della metà delle nocciole mondiali. Sarebbe assurdo pensare che non usa nocciole turche un’azienda che, come disse nel 2016 il presidente di Ferrero, Francesco Paolo Fulci, è “un gruppo alimentare con 22 fabbriche nel mondo, dal Canada alla Cina, che da solo acquista un terzo, il 32 per cento, della produzione mondiale di nocciole”. A confermarlo, come ha riportato il Sole 24 Ore, il fatto che nel 2004, Ferrero ha comprato Oltan “storica azienda produttrice di nocciole in Turchia”, “per rafforzare la filiera e avere il controllo diretto su qualità e selezione”. Qualche tempo fa, il Consorzio di valorizzazione e tutela della nocciola di Calabria di Torre di Ruggiero dichiarò di essere contrario alla Nutella: “La nostra produzione di nocciole è incompatibile con una logica globalizzata” disse il presidente del Consorzio, Giuseppe Rotiroti. Difficile dargli torto.
Che senso ha per la Zecca dello Stato coniare una moneta per celebrare un prodotto realizzato per la maggior parte all’estero con materie prime prodotte all’estero e venduto da un’azienda che ha sede legale e buona parte degli stabilimenti all’estero? Sembrerebbe quasi una manovra di marketing: le monete con la Nutella stampata sopra hanno un valore nominale di 5 Euro (ma alla Zecca sanno che non esistono monete da 5 Euro correnti?), ma sono vendute ad un prezzo di 45 Euro ciascuna. Come se non bastasse, la caccia sul mercato dei collezionisti ha già fatto lievitare il prezzo fino a mille Euro per una moneta.
E pensare che queste monete non sono nemmeno spalmabili sul pane….