Un amico è morto. Mirko torna, per il funerale, nel paese che l’ha visto crescere nella Bassa milanese. Tra infanzia e adolescenza, si srotola il filo dei ricordi che lo lega alla Band del Nord, slabbrata armata di ragazzini che hanno dichiarato guerra all’universo intero e soprattutto alla periferia sud. Questi mondi si urtano, lasciandosi addosso lividi che verranno sanati forse solo durante la messa funebre. Un romanzo di formazione, crudo, diretto, toccante, che rimanda a Golding, Molnár, Salinger, Pasolini. «La regola aurea è nota: vieni da giù?
Stai nella zona nuova, destinato a delinquere. Sei nella parte vecchia? Allora da figlio del Nord opti solo per qualche droga al parchetto, nulla che non passi dopo l’adolescenza. Mescolarsi comunque non è previsto, perché moglie e buoi sono una questione di vicinato, non più solo di paese».
Una storia per chi ha attraversato la fanciullezza in sella a una bici. Per chi ricorda limpida la sensazione del primo lunedì delle vacanze estive. Per chi ha vissuto l’inverno dentro e fuori. Per chi, bersaglio di pregiudizi, si è fatto scudo con la vera amicizia. Per chi è convinto che leggere e amare siano la stessa cosa.
Siamo nella periferia sud di Milano. La Band del Nord e la gang dei Verdi abitano la parte vecchia del paese. In quella nuova, l’Incis, sono confinati gli stranieri meridionali, barbari da tenere a bada in terra leghista. “Qui l’autunno è una coperta infeltrita e umida: se la strizzi gronda tutta la pianura padana”. La Valle delle Volpi, lambita dal letto del Lambro, è territorio di Manuel e dei suoi, ragazzini insofferenti, che scorrazzano in bici fino a sera e sono malvisti da tutti. In primis dal parroco, don Matteo, che predica l’armonia di un solo «popolo in cammino» ma che nell’armadio della sacrestia stipa i suoi scheletri.
“«E allora!» starnazza. «Neanche nel dì di festa siete capaci, eh?». Capaci. Capaci di cosa. Di integrarci? Di disintegrarci? Che vuole esattamente don Matteo? Che vogliono tutti questi adulti che ci urlano dietro, mentre pedaliamo via, fuggendo ancora una volta lontano. «Capaci di cosa!» grido forte, col vapore buttato fuori, rabbia condensata in goccioline di umidità. E gli altri dietro che ululano, e le finestre che scorrono velocissime, e occhi che ci registrano fotogramma dopo fotogramma”.
Nel grigiore di una periferia alienante e senza via di uscita, sciama la vita di un nugolo di adolescenti ostaggio della mentalità gretta dei padri. Dopo l’estate in cui tutto accade, si rivedono ormai uomini. Cambiati nell’aspetto, piegati dagli eventi, ancora e per sempre amici.
L’autore
Vincenzo Trama nasce a Milano nel 1981. Appassionato di controculture, ha pubblicato il saggio Black metal: il sangue nero di Satana (2013) e il romanzo Se fossi postumo sarei (Ba)ricco (2017), Edizioni Il Foglio Letterario, che è anche un magazine online di cui è direttore dal 2018. Nel 2019 è uscito Rebel, rebel: cronistoria narrativa di 50 album (quasi) ribelli degli anni ’90 (Arcana)