La brillante intuizione di Anna Ricciardi, direttore artistico di Tindari Festival, con il pieno sostegno dell’assessore al turismo, sport e spett Cesare Messina e del sindaco di Patti, Mauro Aquino, si è rivelata vincente. La ‘celebration’ della Taberna Mylaensis, dopo 45 anni dai grandi successi di “Fammi ristari ‘nto menzu dî tô brazza” e “ Populi e santi”, i due album della ‘consacrazione’ artistica del gruppo milazzese, ha registrato un consenso unanime.
Un pubblico numeroso e partecipe ha salutato la band milazzese con palpabile entusiasmo e trepidazione, desideroso di riascoltare un repertorio ‘storico’ incastonato nella memoria e nel cuore , un catalogo di diciotto brani di musica popolare concepiti e eseguiti in modo originale.
Ha introdotto lo spettacolo Sergio Bonazinga, università di Palermo, che ha ringraziato i musicisti per il loro lavoro di ricerca e di recupero dei canti e racconti della tradizione popolare, con emozione l’etnoantropologo ha ricordato gli esordi del gruppo: “ Ci sono diversi modi per comprendere la realtà, la ragione prima e l’emotività a seguire. Quando una cosa ti appassiona, sei spinto a conoscerla e ad amarla. Pago un debito nei confronti di questi musicisti, perché hanno fatto ricerche che poi anche io ho condotto. Auguro a loro di ritornare tante volte insieme sul palco, l’unico modo per sconfiggere il tempo.”
Introdotta e inframmezzata dai racconti e di Alberto Cocuzza, storica voce della Taberna Mylaensis, ad aprire la kermesse il canto di zolfatari (Cca sutta ‘nta ‘stu nfernu puvireddi), seguito da quello della vendemmia, per arrivare al brano che rappresenta l’apoteosi del gruppo di Milazzo «Fammi ristari ‘nto menzu dî tô brazza» che ha mandato in estasi gli spettatori. Un concerto dal ritmo incalzante che ha tenuto altissima l’attenzione del pubblico fino ai brani finali che hanno narrato storie di malocchio, incursioni turche, ninne nanne, per concludersi con una trascinante tarantella.
Dal palco è emersa la competenza artistica e la presenza scenica di tutti i musicisti. Alberto Cocuzza, Luciano Maio, Tanino Lazzaro e Fabio Sodano con l’ausilio della beltà del teatro antico, hanno regalato un evento unico e indimenticabile. Insieme a loro Salvo Nigro che ha saputo arricchire con assoluta padronanza il corredo strumentale e vocale, e il giovane Marco Molino che si è integrato a meraviglia con l’anima della band.
La proiezione di immagini durante il concerto, hanno accompagnato alla perfezione note e parole. Un video realizzato da Valentina Fleres, curato da Anna Ricciardi, ha diffuso le illustrazioni dei long-playing del 1976, con immagini grafiche di Marco Freni tratte dai repertori fotografici delle collezioni demo-etno-antropologiche del museo della cultura e musica popolare dei peloritani del villaggio Gesso- Messina, per gentile concessione di Mario Sarica, curatore scientifico del museo, dell’archivio fotografico di Giuseppe Cannistrà, memoria storica di numerosi concerti della Taberna Mylaensis, di quello personale della famiglia Gitto, di Sergio Bonazinga e Laura Costantino.
Il concerto della Taberna Mylaensis, ha registrato una copiosa presenza di pubblico, sfiorando di un soffio il sold out, un azzardo al carpiopalma, considerando le restrizioni Covid, magnificamente vinto. Il teatro di Tindari ospitando l’esibizione musicale è ritornato allo spirito degli antichi greci, luogo di crescita, confronto e partecipazione popolare.