Anna Maria Pierangeli ha soltanto sedici anni quando viene avvicinata in via Veneto dal regista Vittorio De Sica che la invita a fare del cinema. Per lei si spalancano le porte del successo, vince un Nastro d’argento, conquista il pubblico, in una parola diventa una star e il sogno di fare cinema si trasforma in realtà. È così che la giovane attrice diventa l’esempio da imitare per centinaia di ragazzine a caccia di successo che cominciano a girare attorno agli ambienti cinematografici nella speranza che il miracolo si ripeta.
Anna Maria Perangeli nasce a Cagliari nel 1932, viene lanciata nel bel mondo del cinema da Leonide Moguy con Domani è troppo tardi (1950) e Domani è un altro giorno (1951), viene chiamata a Hollwood per Teresa di Fred Zinnemann (1951) e Lassù qualcuno mi ama di Robert Wise (1956). A Hollywood la ribattezzano Pier Angeli e, dopo i primi successi, comincia a fare cinema dozzinale negli Stati Uniti, con un destino di artista simile a quello della sorella gemella Marisa Luisa (in arte Marisa Pavan). Anna Maria Pierangeli muore a Los Angeles nel 1971, in un modesto appartamento di Hollywood, per mezzo di un tubetto di sonnifero, simbolo della sua decadenza di attrice e di donna. La madre, Enrica Pierangeli, non ha mai dato credito all’ipotesi del suicidio (“Non ne aveva motivo” dice alla stampa) e definisce l’accaduto come una tragica disgrazia. “Chi parla di suicidio lo fa solo per cattiveria e perché, in cuor suo, vorrebbe che le cose fossero andate così, per dimostrare un teorema di disfacimento morale e decadenza” conclude con decisione (1). Forse la madre, per eccesso di amore, non ce la fa ad affrontare la realtà del suicidio e in fondo a lei non importa stabilire la verità, sa solo che sua figlia è morta, dopo aver avuto tutto dalla vita e soprattutto dopo aver realizzato il sogno più grande, quello di fare cinema. Il regista che l’ha lanciata, Leonide Moguy, sostiene che Anna Maria non era affatto una ragazza superficiale ma era un animo complesso difficile da giudicare. Anna Maria è per milioni di italiani la ragazza dal successo facile, scoperta per caso da un regista, un simbolo di un momento della nostra vita. Rappresenta un certo tipo di donna italiana uscita nei primi anni del dopoguerra, la giovinezza su cui si sarebbe imposta la società nuova, la dolcezza dopo la ferocia.
“Il suo viso esprimeva in modo incredibile e perfetto questi sentimenti. Era un viso nuovo, sia nel panorama umano, sia in quello cinematografico. Anna Maria Pierangeli riportava un tocco di romanticismo in un quadro realistico della società, annunciava che la normalità stava tornando, con tutti i suoi problemi” afferma il regista (2).
Anna Maria Pierangeli è ingenua e dolce anche nella realtà e forse questo è il suo vero problema. I suoi genitori sono molto uniti e le vogliono un gran bene, non le fanno mancare niente e la allevano in una bella casa dei Parioli, in un palazzo costruito dal padre ingegnere. Nello stesso palazzo di Anna Maria vivono Enrico Mattei, amico di famiglia, e Rina De Liguoro, diva del muto. Il destino decide per Anna Maria che un bel giorno si trova a camminare per via Veneto con i libri sotto il braccio ed è avvicinata da Vittorio De Sica che le offre di fare del cinema. “Sto cercando un volto come il tuo”, le dice il popolare regista. La ragazza accetta il biglietto da visita di De Sica e ne parla in famiglia a una madre entusiasta che da giovane aveva fatto un po’ di teatro contro il volere della nonna. Enrica Pierangeli smise solo per non contraddire la madre ma rimase frustrata dalla rinuncia e giurò a se stessa che in futuro non avrebbe fatto altrettanto con una figlia. Il destino prosegue con la sua strada e Rina De Liguoro presenta ad Anna Maria un amico regista francese che sta cercando un volto nuovo. Si tratta di Leonide Moguy che subito è entusiasta della ragazza e la vuole per il suo nuovo film. Sul set di Domani è troppo tardi c’è anche Vittorio De Sica che collabora con il regista francese e i due si contendono la paternità della scoperta. Il padre di Anna Maria non condivide la scelta della figlia, ma la madre la porta sul set di nascosto e contribuisce al suo lancio internazionale. Il marito quando viene a sapere della scrittura minaccia di chiedere la separazione, ma alla fine acconsente al desiderio delle due donne e si fa promettere che la madre avrebbe sempre vigilato sulla ragazza.
“Io non sono come certe madri che hanno spinto le figlie a fare del cinema. Nel nostro caso è stato il cinema a cercare noi, questo ci tengo a dirlo. Il resto è noto: l’incredibile successo di Domani è troppo tardi, il secondo film con Moguy, Domani è un altro giorno, la morte di mio marito, il contratto per sette anni con la Metro Goldwin Mayer, la nostra partenza per Hollywood…” afferma Enrica Pierangeli (3).
Per Anna Maria l’esperienza di Hollywood rappresenta il coronamento di un sogno, una grande emozione per una ragazza borghese che vede il miracolo concretizzarsi davanti ai suoi occhi. Hollywood è un luogo mitico per una ragazzina italiana del dopoguerra, una sorta di terra promessa, un paese dei balocchi dove vivere da regina. Per la madre non è un lavoro facile quello di proteggere la figlia dalle insidie di una terribile fabbrica di disadattati come può essere Hollywood. La madre assicura che la città del cinema non è stata mai un pericolo per la famiglia Pierangeli, né per Anna Maria né per la sorella gemella che condivide il suo sogno ed entra nel mondo del cinema. Le sorelle Pierangeli non bevono alcolici, non escono mai da sole, non possiedono le chiavi di casa, soprattutto sono semplici e genuine. La stampa però parla spesso di Anna Maria e segnala alcuni flirt importanti, insistendo molto su quello con il noto attore Kirk Douglas e anche con il mitico James Dean. Pare che Anna Maria e James si amassero alla follia e che la loro relazione sia stata interrotta solo dall’intervento di Enrica Pierangeli. “James Dean era un ragazzaccio sporco, maleducato e arrogante e prima che morisse non era nessuno. Il suo mito fu preparato e costruito dalla casa cinematografica che aveva prodotto i suoi film. Se mio marito fosse stato ancora vivo avrebbe tagliato la gola a quel sudicio hippie” dice Enrica Pierangeli (4). Tuttavia tra le carte di Anna Maria è stata trovata una lettera che dice: “Il mio amore è morto diciassette anni fa in una Porsche. Da allora sono sola”. Pare chiaro che James Dean è stato molto più importante per Anna Maria di quanto la madre voglia far sembrare. Pare quasi che la morte di James Dean venga utilizzata come un alibi con cui giustificare il fallimento della sua vita. Per la madre, Anna Maria resta una ragazzina borghese dei Parioli da proteggere e indirizzare verso il matrimonio, che arriva con Vic Damone, un buon ragazzo italo-americano che conserva abitudini e mentalità del paese d’origine. Le nozze di Anna sono in puro stile hollywoodiano, ma al tempo stesso restano calorose e intime come usa in Italia. Enrica Pierangeli ha un ruolo determinante in questo matrimonio che la figlia avrebbe voluto evitare, è la mamma che la convince ad andare avanti tra mille ripensamenti. Il matrimonio finisce male perché Vic Danone è un uomo geloso, possessivo e manesco, non vuole essere un marito ma un padrone, un boss. Ha in antipatia i grandi capi dell’industria cinematografica ed è convinto che la moglie venga solo sfruttata. Vic le fa rompere il contratto con la Metro ed è un errore perché dopo non sarà facile per Anna Maria trovare lavoro da attrice indipendente. Le altre case di produzione si mettono in allarme di fronte a un’attrice che rompe un contratto perché temono che un giorno possa fare altrettanto con loro. Anna Maria e Vic divorziano, nonostante che dal matrimonio sia nato un bambino, e questa decisione di mollare un rapporto importante fa vivere momenti difficili all’attrice. Secondo il racconto della madre, Anna Maria comincia a guastarsi quando torna in Italia e frequenta persone poco pulite in una Roma divenuta preda di squallide figure di playboy a caccia di attrici e di straniere. “Anna Maria invece è la solita ragazza semplice e ingenua di quando è partita, forse ancora più vulnerabile perché sconfitta sul piano sentimentale” dice la madre (5).
La società degli anni Sessanta propone un tipo di ragazza diversa da quella che aveva rappresentato Anna Maria Pierangeli. Non c’è più bisogno di una ragazza ingenua destinata a ruoli intimisti con una problematica romantica, ma va di moda il nuovo tipo di donna sexy, maggiorata, spregiudicata, infedele, adultera e anche un po’ volgare. Anna Maria può servire a poco in questo quadro così modificato, continua a fare cinema ma sempre in produzioni minori e poco importanti, tutti la ritengono sorpassata. “Se avesse trovato un regista che avesse ancora una volta creduto in lei non sarebbe finita così” afferma Leonide Moguy (6).
Il ritratto di Anna Maria Pierangeli che viene fuori dalle confessioni della madre e del regista che la scoprì è molto affettuoso e quasi romantico. Anna Maria è dipinta come una donna ingenua, generosa disposta a credere a tutto fino al punto di non sapersi difendere, vittima di un matrimonio sbagliato, delle leggi di Hollywood e di circostanze esterne. Forse il quadro è troppo retorico ed eccessivamente dalla parte della vittima, anche perché se Enrica è la madre naturale, Leonide Moguy si sente a tutti gli effetti come un padre putativo. Il regista è molto affezionato alla sua attrice e cerca di proteggerla dopo la morte dalle morbose attenzioni dei cronisti. Le sue parole in difesa della pupilla sono molto credibili. “Anna Maria aveva cominciato a ritenersi sorpassata come attrice e come donna, pensava di essere sbagliata, fuori dal tempo, quindi pensava di dover cambiare, voleva diventare anche lei spregiudicata, maggiorata, sexy. Si mise a frequentare night, si truccava pesantemente, usciva con accompagnatori sempre diversi, ingannata dalla sua incapacità a giudicare le persone. Interpretava nella vita un ruolo non suo, da donna fatale e volgare, un ruolo che sperava di ottenere pure nel cinema. Cominciò a fare degli errori che le sono costati la vita” (7).
Il successo brucia le persone e Anna Maria Pierangeli resta vittima inconsapevole di una notorietà troppo rapida da star giovanissima che entra trionfante a Hollywood. Uomini ricchi e famosi come Kirk Douglas si innamorano di lei, il figlio del presidente del Messico la chiede in sposa e il mito hippie di James Dean le sconvolge la vita. Anna Maria si abitua a questo innaturale caleidoscopio hollywoodiano al punto che non appena le viene a mancare cominciano le amare sofferenze e il crollo psicologico. Il mito del successo rovina Anna Maria, perché il successo finché dura protegge ed è una difesa dal male e dalle crudeltà della vita, ma quando finisce è come una diga che crolla e dà via libera ai problemi. Questo accade ad Anna Maria al suo ritorno in Italia. Prima si sposa con Armando Trovajoli, un marito molto più anziano di lei, un uomo maturo che la poteva proteggere, ma pure questo matrimonio finisce male. Trovajoli è un uomo affascinante che ha alle spalle un passato sentimentale burrascoso, che ha commesso tanti errori, quindi può essere la persona giusta per dare tranquillità ad Anna Maria. La giovane attrice resta estasiata dal genio del maestro ma dopo un po’ comprende che non è facile vivere con un uomo che pensa solo al lavoro, che si chiude in una stanza dove compone le sue musiche. Per giorni il maestro Trovajoli scompare e Anna Maria non è persona che può stare sola e abbandonata in un angolo, frustrata dall’indifferenza del marito. Comincia a bere, soffre d’insonnia, si ubriaca proprio per riuscire a prendere sonno e per non andare a cercare quel marito così distante. In compenso Trovajoli è geloso e non accetta che Anna Maria abbia una propria vita ed esca a cena con altre persone. Hanno un figlio insieme, ma il matrimonio finisce miseramente con un nuovo divorzio ed è la volta che la vita di Anna Maria va del tutto alla deriva. Trovajoli commenta la morte della sua ex moglie in modo crudele: “Quando ho saputo della morte di Anna Maria non ho provato dolore ma un senso di sollievo. Sono stato quasi tentato di bere una bottiglia di whisky. Anna Maria ha rovinato la mia vita” (8). Per il regista Leonide Moguy “Anna Maria è un angelo e un demonio, ha una doppia personalità in perenne conflitto, una protesa verso il disordine, il divismo e la sregolatezza, l’altra verso la famiglia, l’ordine e la quiete. Si ritrovano spesso queste due nature nelle attrici di talento…” (9). Anna Maria è una continua contraddizione, cerca l’autorità ma al tempo stesso la sfugge, vuole essere dominata ma le piace dominare, è ricca di sentimenti ma ha paura di manifestarli. Soprattutto resta ingabbiata nel personaggio di Mirella che le ha dato la fama in Domani è troppo tardi e per tutta la vita cerca disperatamente di venirne fuori, ma non ci riesce. Perché quel personaggio è lei stessa, un’attrice scoperta per strada perché troppo simile alla persona che si vuol rappresentare. Anna Maria cerca di inventarsi un personaggio diverso ma non ce la fa e resta vittima della smania di cambiare. Negli ultimi tempi Anna Maria torna a Hollywood come una semplice lavoratrice del cinema, con lo stesso spirito con cui fa l’attrice sua sorella Marisa, senza divismo, conciliando mestiere e vita privata. Interpreta una serie televisiva e ne sta per cominciare un’altra, lo spirito pare quello giusto, tant’è vero che comincia a firmare qualche contratto. Nonostante tutto non pare serena, anche se la madre la difende e nega la veridicità di alcune lettere che sono state ritrovate prima della sua morte. I giornali pubblicano brani di lettere contenenti affermazioni disperate di Anna Maria che annuncia la sua morte nel sonno come Marilyn Monroe. Per la madre sono tutte lettere false, scritte a personaggi inesistenti che la stampa ha fabbricato per montare un caso. Secondo lei, in quel periodo, l’unico problema della figlia è la diffidenza, siccome era già stata scottata da Hollywood, non crede al calore che la circonda e ha paura di restare ferita una seconda volta. “Anna Maria cercava una rivincita e non è facile cercare una rivincita con la paura addosso di non essere più una ragazzina e di non sentirsi all’altezza del compito” dice Moguy (10). Forse Anna Maria non ha avuto più il coraggio di affrontare questa impresa. Resta per sempre il mistero sulla sua morte, secondo la madre avvenuta per cause naturali, secondo Moguy non è importante stabilirlo, l’unica cosa che conta è che non c’è più e che nessuno ha saputo aiutarla in un momento difficile della sua vita.
Anna Maria Pierangeli era una donna complessa. Una ragazza ingenua, semplice e carina diventata all’improvviso una star e sradicata dal proprio ambiente borghese per essere catapultata a Hollywood. Una donna bruciata dal successo troppo rapido, un’attrice, una star che non riusciva più a trovare se stessa dopo aver vissuto troppo a lungo in un mondo fiabesco. Una donna contraddittoria nella quale coabitavano due nature diverse in conflitto tra loro, ma pure una ragazza ubriaca di se stessa che non ha saputo ricominciare a vivere una volta sfiorita la bellezza femminile. Anna Maria è forse anche la riprova della superficialità con la quale si creano i miti dello spettacolo e la crudeltà con cui si abbattono. Va giudicata con pietà e con tenerezza, non con astio e cattiveria, perché la sua scomparsa riguarda un po’ tutti noi. Pure il regista Leonide Moguy si sente responsabile della sua morte perché lui è stato il primo a metterla sulla strada del successo e di una falsa ambizione che il mondo dello spettacolo non ha saputo mantenere. Forse un po’ di responsabilità ce l’ha anche la madre che ha diretto alcune operazioni sbagliate della vita di Anna Maria, pure se non ha mai ammesso nessuna colpa. Noi possiamo soltanto dire di provare pietà per una ragazza che ha avuto troppo e che non ha saputo resistere a un successo che l’ha travolta.
Note
(1) Inchiesta a cura di Enzo Magrì e Alberto Ongaro con interviste a Enrica Pierangeli e Leonide Moguy – “Pietà per una ragazza che ha avuto troppo”- da “L’Europeo” del 10 dicembre 1971
(2) Inchiesta citata sopra
(3) Inchiesta citata sopra
(4) Inchiesta citata sopra
(5) Inchiesta citata sopra
(6) Inchiesta citata sopra
(7) Inchiesta citata sopra
(8) Inchiesta citata sopra
(9) Inchiesta citata sopra
(10) Inchiesta citata sopra