Fin dove arrivano, effettivamente, gli occhi? Difficile a dirsi; forse è più facile capire dove arrivino gli occhi ora, in un preciso momento. Per capire fin dove si estenda lo sguardo di Rkomi oggi, a quanto pare, dovremo aspettare ancora un po’ e, nel frattempo, Dove Gli Occhi Non Arrivano ha compiuto un anno. Noi de Il Salto Della Quaglia abbiamo deciso di ridargli un’occhiata (per l’appunto).
Rkomi irrompe nella scena hip hop italiana nell’ormai storico 2016, quasi sottovoce, meno esposto e meno rumoroso rispetto ai colleghi-amici Izi e Tedua ma comunque a testa bassa, con uno stile intelli-gangsta intrigante e raffinato. In questo modo riesce a fare breccia nel cuore degli appassionati del genere, mettendo in mostra un’abilità lirica e una sensibilità acerbe, sì, ma comunque interessanti e fuori dal comune, in grado di colpire anche colleghi navigati come Marracash e Noyz Narcos.
Dove Gli Occhi Non Arrivano, invece, ha tutta l’aria di essere il disco della maturità per il rapper milanese. Gli spigoli di Mirko Martorana, infatti, vengono smussati dall’attenta direzione artistica di Charlie Charles, il quale, in collaborazione coi musicisti e coi tecnici che hanno lavorato all’album, riesce a valorizzare gli aspetti più soft del cantante, come la propensione melodica e il timbro vocale, sacrificando momentaneamente (?) l’impronta street con cui il pubblico aveva imparato ad apprezzarlo.
Lungo le tredici tracce che compongono l’opera assistiamo, in ogni caso, a un’interessante commistione di stili, efficace e riuscita, che avvolge in una salsa pop godibile le influenze della musica elettronica (Mikado, Per Un No), del funk (Cose Che Capitano), della trap, ovviamente (Mon Cheri), e della musica italiana (Blu, Canzone). Il parterre delle collaborazioni, seppur un po’ scontato, risulta in linea con l’intenzione musicale indicata nella tracklist, annoverando i nomi caldi dei vari Ghali, Sfera Ebbasta e Carl Brave, e quelli di due pezzi da novanta del mercato musicale italiano come Jovanotti ed Elisa. Il merito principale di una scelta così colorata sta nel rendere meno contorto e provante l’ascolto di un liricista la cui linea di scrittura risulta già molto complessa, sia per quanto riguarda i contenuti (seppur in questo disco vengano un po’ limitati a un romanticismo fin troppo adolescenziale, vista l’età dell’autore) che per quel che concerne una struttura metrica basata prevalentemente su un gioco di assonanze fra le sillabe, rendendo il tutto più digeribile e commerciale, in senso positivo. Che poi, esiste un senso negativo? Non l’ho mai capito.
Cosa possiamo aspettarci in futuro da Rkomi? Bella domanda. Sicuramente tanta passione e parecchi colpi di scena, in conformità con l’animo ribelle e variopinto del rapper lombardo, il quale non dà assolutamente l’idea di sentirsi appagato dal punto di vista della sperimentazione e che capiamo avere ancora molto da dire e da dare.
Un talento naturale di cuore, grinta e tecnica: se il rap fosse calcio, Rkomi sarebbe Nicolò Barella.
P.S. Mirko, se dovessi mai leggere questa recensione, sappi che ti ho paragonato a un giocatore dell’Inter per una giusta causa, non te la prendere.
TRACKLIST:
01. Dove Gli Occhi Non Arrivano
02. Blu (ft. Elisa)
03. La U
04. Boogie Nights (ft. Ghali)
05. Visti Dall’Alto (ft. Dardust)
06. Impressione (ft. Carl Brave)
07. Alice
08. Canzone (ft. Jovanotti)
09. Per Un No
10. Gioco
11. Mon Cheri (ft. Sfera Ebbasta)
12. Cose Che Capitano
13. Mikado
Rkomi – Dove Gli Occhi Non Arrivano. 22 marzo 2019, Universal Music / Thaurus.