Il 14 maggio è l’Overshoot Day italiano

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Il 14 maggio è l’Overshoot Day italiano: il giorno in cui si esaurirebbero le risorse, se tutti gli abitanti della Terra si comportassero come il nostro paese. Ma non tutti sono altrettanto “spreconi” e quindi la data in cui si celebrerà l’Overshoot Day mondiale dovrebbe cadere (fortunatamente?) tra qualche mese, il 29 luglio.

Cosa è l’Overshoot Day?  È semplicemente un modo per calcolare la sostenibilità di una nazione, di un gruppo di paesi o…. del mondo intero.

Il concetto di “sviluppo sostenibile” per un paese risale al 1987: fu allora che, dopo un lavoro durato ben tre anni, la Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo WCED, guidata da Gro Harlem Brundtland, ministro norvegese, pubblicò il Rapporto Brundtland anche noto come  Our Common Future. La definizione data fu: “Uno sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Proprio prendendo spunto da questa definizione alcune associazioni hanno deciso di valutare la sostenibilità dei comportamenti dei paesi e dell’intero sistema “uomo”.

Il risultato è che per l’intero pianeta questo giorno cade sempre prima (quest’anno è previsto per il 29 luglio). La cosa più sorprendente è che, anno dopo anno, cade sempre prima. Ciò significa che stiamo sfruttando le risorse naturali in modo sempre più irrazionale, che stiamo consumando le risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione come se ne avessimo a disposizione non uno, ma ben due (o quasi: 1,7 circa). E soprattutto che tutti gli sforzi fatti finora non sono serviti praticamente a nulla. Per migliorare servono interventi ben più radicali.

Altro aspetto interessante è che esiste una radicale differenza tra quanto vengono sfruttate le risorse naturali dai paesi “sviluppati” e quanto invece fanno i paesi considerati meno sviluppati se non addirittura sottosviluppati e poveri. Quella dei paesi sviluppati è una ricchezza che costa al pianeta l’esaurimento delle risorse naturali prima che la Terra riesca a rigenerarle. Ai primissimi posti ci sono alcuni paesi arabi (grazie alle risorse petrolifere di cui dispongono pensano di poter fare tutto ciò che vogliono all’ambiente) e soprattutto molti paesi sviluppati: gli Stati Uniti d’America hanno già raggiunto il loro  “punto di non ritorno”  il 14 marzo, da allora in poi stanno vivendo sfruttando le risorse di altri paesi o causando danni irreversibili alle risorse incuranti delle generazioni future. Eppure stranamente nessun candidato alla Casa Bianca ne ha parlato (tranne forse Bernie Sanders che, però, si è chiamato fuori dai giochi). Subito dopo gli USA, altri paesi “sviluppati”: Canada, Australia, Lussemburgo e perfino alcuni paesi “verdi” per antonomasia come la Danimarca, la Finlandia e la Svezia (che non sono riusciti ad andare oltre i primi giorni di Aprile).

Per contro tra i paesi più virtuosi troviamo l’Indonesia, un paese sorprendentemente quasi sostenibile: raggiunge il suo Overshoot Day il 18 dicembre. E poi l’Ecuador (14 dicembre), l’Iraq (7 dicembre) e il Nicaragua (5 dicembre). Tutti paesi di cui i media parlano solo quando c’è da riportare notizie negative. Ma mai per lodare la loro sostenibilità, il fatto che riescono a vivere con un impatto sul pianeta di gran lunga inferiore a quello della maggior parte dei paesi “sviluppati”.

In un mondo dove lo spreco e il consumismo dominano anche i governi, parlare di impronta ecologica, di impronta idrica o di qualsiasi altri strumento che possa mettere in evidenza il “bilancio ecologico” di una nazione, rappresentarne “i costi” sull’ambiente è scomodo. Forse è anche per questo motivo che pochi si prendono la briga di analizzare e agire sulle “aree biologicamente produttive necessarie a produrre cibo, fibre e legname che la popolazione di quel paese consuma, ad assorbire i materiali di scarto (come le emissioni di CO2) prodotti per generare l’energia che un Paese utilizza e a sostentare le infrastrutture che il paese realizza”.  E di valutare come queste risorse vengono utilizzate. E di Overshoot Day non parla nessuno. Neanche in Italia.

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