Un breve accenno merita Prison Dancer (1985), pellicola a metà strada tra un prison-movie e un film di danza. La protagonista è in galera perché ha ucciso il padre che picchiava la mamma e dentro la prigione canta e balla mettendo su uno spettacolo. Film atipico e strano, poco conosciuto, diretto da Massaccesi sotto lo pseudonimo di Kevin Mancuso con la collaborazione di Claudio Fragasso. Interpreti: Michelle Gibson, Isabelle Ripley e Joanna Morris. Un anno prima Massaccesi aveva diretto pure Orgasmo infernale (1984), un hard con Nadine Roussial e Pauline Teutscher. Va citato per completezza.
La monaca nel peccato (1986) è una pellicola importante che Massaccesi firma come Dario Donati. Anche questa, come la precedente Immagini di un convento, è liberamente tratta da Lareligieuse di Denis Diderot. Sceneggiatura di Daniele Stroppa e Antonio Bonifacio, fotografia e montaggio di Massaccesi, scenografie di Italo Focacci. Musiche di Guido Anelli e Stefano Mainetti. Produzione del duo Donati – Massaccesi per Filmirage. Titolo inglese: Convent of sinners. Interpreti: Eva Grimaldi (suor Susanna), Karin Well (alias Wilma Truccolo che interpreta suor Teresa), Maria Pia Parisi, Gilda Germano (è Luciana Ottaviani e fa suor Ursula), Aldina Martino (madre superiora), Beba Balteano, Martin Philip (don Mirell), Gabriele Tinti (Lebair, il vicario), Gabriele Gori, Katalin Murany, Franca Scagnetti e Antonio Bonifacio.
Si parte subito in quarta con una scena di violenza carnale tra le mura domestiche. Susanna viene rinchiusa in convento contro la sua volontà, perché figlia illegittima e oggetto delle voglie perverse del patrigno. Monsignor Lebair, il vicario, la affida alle cure della madre superiora che subito si mostra molto dolce con lei e la colma di attenzioni niente affatto innocenti. Tutto questo scatena la gelosia di suor Teresa, che prima dell’arrivo di Susanna era la preferita della madre superiora. Teresa teme che il suo ruolo privilegiato possa essere insidiato dalla nuova venuta e fa di tutto per metterla in cattiva luce. Nel convento intanto accade di tutto. Suor Agata è innamorata di Nazareno, un trovatello muto, e si fustiga a sangue dopo essersi masturbata selvaggiamente ogni volta che lo vede. Alla fine riesce pure ad andarci a letto insieme. Don Mirell, il prete confessore, confida a Susanna di non avere mai avuto la vocazione ma di voler restare lo stesso in convento. Tra i due nasce una storia d’amore senza speranza. La madre superiora corteggia insistentemente Susanna, carezzandola mentre le fa il bagno come a una bambina, ma lei non cede. Poi la madre superiora si ammala e per Susanna cominciano i veri problemi, perché il convento resta nelle mani di suor Teresa. Susanna viene punita per gusto, obbligata a lavare i pavimenti, umiliata e frustata di notte dopo essere stata svegliata di soprassalto. Il gioco di Teresa è quello di farla passare per un’indemoniata e poco a poco ci riesce, anche perché la superiora è molto malata e non può proteggerla. Susanna cerca di far pervenire al vicario una lettera dove chiede che i suoi voti vengano sciolti, ma non serve a niente. La suora è gettata nelle segrete del convento e maltrattata, tra i topi che vagano per la cella e il freddo intenso. Don Mirell cerca di salvarla, perorando la sua causa con il vicario e con i superiori, ma lo consigliano di lasciar perdere. Il film termina con un processo farsa a suor Susanna e con un esorcista che vuol dimostrare a tutti i costi che la donna è indemoniata. Il crocefisso viene arroventato sul fuoco e va da sé che Susanna si allontana quando le viene mostrato. Vengono spacciati i segni delle torture disumane come prova che Susanna si è accoppiata con il demonio. Neppure Don Mirell la difende più e nega di aver avuto ogni rapporto con lei. Ottima la sequenza finale con Eva Grimaldi che denudandosi grida: “Mi avete voluto suora e sono stata suora. Mi volete indemoniata. Ebbene sì, sono indemoniata!”. Quindi si contorce e grida come un’ossessa.
Il film è un buon erotico soft che, come stile di Massaccesi, fa intuire molto più di quel che mostra. Una fotografia soffusa a toni scuri e una musica da chiesa in sottofondo rendono il tutto credibile e realistico. Ottima scenografia, inoltre la ricostruzione della vita quotidiana di un convento, scandita dai ritmi del pranzo e della preghiera, è ben fatta. Il film è penalizzato da un’evidente mancanza di ritmo per tutta la prima parte e si trascina stancamente sino al momento in cui Susanna viene accusata di essere un’indemoniata. Poi si trasforma e prende vigore, inserendo nella trama una tematica satanista ed esorcistica che si fonde bene con il disagio delle monache chiuse in convento senza vocazione. Troviamo le sequenze erotiche preferite da Massaccesi: i rapporti lesbici (accennati e mai espliciti), le masturbazioni femminili, il tutto condito da un pizzico di voyeurismo. Non mancano scene sadiche di grande intensità come frustate agli organi genitali e torture. Gli attori sono molto bravi, il film risulta ben recitato e credibile, anche la storia aiuta, perché da metà in poi coinvolge al punto giusto. Massaccesi contamina il genere nazi – porno e quello delle donne in prigione con l’erotico, perché una delle suore ha il ruolo della sadica aguzzina che tortura un’indifesa e gode nel vederla soffrire. Suor Teresa ci ha ricordato in molti atteggiamenti Ilsa la belva delle SS (1973), pur con tutti i dovuti distinguo. Il film lancia anche una chiara accusa contro le gerarchie ecclesiastiche del tempo e condanna la prassi di far prendere i voti contro la volontà delle ragazze. C’è pure un riferimento polemico alle indemoniate e ai finti preti esorcisti.
D’Amato si era già cimentato nel 1979 con un tonaca-movie (Immagini di un convento, si veda retro). Questo film è meno originale e convincente, ma risulta comunque godibile e interessante. Eva Grimaldi è fresca del successo televisivo a Drive-In e delizia il palato degli appassionati di scene lesbiche. La parte della madre superiora la fa Aldina Martino, ma doveva essere di Lilli Carati che la rifiutò perché era passata definitivamente al cinema hard, dove era meglio pagata. Lilli Carati era un’attrice molto bella e di buona professionalità, purtroppo ebbe problemi gravi che condizionarono certe sue scelte. Adesso che è scomparsa, inutile stare a rivangare episodi di un passato dal quale si era affrancata negli ultimi anni della sua vita. Luciana Ottaviani è suor Ursula e veniva da un’esperienza fugace come ragazza coccodé per Renzo Arbore in tv (Indietro tutta), dopo questo film girerà Eleven Days Eleven Night con D’Amato, nascosta dallo pseudonimo di Jessica Moore.Per D’Amato il film era buono. In un’intervista del 1997, rilasciata a Manlio Gomarasca e Davide Pulici per la rivista Nocturno, lo ricorda come “un film naif, quasi horror, con quella sorta di orrorifico che c’è nella religione” e poi insiste sull’aspetto altamente erotico delle monache che (parole sue) “da ragazzino erano il massimo per le pippe”. Resta da dire che in Italia il sottogenere tonaca-movie l’ha inventato nel 1973 Domenico Paolella con Le monache di Sant’Arcangelo, che vedeva tra le protagoniste una giovanissima Ornella Muti.