Il 2 giugno 1946, dopo l’uscita dalla seconda guerra mondiale, i cittadini italiani scelsero, tramite un referendum la forma repubblicana di governo. Contemporaneamente elessero un’Assemblea costituente, che ebbe il compito di scrivere il testo di una nuova Costituzione per la nascente Repubblica italiana. Per la prima volta votavano anche le donne. Una vera conquista!
Il testo della Carta costituzionale fu messo a punto da una commissione di 75 deputati, scelti fra gli esponenti più prestigiosi di tutti i partiti democratici e antifascisti. Passò poi alla discussione dell’intera Assemblea che lo approvò, prima articolo per articolo, poi complessivamente. La votazione finale avvenne il 22 dicembre 1947 e il 1° gennaio 1948 la Costituzione repubblicana entrò in vigore.
Il testo della Costituzione è suddiviso in tre parti: una premessa che contiene i Princìpi fondamentali su cui si fonda il nostro sistema politico e sociale (art.1-12), e due parti, dedicate la prima ai Diritti e doveri dei cittadini (art.13-54) e la seconda all’Ordinamento della Repubblica (art. 55-139).
Concludono il testo costituzionale 18 Disposizioni transitorie e finali, che servirono a regolare il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica e dal Fascismo allo Stato democratico. Un articolo della Costituzione prescrive che la forma repubblicana dello Stato non possa essere messa in discussione. Tuttavia il testo costituzionale non è immutabile. L’articolo 138 ammette che anche articoli della Costituzione possano essere modificati, purché siano votati due volte da ciascuna Camera a distanza di tempo e siano approvati a maggioranza assoluta (il 50{4b17928d5b020eda99092df6404d8c5fed75328874c76bb9411b476d5f081a38} più 1 dei parlamentari) nella seconda votazione.
I princìpi fondamentali stabiliscono innanzi tutto la forma dello stato (Repubblica democratica), il principio della sovranità popolare (la sovranità appartiene al popolo), il fondamentale ruolo del lavoro nella vita della Repubblica.
La Costituzione afferma che tutti i cittadini, uomini e donne, hanno uguali diritti qualunque sia la loro condizione sociale, culturale o economica e sollecita i governi a rimuovere le condizioni che sono di ostacolo a una reale eguaglianza; riconosce piena libertà religiosa a tutte le confessioni; impegna lo Stato a promuovere lo sviluppo culturale, scientifico e tecnologico (scuola, cultura, ricerca sono le basi su cui si costruisce il futuro delle nuove generazioni e del paese); proclama solennemente il rifiuto della guerra per motivi di conquista e come strumento di offesa.
Pur stabilendo che la Repubblica è una e indivisibile, la Costituzione riconosce un’ampia autonomia agli enti locali, che oggi sono i Comuni, la Province, le Città metropolitane e le Regioni.
L’Italia in questi ultimi mesi ha attraversato una profonda crisi sociale ed economica legata all’emergenza Covid 19 e alcuni dei principi della nostra Costituzione hanno assunto un significato diverso. In questi mesi si è evidenziata ancora di più l’importanza del lavoro e la dignità dell’uomo è stata violata in maniera inaspettata. Quanta gente in poco tempo si è ritrovata senza lavoro, senza soldi e nella totale disperazione?. Tantissima. Oggi, pertanto, raccogliamo i pezzi di un disastro economico-sociale che dimostrano come la paura, di una crisi senza fine, possa distruggere la vita di chi è rimasto colpito in maniera trasversale dal virus killer. La politica e i governi regionali dovrebbero occuparsi di dare delle risposte ai lavoratori. Urge una ricostruzione che tenga conto delle esigenze di tutti, ma soprattutto delle necessità dei più bisognosi e dei più deboli, per dare valore e rispetto agli articoli della Costituzione.
Condivido il pensiero di Piero Calamandrei nel “Discorso sulla Costituzione”, nel 1955:“La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere.”Direi che si tratta di un pensiero attualissimo, poiché molti degli articoli della nostra Costituzione sembrano ancora una lontana chimera e spesso ci capita di leggerli con rammarico, perché sappiamo che non sempre vengono messi in pratica.
Concludo con una citazione di Sandro Pertini, settimo Presidente della Repubblica Italiana, politico, giornalista e partigiano, tratta dal suo discorso di fine anno agli Italiani del 1979. Pertini invitava gli italiani a riflettere sul valore della Repubblica, sul sacrificio di tutti coloro che hanno lottato per la nascita della Repubblica, in quanto: “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”
Durante quel Referendum ci fu un alto numero di votanti e oggi si sceglie di “non votare”, non si ha il coraggio e la forza di fare la storia, come avvenne 74 anni fa.
La rivoluzione bisogna farla con la matita in mano, dentro le cabine elettorali.