Piombino vive da anni una crisi profonda. Le grandi difficoltà delle acciaierie non hanno portato soltanto alla perdita di tanti posti di lavoro, con tutte le conseguenze sociali del caso, ma anche ad una crisi di identità personale e collettiva.
Piombino era ed è la città dell’acciaio, ma oggi non sono pochi i piombinesi che si dicono contenti dello spegnimento dell’altoforno a cui si è arrivati nel 2014. Piombino è stata una capitale del movimento operaio e della sinistra italiana, ma nel 2019 il centrodestra ha conquistato il Comune – con un candidato sindaco di Fratelli d’Italia – per la prima volta nella storia del Dopoguerra.
In questo contesto di preoccupazioni, tensioni e a volte di rassegnazione, un segnale di vitalità e appartenenza alla storia della città arriva dal mondo del calcio e in particolare da quello dei tifosi. Nel 2018, proprio nel momento in cui le acciaierie cambiano nuovamente proprietario nel giro di pochi anni, i sostenitori dell’Atletico Piombino costituiscono un comitato spontaneo per salvare lo storico stadio “Magona d’Italia”, vecchio dono di una delle grandi industrie siderurgiche della città, caduto lentamente in uno stato di degrado.
Perché, dopo anni durissimi di crisi economica e con un futuro ancora assai incerto per molte famiglie, tanti piombinesi si uniscono e spendono il loro tempo libero per riqualificare lo stadio? Per rispondere a questa domanda ho cercato di ricostruire a grandi linee la storia delle maggiori industrie piombinesi, le acciaierie e la Magona, e quella della squadra di calcio della città, fondata nel 1921 col nome di Unione Sportiva Sempre Avanti Piombino. Il lavoro di ricerca ha seguito due “sentieri”: quello bibliografico e di ricerca in archivio (in particolare dei giornali locali e delle pubblicazioni aziendali delle acciaierie) e una serie di interviste con giornalisti, politici, sindacalisti, tifosi, scrittori, dirigenti ed ex giocatori del Piombino. Ne è emerso che i risultati della squadra nerazzurra sono andati – almeno fino a pochi anni fa – di pari passo con l’andamento delle industrie della città: quando il settore siderurgico andava bene la squadra inanellava successi e promozioni, fino ad accarezzare il sogno della Serie A ad inizio anni Cinquanta; viceversa dopo ogni crisi industriale sono seguite sconfitte e retrocessioni. Ma anche nei passaggi più complessi della storia della città e delle sue industrie, il tifo per il Piombino è rimasto fuori dagli scontri sindacali e politici, come se fosse un’appartenenza comune da preservare, e ancora oggi sembra uno dei fili più resistenti dell’identità piombinese, come dimostra la vicenda del comitato “Stadio per tutti”, la cui nascita e mobilitazione ricordano da vicino gli intenti mutualistici delle vecchie organizzazioni operaie.