Francesco Lagi sceneggia per il cinema una sua pièce teatrale, ambientandola in una residenza disposta su tre piani, affacciata sul lago di Como. Il regista narra la storia di due fratelli e una sorella che poco prima di Natale si ritrovano nella casa della loro infanzia, in attesa della morta della madre, che deve comunicare una cosa importante. Il primo fratello (Colella) ha sempre vissuto con la mamma, non ha mai combinato niente di buono, sopravvive con la pensione e tenta di mettere in piedi assurde imprese. Il secondo (Maddalena), bello quanto superficiale, appassionato di calcio e innamorato della madre, ha fatto i soldi, viaggia per il mondo e passa da una donna all’altra. La sorella (Bellato) convive con problemi psichiatrici, ha lasciato il marito per una donna, vive con la figlia, è rimasta bambina, preda di turbe ansiogene. Il gruppo di famiglia in un interno è completato da una presenza esterna (D’Amico), che sembrerebbe la fidanzata del fratello ricco ma è solo una conoscenza occasionale. La casa di famiglia è un altro personaggio importante, con tutti i segreti che custodisce, i ricordi del passato, una soffitta con i quaderni scolastici e tutti i vecchi giocattoli. Proprio perché gli ingredienti erano tutti giusti, trovo Quasi Natale un’occasione perduta per fare un film importante, per raccontare una storia sceneggiata a dovere, basata su solidi personaggi.
Il regista dimostra di saperci fare più come teatrante che come cineasta, la macchina da presa si muove malferma per le scale della casa, non è mai stabile (volutamente?), i movimenti di macchina sono incerti e non sempre adeguati. La sceneggiatura è irrisolta, lascia a metà un sacco di questioni, si muove a tentoni in un racconto che modifica carattere e intenzioni dei protagonisti senza badare al nesso logico. Il film è teatrale, un po’ di cinema s’intravede nel finale, con alcuni esterni girati sul lago di Como, poco essenziali nell’economia del racconto. Fotografia cupa e ininfluente; commento musicale anonimo; montaggio compassato; scenografia degli interni curata. Interpreti molto bravi, con una nota di merito per Anna Bellato – sopra le righe come sorella sofferente di turbe psichiche, ma il ruolo imponeva simile recitazione – e per Francesco Colella, ben calato nel ruolo meglio definito, il fratello che ha vissuto sempre accanto alla madre. Bene anche Silvia D’Amico, ma il suo personaggio non è scritto benissimo, è una sorta di deus ex machina teatrale che risolve tutte le situazioni, trova oggetti del passato, racconta storie di sciamani indiani e organizza riti per evocare gli spiriti.
Tra le tante incongruenze della sceneggiatura mettiamoci pure il fatto che una persona mai vissuta tra le mura di una vecchia casa trovi i quaderni scolastici in soffitta e persino le polpette in un congelatore della cantina. Aggiungiamo un assurdo dialogo tra il fratello ricco e la sorella psicologicamente fragile sul fatto che ci sarebbero dei compratori per la casa materna, quindi devono venderla prima possibile e convincere il terzo fratello, per il bene di tutti. E poi tutti vogliono sempre andarsene, ma decidono di restare a mangiare polpette, cucinate dal solito deus ex machina, mentre un telefono squilla e forse porta la notizia attesa … Siamo ben lontani dal film prezioso e bellissimo di cui parla Luca Pacilio (Film TV), ma anche dalla sinfonia autunnale dai ritmi perfetti che ha visto Paola Casella (Mymovies), così come non concordo sul fatto che il film funzioni bene (come è parso a Giorgio Catalani di Anonimacinefili.it), né mi sorprendo delle cose di cui si sorprende Niccolò Rangoni Machiavelli su Spietati.it, magari mi sorprendo di altre cose, ma sono tutte poco positive. Nessuno mette in dubbio impegno e passione, mettiamo come attenuante l’assenza di budget e le due settimane scarse per le riprese, ma è la storia che non funziona. Siamo dalle parti del cinema italiano contemporaneo, purtroppo. Da vedere solo se non avete di meglio da fare.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Francesco Lagi. Fotografia: Edoardo Carlo Bolli. Montaggio: Marco Signoretti. Musiche: Riccardo Amorese. Produzione: Meproducodasolo srl, Teatrodilina. Genere: commedia, dramma. Durata: 87’. Interpreti: Silvia D’Amico, Francesco Colella, Anna Bellato, Leonardo Maddalena. Distribuzione: Fandango.