L’ideale è un progetto musicale solista di David Marsili. Si tratta di 5 canzoni più un’intro, ispirate da altrettante poesie di autori dell’800 (con un contemporaneo). Similar è l’anagramma, e pseudonimo (in musica), di David Marsili. Insegnante di materie scientifiche, ha pubblicato quattro romanzi (Il Foglio Letterario, GM Libri) e suonato in molti progetti musicali. Nel 2016 con il progetto Rupert, di cui è chitarrista, è uscito “Wandering” per Santeria/Audiogliobe.
Di cosa si tratta, da cosa nasce l’idea.
L’idea nasce da una mia vecchia passione per i “poeti maledetti”, soprattutto Baudelaire e i suoi Fiori del male, che leggevo avidamente in gioventù. Poi un giorno, da un libro preso in una biblioteca, scoprii i poeti della Scapigliatura, un’avanguardia letteraria e artistica a cavallo tra romanticismo e decadentismo. Me ne innamorai e scoprii poeti come Praga, Boito, Camerana. Molti anni fa presi dei versi di Camerana e ne feci una canzone, che però rimase solo in bozza.
Nell’estate del 2019, riprendendo in mano I fiori del male con mia figlia Margherita, scegliemmo una poesia per fare un gioco: provare a musicarla. Ci piacque “Cielo ombroso”, con le sue atmosfere cupe. Mi misi al pianoforte e in poco tempo, quasi per una vera ispirazione, la canzone prese forma.
Da lì è partita l’idea di farne altre, così sono venute fuori, sempre con lo stesso approccio, le altre: Dualismo di Arrigo Boito, un medley su due poesie di Emily Dickinson e infine l’unica poesia di un contemporaneo, il colligiano Lido Pacciardi, con la sua poesia Profughi che conobbi grazie a una mia amica esperta di poesia. Profughi ha una storia particolare, Lido la scrisse ispirandosi a un quadro di Anchise Picchi, il quale si ispirò a sua volta a una novella del Fucini sui migranti di maremma. Mi è piaciuto questo strano flusso di contaminazioni: dalla narrativa alla pittura, poi alla poesia, infine alla musica.
Perché “L’ideale?”
Ho scelto questo titolo perché è un tema che ricorre spesso in Baudelaire come nei poeti scapigliati, anche se con significati diversi. In Baudelaire non è quasi mai sinonimo di “idealizzazione”, è invece una sorta di euforia che si contrappone allo “Spleen” e i suoi mali interiori. A volte è un “paradiso rivelato” raggiungibile attraverso la poesia. Negli scapigliati, è una sorta di frequentazione ideale in cui si rinchiudono per l’incapacità di fronteggiare il reale. È comunque un concetto che sfugge, come conclude Boito in “Dualismo”: “(… L’Ideale, che mi fa sbatter l’ale, e che seguir non so”. Il dualismo, inteso anche come incapacità di appartenere pienamente a qualcosa, è un tema che mi ha sempre interessato.
Il progetto musicale. Le collaborazioni.
Inizialmente l’idea era quella di registrare le canzoni in studio, in versioni molto fedeli all’originale, cioè piano, voce e chitarre, con pochi interventi esterni. Ne parlai con Daniele Catalucci, che è il produttore dell’EP, che poi si è appassionato al progetto e ha deciso di curarlo e farne un EP da produrre e distribuire. Il lavoro che ha fatto come arrangiatore, bassista, produttore, oltre alla registrazione e mastering, è stato incredibile.
Per il resto, mi sono affidato ai miei storici musicisti, quelli del progetto Rupert con cui facemmo un disco nel 2016 per Santeria. Massimo Ruberti ha messo dei bellissimi Synth analogici; Roberto Mangoni, il mio personale Sakamoto, ha suonato il piano in quasi tutti i brani, lavorando sulle tracce che gli avevo fornito. Ada Doria ha messo la sua splendida voce in tre brani, duettando con me. Io ho suonato tutte le chitarre, cantato e suonato qualche parte di piano acustico. Poi, la perla è stata la collaborazione con Eugenio Sournia, ex leader dei Siberia. Gli feci ascoltare le bozze e fu felice di darmi una mano. Gli ho affidato la bozza di Dualismo di Arrigo Boito, ne ha fatto una versione struggente, con il suo piano e la sua voce profonda. Chissà cosa ne penserebbe Boito, che era anche un musicista.
Chi è l’ascoltatore “Ideale”
Il disco nasce senza velleità discografiche. Non si cercano like e visualizzazioni. Ha una distribuzione ufficiale, ma lo scopo è quello di farlo ascoltare a chi ha voglia di dedicarsi qualche minuto a una frequentazione puramente, appunto, ideale. Visitare paesaggi interiori e esteriori, cercare corrispondenze. Entrare nel mondo di questi poeti, dei loro versi, attraverso un mezzo diverso: la musica. Alla fine, è sorprendente come alcuni aspetti puramente letterari abbiano trovato legami con gli accordi e le linee melodiche, oltre che con gli umori e le atmosfere. Sono in tutto poco più di quindici minuti di musica, di canzoni vere e proprie con strofa e ritornello, tra ambient, cantautorato e post-rock. Ancora qualcosa di indefinito, insomma. Se vogliamo azzardare qualche accostamento, direi: Nick Cave, David Sylvian, Talk Talk, Andrea Chimenti, CSI.