L’ammiratrice di Romano Scandariato racconta la storia di Francesca (Belle), una giovane giornalista che odia con tutto il cuore il famoso cantante Nino D’Angelo e non sopporta i fan scalmanati che se lo contendono, ma per scrivere un articolo decide di fingersi ammiratrice per carpire notizie importanti sulla sua vita privata. Il problema è che finisce per innamorarsene, scatenando la gelosia di un collega di lavoro, invaghito di lei, che fa pubblicare le sue foto con il cantante e un articolo zeppo di calunnie. In questa storia s’inserisce un bambino (Iorio), fratellino della giornalista, che stringe una forte amicizia con Nino. In un primo tempo il cantante rompe con la ragazza perché si sente tradito, poi capisce la verità e si riappacifica, ma contemporaneamente viene a sapere che Francesca soffre di un tumore al cervello ed è malata terminale. La coppia fa appena in tempo a compiere un viaggio a Venezia, ma non riesce a festeggiare il compleanno della ragazza, ché la morte se la porta via in un lacrimoso finale che vede il bambino disperato stringere forte la mano del cantante.
L’ammiratrice non è certo un capolavoro, ma è un film interessante perché fonde almeno tre generi in un solo contesto: musicarello, sceneggiata e lacrima movie. Cinema sentimentale ben realizzato tra intensi primi piani di Annie Belle e gli sguardi innamorati che si scambiano i due ragazzi. Nino D’Angelo fa autobiografia e autocelebrazione, parte dalle parole di una sua canzone e fa sceneggiare a Scandariato la storia del suo amore per una sfortunata ammiratrice, non perde occasione per somministrare al pubblico buona parte del suo repertorio, La discoteca compresa. Fa bene, perché tutto sommato è migliore come cantante che come attore, anche se in definitiva il film tiene, grazie a una Annie Belle – irriconoscibile rispetto ai ruoli erotici nei quali siamo abituati a vederla – e a un bambino nei panni del piccolo fan. Accettabile Marina Morra come amica del cuore e collega di Francesca. Da dimenticare le parti comiche, soprattutto il ridicolo sosia di Celentano, che vorrebbe far ridere ma risulta irritante. La morte della ragazza giunge repentina, al punto che non si fa in tempo a piangere, dopo un viaggio a Venezia ben fotografato da Scandariato e Fraschetti, che prima avevano immortalato Napoli. Il melodramma finale è riservato alla canzone L’ammiratrice, cantata da Nino D’Angelo in un teatro vuoto, lo stesso locale dove conobbe Francesca. Un film apologetico, un musicarello in salsa napoletana, che rispetta i ruoli della sceneggiata attualizzandola in versione giovanilistica, punendo ’o malamente che contrasta l’amore dei buoni. Irrompe il lacrima movie a distruggere il sogno. Scandariato prende come esempio Love Story e Anonimo veneziano, ma li modifica in salsa napoletana, seguendo la tradizione melodica e la sceneggiata, correggendoli in versione Nino D’Angelo movie. Ottima la colonna sonora, tipica del cinema strappacuore, così come sono rispettati i parametri di malattia, sofferenza e intensa storia d’amore. Il difetto principale è che si arriva troppo in fretta alla morte della ragazza, privando lo spettatore della necessaria tensione emotiva. Forse si tratta di un meccanismo voluto per caricare di patos l’esibizione finale di D’Angelo e la passeggiata sotto il sole con il bambino, mano nella mano.
La critica distrugge, come regola. Paolo Mereghetti (una stella): “Aggiornamento della classica sceneggiata, con D’Angelo che recita se stesso sempre alle prese con situazioni terribilmente lacrimose”. Morandini conferma la misera stella ma non spreca giudizi. Pino Farinotti assegna due stelle (condividiamo!): “Sceneggiata strappalacrime con l’amatissimo (al Sud!) nuovo reuccio”. As Chianese (Nocturno Cinema): “Film stucchevole, cucito addosso all’acneico D’Angelo come il vestito della prima comunione. Tutto stantio … siamo alla sagra dell’improvvisazione … ogni dialogo è un pretesto per cantare … troppo sornione per essere drammatico, troppo ingenuo per essere credibile”. Zero stelle, suppongo. Marco Giusti (Stracult): “Uscito nel pieno del boom dei Nino D’Angelo movie, senza il suo fedele Ninì Grassia alla regia, può vantare solo la trashissima coppia comica pugliese Nicola Pignataro – Mariolina De Fano come salvagente per il pubblico”. Giusti cita come nota di merito proprio quel che ho cercato di omettere perché imbarazzante. Aggiungiamo allora che c’era anche Nick Parisi, il primo sosia (messinese) di Celentano, ancora popolare tra i vecchi fan. Da citare anche una lunga sequenza girata al famoso laghetto con cascate di Manziana, luogo storico del cinema bis, perfetta location per una scampagnata tra innamorati.
Regia: Romano Scandariato. Soggetto: Nino D’Angelo. Sceneggiatura: Romano Scandariato. Fotografia: Silvio Fraschetti. Montaggio: Alessandro Lucidi. Assistente al Montaggio: Maria Gabriella Bonolis. Scenografia e Costumi: Luciano Calosso. Musiche: Nino D’Angelo, Franco Chiaravalle. Arrangiamento e Direzione: Franco Chiaravalle. Edizioni Musicali: Gesa Edizioni Musicali sas (Milano). Direttore di Produzione: Lamberto Pippia. Ispettore di Produzione: Gilberto Scarpellini. Aiuto Regista: Tersicore Kolosof. Segretaria di Edizione: Marisa Merci. Operatore di Macchina: Federico Del Zoppo. Assistente Operatore: Franco Fraschetti. Fotografo di Scena: Gioia Botteghi. Sarta: Marina Pistolesi. Attrezzista: Valentino Salvati. Capo Elettricista: Marcello Valesani. Capo Macchinista: Wladimiro Salvatori. Capo Gruppo: Nino Capozzi. Tecnico Audio Riprese Teatrali: Mimmo Palladino. Fonico: Moreno Nardi. Truccatore. Vittorio Biseo. Produttore: Enzo Iacuessa. Casa di Produzione: Pro. Me. C. – Produzioni Meridionali Cinematografiche. Stabilimento Sviluppo e Stampa: Augustuscolor. Pellicola: Kodak. Trasporti: Romana Trasporti. Mezzi Tecnici: Arco Due. Doppiaggio e Sincronizzazione: Idea Cinematografica. Mixage: Stefano Morandi. Interpreti: Nino D’Angelo, Annie Belle, Marina Morra, Carmine Iorio (il bambino), Vincenzo Di Troia, Enzo Berri, Gennaro Beneduce, Francesco Di Gennaro, Mariolina De Fano, Nicola Pignataro, Nick Parisi.