Le leggi razziali del 1938

Articolo di Salvatore Distefano

Già nel 1925 il fascismo aveva fatto approvare delle leggi, che furono chiamate “fascistissime”, con le quali fu superata la cosiddetta “fase legalitaria” (1922-1925) e il regime approdò a quella forma di dittatura feroce e aggressiva che rappresenterà il modello, attuato in forme ancor più aberranti, per il nazismo hitleriano e per gli altri fascismi affermatisi in Europa e nel mondo; pertanto, al contrario di ciò che continua a sostenere la storiografia ufficiale, non si trattò di un totalitarismo imperfetto, ma di un regime reazionario di massa che seminò terrore all’interno e all’esterno del paese. È pur vero che negli anni Trenta il fascismo vantò una vastissima adesione, il “fascismo regime” di De Felice, e diede vita ad alcuni aspetti che segneranno particolarmente la storia d’Italia: l’intervento dello Stato in economia con l’IRI e l’IMI, in seguito alla crisi del 1929, il tentativo di portare avanti una politica estera di grande potenza, le guerre coloniali e la costruzione dell’impero. Ma proprio in questa si legò mani e piedi alla Germania nazista e cominciò l’inizio della sua fine, purtroppo facendo precipitare nel baratro il mondo intero.

Il fascismo, in virtù del suo dominio, eliminò la libertà di stampa e di associazione, furono sciolti i partiti, vennero dati poteri enormi alla polizia segreta (OVRA), fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello stato (novembre 1926), venne eliminata la carica di sindaco ed istituito il podestà. A livello internazionale, coerentemente con la sua natura aggressiva e bellicista, scatenò la guerra d’Etiopia (1935-1936), dove fece largo uso dei gas come ha documentato lo storico Del Boca, e intervenne in Spagna sostenendo, in accordo con la Germania nazista, l’alzamiento di Francisco Franco per abbattere la repubblica democraticamente eletta.

Nel 1938 il regime mussoliniano squadernò al mondo intero la sua essenza razzistica con l’entrata in vigore delle leggi razziali, anche se nel periodo post-bellico vi fu un germinare di interpretazioni negazioniste secondo cui “Mussolini non era antisemita e fu costretto da Hitler”.

Si tratta ovviamente di un falso che non ha diritto di cittadinanza, ma affinché non ci siano dubbi diamo a questo punto la parola a Michele Sarfatti, che nel suo libro “La Shoah in Italia” (Einaudi, 2005) smonta questa posizione. Scrive Sarfatti:<< I dati storici consentono di affermare che la decisione di perseguitare gli ebrei, sebbene fosse interrelata con le altre linee di azione del governo (processo di alleanza con la Germania nazista, sviluppo di una politica razzistica indirizzata soprattutto contro gli africani, i neri e il “meticciato”, costruzione di una “dignità imperiale” e di “un carattere fascista” collettivi, strutturazione del totalitarismo, ecc.), costituì un’azione autonoma, attinente alla politica interna e non a quella estera, con motivazioni riconducibili alla crescita dell’antiebraismo nel paese, nel gruppo dirigente e in Benito Mussolini, anche a seguito dell’autonomia mostrata in più occasioni dagli ebrei. […]. In sostanza la persecuzione antiebraica fu non un atto strumentale ad altre politiche, bensì un atto che aveva prima di tutto una “finalità antiebraica”>>. E così nell’estate del ’38 “Il giornale d’Italia” pubblicò il documento di un gruppo di studiosi fascisti (sic!) chiamato Manifesto della razza, detto anche Manifesto degli scienziati razzisti, docenti nelle Università italiane e sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare (il famigerato MINCULPOP), fissò la posizione del fascismo a proposito dei problemi della razza. Citiamo alcuni passi del manifesto per far capire, soprattutto ai più giovani, il grado di abiezione raggiunto dal regime mussoliniano:

1. Le razze umane esistono.

2. Esistono grandi razze e piccole razze.

3. Il concetto di razza è un concetto puramente biologico.

4. La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà ariana.

5. È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici.

6. Esiste ormai una pura <<razza italiana>>.

7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.

8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte, gli Orientali e gli Africani dall’altra.

9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.

10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.

Il manifesto si concludeva così: “Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.”, ed era firmato da Linco Basinco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, sabato Visco, Edoardo Zavattari.

Al Manifesto fece seguito il 6 ottobre del 1938, ad opera del Gran consiglio del fascismo, la Dichiarazione sulla razza che prendeva di mira esplicitamente gli ebrei. Si tratta di un documento spregevole che evidenzia quali livelli di degrado raggiunse il nazifascismo.

Ma sembra a me altresì importante smontare un altro luogo comune a proposito del negazionismo fascista, visto che il regime mussoliniano continua a sostenere la tesi, falsa peraltro, che grazie alla sua azione fu limitata la ferocia antisemita dei nazisti.

Il Manifesto programmatico del Partito repubblicano fascista del 14 novembre 1943, tra l’altro, “addita nella continuazione della guerra a fianco della Germania e del Giappone, fino alla vittoria finale, e nella rapida ricostituzione delle Forze Armate destinate ad operare accanto ai valorosi soldati del Fueher le mete che sovrastano a qualunque altra per importanza e urgenza; […]”, manifesto che trova concrezione nel telegramma che il ministro dell’interno della Repubblica sociale italiana (che avrà continuazione nel Movimento sociale italiano, che a sua volta è la base dell’attuale partito che si chiama Fratelli d’Italia) inviò ai “Capi delle Province Libere”:

1. Tutti gli ebrei, anche se discriminati, a qualunque nazionalità appartengano, e comunque residenti nel territorio nazionale, debbono essere inviati in appositi campi di concentramento. Tutti i loro beni, mobili ed immobili, debbono essere sottoposti ad immediato sequestro, in attesa di essere confiscati nell’interesse della Repubblica Sociale Italiana, la quale li destinerà a beneficio degli indigenti sinistrati delle incursioni aeree nemiche.

2. Tutti coloro che, nati da matrimonio misto, ebbero, in applicazione delle leggi razziali italiane vigenti, il riconoscimento di appartenenza alla razza ariana, debbono essere sottoposti a speciale vigilanza degli organi di polizia.

Siano per intanto concentrati gli ebrei in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati.” Ministro Interno Guido Buffarini Guidi.

Non è chi non veda, dunque, la necessità che nel nostro paese si rimetta al centro l’antifascismo come elemento fondante della Repubblica nata dalla Resistenza e che tutta la vita sociale, culturale e politica degli italiani venga retta da tale caposaldo affinché i valori affermati dalla Costituzione del 1948 trovino piena attuazione e il fascismo non possa mai più ritornare.

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