Capire ciò che sta accadendo in questi giorni non è facile, ma sforzarsi di trovare le coordinate di fondo per avere intelligenza del presente è (quasi) doveroso.
In tal senso, può essere d’aiuto la lettura-studio di un saggio del grande studioso statunitense Immanuel Wallerstein (1930 – 2019), autore di importantissimi lavori sul sistema-mondo (Il sistema mondiale dell’economia moderna, Dopo il liberalismo, Capitalismo storico e civiltà capitalistica, Liberalismo e democrazia) e lucido analista della società americana.
Il saggio da me consigliato è stato pubblicato nel 2003 da Feltrinelli, ma risulta di stringente attualità a proposito dei drammatici fatti dell’Afghanistan. Non per caso, ne Il declino dell’America, coerentemente con il suo approccio storiografico, che scopre nel presente i movimenti di “lunga durata”, Immanuel Wallerstein dimostra che la fine dell’egemonia americana era già iniziata negli anni Settanta con la guerra del Vietnam (fuga degli statunitensi e dei loro alleati da Saigon il 30 aprile 1975) e non è derivata dalla vulnerabilità venuta alla luce agli occhi del mondo l’11 settembre del 2001.
Anzi: la risposta americana e le guerre che ne sono seguite, pensiamo a ciò che è stato fatto in Irak e in altre aree “calde” del mondo”, hanno accelerato questo declino (si tratta di una tendenza storica irreversibile?) e ci portano, sostiene Wallerstein, a una ineludibile conclusione: i fattori economici, politici e militari che hanno contribuito all’affermazione dell’egemonia degli Stai Uniti sono gli stessi che ne provocheranno il declino ed è altamente improbabile che il processo possa essere invertito. Di più: la crisi economica mondiale, aggravata dalla pandemia, la nuova struttura politica europea, il ruolo centrale della Russia e della Cina, le questioni climatiche, le gravissime disuguaglianze, e altro ancora, ci dicono che viviamo in un’epoca di transizione ed è difficile stabilire le direzioni di rotta, se non rintracciando nel presente la presenza del passato.
Scrive a tal proposito Wallerstein:” Ci troviamo sì in un momento di trasformazione, ma non quella di un nuovo mondo globalizzato e già strutturato sulle base di regole chiare. Ci troviamo invece in un’epoca di transizione, ma non soltanto di alcuni paesi arretrati che devono colmare la distanza con lo spirito della globalizzazione, ma una transizione nella quale l’intero sistema-mondo capitalistico sarà trasformato in qualcosa di diverso. Il futuro, lungi dall’essere inevitabile e senza alternative, sarà determinato in questa transizione, il cui esito appare estremamente incerto”.