La morte negli occhi del gatto (1973) è ancora una volta un mix di thriller, erotico e horror, calato in atmosfere gotiche. Il film si ricorda anche per tre attori importanti come il volto horror Anton Diffring, la sensuale Jane Birkin e il suo compagno Serge Gainsbourg. Chi non ricorda la celebre canzone Je t’aime…moi non plus, cantata dalla insolita coppia composta dal maturo attore e dalla giovane lolita? Jane Birkin diventa in breve tempo un’icona dell’erotismo perverso, proprio quel che ci vuole per l’horror italiano, pure se in questa pellicola mostra davvero poco. L’attrice francese è Corringa, la protagonista femminile di una storia basata sulla leggenda di un vampiro assassino che torna dal passato. In realtà chi uccide, sempre e soltanto sotto gli occhi di un gatto, è un falso prete che tenta di far credere alla spiegazione soprannaturale. Il film è ambientato negli anni Trenta e viene inspiegabilmente vietato ai minori di anni diciotto, per l’atmosfera torbida e malsana che sprigiona. Margheriti rielabora alcuni schemi narrativi del giallo classico, li contamina con atmosfere gotiche e condisce il tutto con alcuni elementi perversi e morbosi. Il gatto che imperversa nella pellicola era il preferito di Margheriti, un felino che gli tiene compagnia e che per questo decide di immortalarlo. Gli elementi horror sono costituiti dalla leggenda del consanguineo assassinato che diventerebbe un vampiro. Il thriller stile Bava e Argento è simboleggiato dalla mano guantata che uccide. Il gotico lo troviamo nelle notti ventose, nel castello, negli inseguimenti notturni per antiche scale e cripte. L’elemento erotico è affidato a Jane Birkin che dispensa parche nudità e molta malizia, abbastanza per scandalizzare i censori. Lo schema è ancora una volta quello dei Dieci piccoli indiani di Agata Christie, con un assassino che uccide e una serie di persone rinchiuse in un claustrofobico castello. Margheriti dispensa tensione ed elementi macabri, ma inserisce anche un giovane contestatore in funzione antiborghese e alcuni elementi di immancabile lesbismo.
Killer Fish/Agguato sul fondo (1978) può essere classificato horror solo marginalmente, anche se segue il filone inaugurato da Lo squalo (1975) di Steven Spielberg e proseguito da una serie di pellicole incentrate sui pericoli di pesci carnivori. Si tratta di un film avventuroso condito di un tocco di poliziesco e di alcuni effettacci horror, soprattutto nei momenti delle uccisioni in mare. I veri protagonisti della pellicola sono un branco di feroci piranha che difendono il tesoro nascosto da alcuni banditi sul fondo di un lago. Carlo Ponti e Sir Lew Grade producono un film per la televisione USA e per le sale del resto del mondo: Il film ha il merito di essere uscito in sala prima di Piraña (1978) di Joe Dante. Gli effetti speciali sono il sale di una pellicola completamente incentrata sui pasti cannibali dei famelici pesci.