Earth Hour, un’ora al buio per la crisi climatica

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Dal 2007, il 27 Marzo, in tutto il mondo, si celebra l’Ora della Terra, l’Earth Hour. Una ricorrenza, mai come quest’anno, importante. Ieri, però, i media, distratti dal bombardamento di notizie riguardanti la pandemia e i pochi eventi di cronaca (per lo più nera), non ne ha parlato.

Eppure l’argomento di quest’anno era importantissimo: “Speak Up For Nature”, Parla per la Natura. Una natura martoriata e devastata sempre di più ogni giorno che passa, ma della quale nessuno sembra volersi prendere cura. Quelli che lo fanno, di solito lanciano proclami e fanno belle promesse. Dimenticando poi di mantenerle. Sempre più lontani gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile. Anche il New Green Deal, lanciato dalla presidente della Commissione europea, sembra più una scusa per spostare gli obiettivi di Parigi (quelli sottoscritti dai governi di tutto il mondo nel 2016 in occasione della COP21 di Parigi, appunto) avanti di un ventennio che per fare qualcosa di concreto.

Anche le parole del Segretario  Generale delle NU in occasione dell’Earth Hour day sono apparse retoriche e prive della consueta verve: “fare tutti la nostra parte per salvaguardare il pianeta”, “fare pace con la natura”, perdita di biodiversità e l’inquinamento che “minacciano vite, posti di lavoro e salute” sono frasi che sono state sentite troppe volte per raggiungere il cuore (e il cervello) di chi le ascolta (sempre meno). L’invito di Guterres a fare del 2021 “un anno per cambiare rotta”per “rivalutare e resettare il nostro rapporto con la natura” è apparso banale e quasi una rinuncia a combattere. Nemmeno la piccola Greta è comparsa nelle televisioni di tutto il mondo (cosa stranissima: non più tardi di un anno fa, i media avrebbero fatto carte false per avere una sua dichiarazione).

Poche anche le iniziative concrete realizzate per ricordare l’importanza della Terra. Meno del previsto. Al di là dell’abitudine di concludere la giornata con un’ora di buio (alzi la mano chi ha spento tutte le luci per celebrare questa ricorrenza e sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi sull’emergenza climatica e sulla necessità di tutelare la natura), sono state poche le azioni degne di nota.

Eppure di argomenti da approfondire ce ne sarebbero tanti. Anzi, tantissimi. Al di là delle tante promesse “verdi”, anzi “green”, al di là degli spot pubblicitari di chi si presenta come paladino dell’ambiente e, poi, utilizza tonnellate di petrolio e gas ogni giorno, della Terra non sembra importare niente a nessuno. Le foreste vengono abbattute per fare spazio a coltivazioni intensive che depauperano le risorse naturali. Le acque vengono inquinate e non trattate correttamente (salvo, poi, dover pagare sanzioni milionarie all’UE per la violazione delle norme). Le trivelle continuano a produrre danni immani. E la globalizzazione dei mercati causa danni spaventosi (si pensi a ciò che sta avvenendo nel Canale di Suez). Fenomeni come il landgrabbing e il watergrabbing o la “compensazione” delle emissioni erano e sono diffusi in tutto il mondo.

E i maggiori responsabili di tutto questo, spesso, sono proprio i paesi “sviluppati”. Quelli che meglio di tutti gli altri dovrebbero conoscere le conseguenze di uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Quelli che per primi sono responsabili dei danni all’ambiente. Quelli che, ogni anno, per primi riempiono quintali di carta prelevata da alberi al capo opposto del pianeta per sottoscrivere promesse quasi mai rispettate. Gli stessi che, nel 2021, non hanno dedicato all’ambiente e alla Terra nemmeno quel pezzetto di tempo. Un’ora, sessanta minuti, che quasi nessuno ha ritenuto importante inserire nella propria agenda. Nessun politico. Nessun personaggio pubblico. Nemmeno i tanti influencers che ormai popolano il web. Nessuno ha parlato dell’impatto sull’ambiente che avranno le misure restrittive sull’ambiente nel medio e lungo periodo. Nessuno ha parlato delle conseguenze della pandemia sotto questo aspetto.

Il WWF ha detto che l cosiddetto effetto-clima rischia di essere un amplificatore della “Sesta estinzione di massa” sulle specie animali e vegetali. Un dato confermato dalla IUNC (International Union for Conservation of Nature) che ha ricordato che quasi la metà (il 47%) delle specie di mammiferi monitorate e quasi un quarto delle specie di uccelli (24.4%) subiscono l’impatto negativo dovuto ai cambiamenti climatici. In totale, circa 700 specie. E a causare questi cambiamenti è quasi sempre l’uomo.

Il fatto che nessuno abbia trovato il tempo di staccare la spina e spegnere le luci per un’ora non deve sorprendere. In realtà, dell’ambiente non interessa a nessuno. Nel 2016, mentre tutti si accanivano sugli effetti delle maggiori emissioni di CO2 dicemmo che sarebbe stato più utile parlare del pericolo legato alla cattiva gestione delle acque (Guerra all’Acqua, Ed. Rosemberg & Sellier). A distanza di cinque anni, in barba alle promesse fatte dai governi a Parigi, le emissioni di CO2 continuano ad aumentare. E nessuno sembra essere in grado di fare qualcosa di concreto. Anche la COP di Glasgow, l’incontro nel quale i capi di stato dei paesi del mondo si sarebbero dovuti incontrare per discutere di “ambiente” e in teoria prevista per il 2020, è ancora incerta. Al contrario, nessuno ha mai pensato di rinunciare spettacoli costosissimi e discutibili sotto il profilo qualitativo, a incontri politici anche in presenza transcontinentali (alcuni dei quali criticati, come la gita in Arabia Saudita di un senatore italiano…). O di dire no agli incontri sportivi: automobilismo, motociclismo, ciclismo, tennis, per non parlare del calcio…tutti spettacoli ai quali le televisioni di tutto il mondo dedicano spazi enormi. Le stesse televisioni che non hanno ritenuto opportuno parlare della Terra, il pianeta sul quale viviamo e che purtroppo, per colpa di un eccessivo sfruttamento, non sta certo bene.

Di questo argomento nessuno, ieri, in occasione dell’Earth Hour day, nessuno ha voluto parlare. A nessuno è venuto in mente di “Speak Up For Nature”…

Foto: realtasannita.it

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