Il 18 agosto 1912 nasce a Roma la scrittrice Elsa Morante. Quella di Elsa Morante – afferma il professore e critico Giulio Ferroni – è stata un’esperienza unica nella letteratura del Novecento: alla letteratura essa ha offerto tutta la propria esistenza.
Elsa Morante è una bambina geniale, quasi subito impara a leggere e a scrivere, comincia ad inventare, a scrivere fiabe, storie, che a volte pure illustra, a penna e con matite di diversi colori, poesie, dialoghi che annota su quaderni, o che pubblica su giornaletti per bambini (Carlo Sgorlon).
La piccola Elsa non frequenta le scuole elementari. La formazione (Bildung) dell’intelligenza e, tout court, della personalità umana, letteraria della Morante si forgia sulle letture tumultuose dell’infanzia, dell’adolescenza: le storie fantastiche, le vicende cavalleresche, le avventure esotiche, le fiabe. Su questo «terreno» letterario la Morante costruisce il suo personalissimo «laboratorio» di scrittura. I miti, le epopee degli antichi, le storie dei grandi corsari, dei capitani, le fiabe, caratterizzano e caratterizzeranno sempre l’immaginazione, la memoria e per diffrazione la prosa e i versi della Morante. Sono il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, gli «adolescenti passionali, incantati, trasognati» (Sgorlon) dei romanzi di Melville, di Stendhal, di Saba, di Penna, il Robinson Crusoe di Defoe, la «creativa» prosa e poesia di Rimbaud, la musica di Mozart a ispirare l’immaginario letterario, la scrittura, il «libro della memoria» di Elsa. Moravia racconta che Elsa Morante Moravia ricorda che Elsa «avrebbe voluto essere «leggera», come Stendhal, come Rimbaud, come Mozart, i suoi tre numi tutelari».
Elsa Morante esordisce con i racconti «Il gioco segreto» pubblicato nel 1941. Il 14 aprile 1941 – è un Lunedì dell’Angelo – nella chiesa del Gesù, in Roma, sposa Alberto Moravia. Testimoni delle nozze furono Longanesi, Pannunzio, Morra e Capogrossi.
L’anno seguente pubblica Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina. Il suo primo romanzo è del 1948, Menzogna e sortilegio (Premio Viareggio); il successivo, L’isola di Arturo, del 1957, che ha un notevole successo e vince anche il Premio Strega. Nel 1961 Elsa Morante si separa da Moravia.
Del 1963 è la raccolta di racconti Lo scialle andaluso, del 1968 Il mondo salvato dai ragazzini. Nel 1974 pubblica il romanzo La Storia, libro che ha un enorme successo. Un «romanzo» che – ricorda Cesare Garboli – divise l’Italia di destra e di sinistra. Di più. Perché La Storia non è solo un «romanzo» – ma come affermava la stessa Morante – un manifesto, «un’azione politica». La «sconsacrazione», la «condanna» della Storia. Un romanzo di protesta. Un romanzo di dolore e di contrizione, di grande intensità, disperazione, tensione, misericordia, sapienza, bellezza.
Con l’ultimo libro, il romanzo Aracoeli, del 1982, la Morante vive e scrive e ci offre un «radicale pessimismo» (G. Ferroni) alimentato dalla malattia, dalle cupe vicende pubbliche degli anni Settanta, dalle polemiche suscitate da La Storia, dalla tragica fine del caro e amato amico Pier Paolo Pasolini.
La vita della Morante è davvero una «vita offerta» alla Letteratura che incanta e accende il fuoco dell’immaginazione, della fantasia. Una scrittura che accumula vita e vite su vite (Elisa di Menzogna e sortilegio, Arturo, Emanuele e il bellissimo Manuel in Aracoeli). Una narratrice e affabulatrice «unica» nel panorama della nostra meravigliosa Letteratura italiana.