Giovanni Gentile nasce il 30 maggio 1875 a Castelvetrano (Trapani). Dopo aver trascorso assieme alla famiglia l’infanzia a Campobello di Mazara frequenta il Liceo Classico «Leonardo Ximenes» nella città di Trapani. Durante l’ultimo anno su invito e suggerimento del suo professore di Greco Gaetano Rota Rossi decide di partecipare al Concorso per quattro posti di interno alla Scuola Normale Superiore di Pisa con un tema su «La poesia civile del Parini e dell’Alfieri» dopo essere stato ammesso si iscrive alla Facoltà di Lettere e di Filosofia. A Pisa è determinante l’incontro con Benedetto Croce. Il loro Carteggio, che rappresenta uno dei documenti più importanti e centrali per la ricostruzione storica della cultura italiana di quel periodo, inizia nell’anno 1896 e si prolunga fino all’adesione di Gentile al partito fascista nel 1923.
Benedetto Croce e Giovanni Gentile fondano, nel 1903, una rivista «La critica». Dopo la laurea a Pisa Giovanni Gentile inizia la carriera di insegnante presso il Liceo Classico «Mario Pagano» di Campobasso. Però la sua aspirazione è quella di ottenere una cattedra universitaria. Dopo una serie di tentativi andati a vuoto e alcuni concorsi non superati il professore Gentile riesce ad ottenere, nel 1906, la cattedra di Storia della filosofia all’Università di Palermo. La città di Palermo e l’esperienza dell’insegnamento costituiscono per Gentile un periodo molto fecondo. Organizza una scuola filosofica (Vito Fazio, Lombardo Radice, Adolfo Omodeo, ecc.). Ma soprattutto elabora la sua filosofia («l’attualismo») che però non convince l’amico Benedetto Croce. Nel 1917 passa a insegnare presso l’Università degli Studi di Roma. Negli anni 1917-1921 pubblica la sua opera maggiore Sistema di logica come teoria del conoscere. Il professore Gentile sente e vive l’insegnamento come una vera e propria missione. La sua pedagogia, essenzialmente filosofica, è unita, meglio discende, dal suo sistema filosofico.
Il filosofo Gentile nutre anche interessi letterali. Si ricordano le «Letture» tenute alla casa di Dante di Roma, rispettivamente il 17 febbraio 1918 dal titolo «La profezia di Dante», ed ancora il 19 marzo 1939 («Il canto di Sordello») e infine una conferenza al Circolo filologico di Milano nel gennaio 1921 dal titolo «La filosofia di Dante».
Il suo amore per l’insegnamento si palesa nel progetto di riforma della scuola che attua nel 1923-24 quando è nominato Ministro della Pubblica Istruzione. La Riforma Gentile è la più organica riforma scolastica italiana dopo la Legge Casati (1859) una riforma che conferisce un impianto innovativo sia dal punto di vista didattico che da quello di vista scientifico. Significativa è l’introduzione dell’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole elementari come necessario per la formazione della coscienza morale del fanciullo. Il 31 maggio 1923 aderisce al partito fascista inteso come un esito del liberalismo risorgimentale. Giovanni Gentile – ricorda il professore Emilio Gentile in Fascismo. Storia e interpretazione (Laterza, 2005,) – come anche lo storico Gioacchino Volpe videro nel fascismo la realizzazione della rivoluzione nazionale del Risorgimento a differenza degli intellettuali più fascisti dalle origini come Giuseppe Bottai che consideravano il fascismo l’antesignano di una «nuova civiltà».
Dopo l’iniziale sintonia l’amicizia tra Giovanni Gentile e Benedetto Croce si dirada: i due si allontanano, si separano per le divergenze politiche seguite all’avvento del fascismo. Gentile scrive il Manifesto degli intellettuali fascisti (circa 250) riuniti in congresso a Bologna, Manifesto che viene pubblicato sui quotidiani il 21 aprile: tra i firmatari Luigi Pirandello, Salvatore Di Giacomo, Filippo Tommaso Marinetti, ecc. Il 1° maggio 1925 Benedetto Croce sul «Mondo» pubblica il Manifesto degli intellettuali antifascisti tra i firmatari Luigi Einaudi, Giovanni Amendola, Matilde Serao, Eugenio Montale, Aldo Palazzeschi.
Nel 1925 Giovanni Gentile è il direttore scientifico dell’Enciclopedia italiana e chiama a collaborarvi i maggiori studiosi del tempo punto. Nel 1926 passa all’insegnamento di Filosofia teoretica. Dal 1928 a Gentile viene assegnata la direzione della Scuola Normale Superiore di Pisa. Una delle più pesanti sconfitte che Gentile subisce è la firma del Concordato (11 febbraio 1929): Gentile considera il cattolicesimo come la forma storica della spiritualità italiana invece il Concordato contraddice il suo disegno di Stato come «prodotto del processo dello Spirito».
L’ultima parte della vita di Gentile è caratterizzata da due importanti discorsi. La prima è la conferenza tenuta a Firenze il 9 febbraio 1943, La mia religione. Il secondo è il Discorso agli Italiani, 24 giugno 1943, tenuto in Campidoglio dove in un momento difficile della guerra esorta all’unità nazionale. Muore ucciso a Firenze, davanti al cancello di casa sua, Villa Montalto sua via Benedetto da Maiano, da partigiani il 15 aprile 1944.