Disclaimer: in questo articolo verrà usato il termine hip hop per indicare la musica rap/trap/urban/hip hop tutta, al fine di non rendere pesante la lettura con le dovute specifiche da applicare caso per caso.
Comprendere il mondo dell’hip hop nel 2020 è molto più complicato di quanto sembri, perché stiamo parlando di un’industria che fa girare milioni di euro/dollari/sterline/ci siamo capiti – tutti gli anni.
In questo genere musicale più che in altri ci troviamo ad avere artisti forti e duraturi ma anche fenomeni del momento, con una o due canzoni importanti all’attivo e poco altro, e interpreti unici e bizzarri che lasciano sempre un po’ di dubbio e di curiosità.
Ciò che gioca un ruolo chiave nello stabilire cosa sia il rap oggi, sia in Italia che nel mondo, è il punto di vista.
Quest’ultimo dà un colore diverso alle cose: se, ad esempio, prendessimo in esame il caso controverso del Soundcloud Rap (vedi XXXTentacion, Lil Peep, Juice WRLD, Post Malone etc.) ci sentiremmo distanti anni luce dai colori scuri dei Run DMC, dal messaggio sociale e politico dei Public Enemy o dall’immaginario gangsta di Tupac e Dre.
La cosa, però, cambia completamente se analizzata sotto la luce di artisti quali J Cole, Kendrick Lamar, Common o A$AP Rocky: vedendo le opere di questi ultimi citati (seppur così diverse tra loro) risulta semplice tracciare un collegamento tra il prima e il dopo, tra la “old school” (anche se sarebbe meglio dire “middle school”) e la contemporaneità.
Il caso italiano non è affatto lontano da queste concezioni, infatti abbiamo spesso modo di imbatterci in rappers che fanno della provocazione e dell’eccesso la propria spada (FSK Satellite, Rosa Chemical, Dark Polo Gang), in poeti contemporanei (Rancore, Claver Gold, Dargen D’Amico) e in artisti che mescolano le mille virtù del genere (Nitro, Salmo, Rkomi, Tedua e tutti gli altri che state pensando).
Nota bene: alcuni artisti si potrebbero inserire in più di queste categorie, alcuni persino in tutte, come Fabri Fibra, Marracash o Gué Pequeno.
Per di più, viviamo in un’epoca in cui si è ampiamente sdoganata (almeno ai piani alti) la tendenza pop dell’hip hop (per gli amici hip pop) con suoni e colori accesi, melodie facilmente intelligibili e canticchiabili e hit pensate appositamente per i grandi canali di streaming e diffusione (Ghali, Fedez, J Ax etc.).
Questo concetto è leggermente più labile guardando oltreoceano, dove si ha tutto il diritto di definire una pop star, per questioni di numeri, Travis Scott o persino Jay Z, anche se poi la loro musica è lontana anni luce dal concetto di pop (come inteso a livello radiofonico); In Italia questo fenomeno è vagamente affine al solo Sfera Ebbasta.
Questo ovviamente non vuol dire che negli States non ci sia una palese impronta commerciale nei brani di Macklemore o Eminem (quello nuovo) o Drake.
E’ molto difficile spiegare quanto sia variopinta la scena urban mondiale in quanto è molto complicato comprenderla, anche solo per questioni temporali che non ci permettono di avere uno sguardo distaccato e lucido su questa.
Una scena dove gli interpreti sembrano tutti uguali, tra treccine colorate e tatuaggi in viso, e dove tutto d’un tratto sembrano molto diversi, con immaginari e stili personali.
Non ci resta che aspettare e stare a vedere gli stravolgimenti che colpiranno nuovamente la cultura della doppia acca in America e in Francia, e che inevitabilmente arriveranno (più o meno integri) anche nel Bel Paese.