Lilli Carati all’anagrafe è registrata come Ileana Caravati, un nome molto meno sensuale di quello d’arte, ma in ogni caso resta una delle donne più belle e affascinanti di tutto il cinema degli anni Settanta. Lilli è figlia di una famiglia della buona borghesia lombarda, inizia come modella e si pone all’attenzione del pubblico dopo aver vinto in Calabria Miss Eleganza e soprattutto classificandosi seconda a Miss Italia del 1974. Lilli Carati ha una carica erotica così travolgente che subito comincia a essere utilizzata nella commedia sexy e nell’erotico puro, con ottimi risultati. La professoressa di scienzenaturali di Michele Massimo Tarantini è del 1976 ed è il classico film che avrebbe potuto interpretare Edwige Fenech. Una bellissima e provocante insegnante (si noti l’allusione) di scienze naturali arriva in una classe per sconvolgere ed eccitare ragazzini alle prime esperienze. Tarantini è bravo a realizzare una pochade scolastica sullo stile de La liceale, pure se questa volta il mondo degli studenti è visto con gli occhi di un’intrigante professoressa. Per Lilli Carati è la prima esperienza nella commedia sexy e si fa notare per le immancabili scene con gli studenti guardoni che le studiano tutte pur di vederla nuda. In questo periodo Lilli Carati posa nuda per Playmen, secondo un rito ormai consolidato tra le attrici di successo. Nello stesso anno è nel cast di Squadra antifurto(1976) e del divertente Squadra antimafia(1978) entrambi di Bruno Corbucci, che ricordiamo soprattutto per la bravura di Tomas Milian e Bombolo. Tra i due polizieschi comici interpreta La compagna dibanco, un eroticoscolasticodi Mariano Laurenti (1977). Lilli Carati per i tratti del volto e la perfezione del corpo può essere considerata una Gloria Guida al negativo. I suoi occhi neri sono intensi e maliziosi, i capelli castano scuro le scendono sulle spalle intriganti, le misure sono 60 – 90 – 60 e soprattutto naturali. Non sono ancora i tempi delle bambolone rifatte e le donne del cinema di questo periodo mostrano una bellezza fresca e sincera. Gloria Guida era bionda e sensuale, Lilli Carati è mora e maliziosa, sono due attrici che innamorano la platea e che si completano a vicenda. Non per niente Fernando Di Leo le sceglie come protagoniste dello sconvolgente Avere vent’anni(1978) che contiene un’intensa scena lesbica tra le due attrici. Lilli Carati si segnala anche per alcune apparizioni nel poliziottesco serio come Poliziotto sprintdi Stelvio Massi (1977) e L’avvocato della maladi Alberto Marras (1977). Nel 1978 viene notata da Lina Wertmüller che la vuole nel film comico d’autore La finedel mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia.
Lilli Carati è bella e sensuale, di una bellezza selvaggia e per niente tranquillizzante, una donna fuori da ogni cliché che irretisce con lo sguardo da gatta e il magnetismo animale. Ma non è soltanto bella, sa pure recitare e per questo motivo Pasquale Festa Campanile la vuole sul set de Il corpodella ragassa(1979) e di Qua la mano(1980). Il corpo della ragassa è tratto da un bel romanzo di Gianni Brera, ed è per certo il miglior film interpretato dall’affascinante attrice lombarda. Lilli Carati è la protagonista indiscussa della pellicola ed è proprio lei “il corpo della ragassa” esibito da Enrico Maria Salerno per vantarsi con gli amici. In questo periodo il regista Pasquale Festa Campanile ha una storia d’amore con la bella attrice ed è anche per questo che la fa lavorare due volte di seguito sotto la sua guida (1). Qua la mano(1980) è un film composto di due episodi e la bella Lilli è impegnata solo ne Il prete ballerino con Adriano Celentano. Senza bucciadi Marcello Aliprandi (1979) è una coproduzione italo – spagnola che vede riunite nella stessa pellicola tre bellezze del calibro di Lilli Carati, Ilona Staller (non ancora passata al porno) e Olga Karlatos. Il film è scritto da Ugo Liberatore che compone un inno all’amore libero e naturale sulla falsariga del suo vecchio Bora Bora (1965). L’azione però non si svolge su un’incontaminata isola tropicale ma tra una villa e le spiagge deserte dell’isola di Vulcano. Il marito in vacanzadi Maurizio Lucidi (1981) è l’ultima pochade sexy di argomento scolastico con protagonista Lilli Carati. Magic Momentsdi Luciano Odorisio (1984) è un altro passo falso della nostra attrice che recita in una pellicola d’autore che alla prova dei fatti si rivela uno stratosferico fallimento. Lilli Carati prima di passare al porno è l’ottima interprete di quattro erotici raffinati girati da Aristide Massaccesi. Si tratta de L’alcova(1985), Il piacere (1985), Lussuria(1986) e Voglia di guardare (1986), girati dal regista romano con l’abituale pseudonimo di Joe D’Amato. L’alcova (1985) è un lavoro che sta a metà strada tra il porno e l’eros ed è un prodotto costruito a imitazione del cinema di Tinto Brass, anche se ha una sua originalità. La storia vede il gerarca fascista Elio De Silvestris (Al Cliver) di ritorno dal fronte abissino in compagnia di Zerbal (Laura Gemser), una bella principessa negra. Alessandra (Lilli Carati), la giovane seconda moglie di Elio, e Wirna (Annie Belle), la sua segretaria nonché amante segreta di Alessandra, scatenano le loro gelosie e morbosità attorno alla nuova arrivata. Lilli Carati sta passando al porno e si muove bene nelle scene più spinte, Annie Belle (all’epoca fidanzata con Al Cliver) è ancora bella e si dà da fare nelle scene lesbiche, Laura Gemser recita senza essere doppiata (una delle poche volte) e il suo buffo italiano la rende una credibile principessa africana. Il suo fascino esotico domina tutti. Lei è la schiava del gerarca fascista che conduce la danza erotica e diventa padrona della situazione. Finisce in ogni caso bruciata viva in un finale da incubo. Le scene erotiche sono molte e piuttosto esplicite, voyeurismo e rapporti saffici si sprecano, ma pure sequenze sadiche e violente non mancano. Il piacere (1985) è realizzato da Joe D’Amato sulla base dell’opera di Restif de la Bretonne ma la trama del film è piuttosto debole. Pare evidente anche qui l’ispirazione da La chiave di Tinto Brass: al posto del diario abbiamo il magnetofono e poi c’è una bella ambientazione veneziana in periodo fascista. Ci sono numerose scene di rapporti sessuali, voyeurismo, masturbazioni femminili e scene saffiche a non finire (soprattutto interpretate da Laura Gemser e Lilli Carati). La pellicola è un erotico raffinato molto trattenuto nelle scene di sesso e si avvale soprattutto di tre attrici belle, brave e ben dirette.
Lussuria (1986) è una logica conseguenza del successo dei due primi lavori, un film dignitoso, erotico patinato, ben ambientato in un’Italia del periodo fascista e ben diretto da Massaccesi che lo fotografa con perizia tecnica. Tra gli attori è ben calata nella parte Lilli Carati che pare fatta apposta per ruoli maliziosi e perversi. Il film è un erotico soft molto spinto. Ci sono lunghe scene di rapporti saffici tra Lilli Carati e Noemie Chelkoff, altre di malizia esasperata e di voyeurismo con masturbazioni prolungate sul letto. Nel film è presente una sorta di accusa alla famiglia borghese convenzionale (parafrasando Miklós Jancsó) piena di vizi privati nascosti dall’apparenza delle pubbliche virtù. Oltre tutto Lilli Carati, in una delle ultime scene, lancia pure un atto d’accusa rivolto ai genitori che non sanno crescere e che dovrebbero pensarci bene prima di mettere al mondo dei figli. Voglia di guardare (1986) è un erotico soft di scarso peso che vede un poco convincente Marino Masè nei panni del marito voyeur e una Jenny Tamburi che recita svogliatamente il suo ultimo film erotico. Assistiamo a una serie di avventure libidinose, ben interpretate dalla sola Lilli Carati che di lì a poco passerà al cinema hard. Possiamo dire che la pellicola ci presenta una coppia di ricchi depravati e così facendo cerca di mettere i vizi borghesi alla berlina.
Lilli Carati è un’attrice molto bella e secondo noi pure di buona professionalità, il suo unico problema è la tossicodipendenza che la porta a lavorare in qualsiasi tipo di produzione pur di ottenere i soldi per la droga. Di carattere introverso e umorale, abbandonata a se stessa, Lilli Carati si perde nei meandri della Roma tentacolare di fine anni Settanta e cade nella spirale perversa di alcol e droga. La bella attrice è stordita dal successo e gli ambienti romani dove si trova a vivere la portano a frequenti contatti con il mondo della droga. Prima sniffa la coca, poi passa all’eroina e diventa una vera e propria tossicodipendente sempre a caccia di denaro per la dose. Serate folli, anfetamine, angoscia e paura diventano le compagne del quotidiano, soprattutto i soldi non bastano mai. La sua vita privata prende una brutta piega e condiziona pesantemente le scelte professionali, che seguono per necessità economiche la strada delle foto hard per la rivista Le Ore e del cinema porno. Il tunnel dove Lilli si infila è senza sbocco e il cinema hard è la sola fonte di guadagno facile e sicuro che riesce a trovare, ma la scelta non è priva di difficili risvolti psicologici (2). Duecento milioni per lavorare cinque giorni sono un’offerta che lei non può rifiutare e dal suo lavoro vengono fuori Una moglie molto infedele e Il vizio particolare di mia moglie di Giorgio Grand. Dal 1986 al 1989 la Carati interpreta quattro o cinque film hard e non è facile essere precisi nel numero perché da una sola pellicola se ne ricavano diverse. I film porno con la Carati protagonista si vendono molto bene per la morbosa curiosità del pubblico abituato a vedere la bella attrice in parti non troppo esplicite del cinema normale. Il pubblico reagisce con stupore ma accoglie molto bene i film tanto che Lilli ne interpreta altri due: Una ragazza molto viziosa e Le superscatenate. In questo brutto periodo della vita di Lilli Carati lavorare è solo un modo per pagarsi la roba, ma la droga viene prima della scelta del porno che è solo una conseguenza della necessità di denaro. Lilli tra l’altro è negata per il porno, si vede dal suo atteggiamento che lo fa per soldi, dall’aria svogliata e frigida. La madre tenta più volte di portarla via da quell’ambiente ma lei ci casca di nuovo per colpa della droga (3). Nel maggio 1988 la bella attrice è arrestata a Varese perché in possesso di quattro grammi di eroina e quando viene messa in carcere tenta il suicidio tagliandosi le vene. Per fortuna non ci riesce e i medici la salvano. Lilli prova ancora a farla finita nei giorni successivi lanciandosi dalla finestra della prigione, ma si rompe solo tre vertebre. Lilli esce fuori dal tunnel solo quando entra alla Samam, una comunità milanese che l’aiuta a disintossicarsi, ma pure la sua grande forza di volontà riesce a fare il miracolo. Oggi la Carati è completamente fuori dai problemi di droga e lavora nella comunità di recupero nella quale si è disintossicata. Rony Daopoulos realizza per la Rai il film verità Lilli, una vita da eroina, interpretato dalla stessa Carati, in onda su Rai Tre il 25 febbraio 1994 per la serie Storie vere (4). Il cinema è per lei solo un mondo lontano e l’ex attrice ne esorcizza pure il ricordo evitando di parlare di quel brutto periodo della sua vita (5).
Note
(1) “Ma non si sposa con Pasquale Festa Campanile?” “E chi ci pensa? Stiamo bene insieme e basta” – Intervista di Adele Ferrari a Lilli Carati – da “L’Informazione” del 19 settembre 1979
(2) Intervista a Lilli Carati a cura di Laura Carassi – da “La Stampa” del 29 aprile 1991
(3) Intervista a Lilli Carati a cura di Gian Antonio Stella – da “Sette” del 3 novembre 1994
(4) Programma “Storie vere” (su Lilli Carati) – Rai Tre, 25 febbraio 1994
(5) Andrea Di Quarto e Michele Giordano – Articolo su Lilli Carati tratto da: Moana e le altre – Vent’anni di cinema porno in Italia – Gremese – Roma, 1997