Il 15 ottobre la liturgia della Chiesa cattolica celebra la memoria di santa Teresa di Gesù, la prima donna della Storia a cui è stato riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa.
Teresa nasce ad Avila, in Spagna, nel 1515, con il nome di Teresa de Cepeda y Ahumada. Nella sua opera a carattere autobiografico, il Libro della sua vita o Libro delle misericordie di Dio (Libro de su vida o Libro de las misericordias de Dios) ella stessa menziona alcuni particolari della sua infanzia. Nel 1522 a soli sette anni, fugge da casa col fratello: lettori di libri agiografici, di trattati devoti e di libri di cavalleria «volevano andare in terra di Mori a cercare il martirio la santità». A soli 19 anni entra nell’Ordine delle carmelitane. Dopo la prima visione (1542) la sua attività mistica e ascettica diventa sempre più intensa. Nel 1562 fonda il primo di trentadue conventi di carmelitane scalze in cui ricostruisce e restaura la primitiva regola di stretta clausura e povertà. Il suo lavoro organizzativo a favore di un’idea apostolica ed evangelica, di preghiera e di povertà fu contrastato dagli ambienti ecclesiastici tanto che Teresa d’Avila fu più volte denunciata all’Inquisizione.
Il capolavoro di santa Teresa è Il libro delle dimore o Castello interiore (1576-77), una delle opere più alte della mistica spagnola. Lo scrittore ed erudito spagnolo Marcelino Menéndez y Pelayo osserva che ella è una delle «scrittrici più piacevoli e candide che si siano mai viste al mondo».
Il misticismo – dal greco μυστικός «relativo ai misteri (pagani)», che deriva da μύστης «iniziato ai misteri» – è un’esperienza tutta interiore attestata in tutte le forme di civiltà e nelle varie religioni storiche (taoismo, induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, islam).
Il misticismo è un carattere determinante della cultura religiosa medievale. Nello spirito religioso della Controriforma – osserva il professore e critico Giulio Ferroni – il misticismo ha nuovo vigore e impulso ma in forme che si richiamano all’assetto istituzionale della Chiesa post-tridentina. Costretta a esprimersi in mezzo a controlli, costrizioni, in un mondo cupo e tetro, la mistica cattolica del Cinquecento afferma in modo originale e intenso la ricerca del dialogo diretto con Dio. Molto più che nel passato – scruta Ferroni – nella ricerca dell’estasi la mistica esalta la dimensione fisica, facendo appello ai sensi, al corpo. La mistica della Controriforma è spesso dominata da una sensualità segreta e accesa, inquietante che si avvicina all’esperienza erotica. Se si esclude il caso tutto particolare del teologo e filosofo Tommaso Campanella (1568-1639) in Italia manca una poesia mistica religiosa «rinascimentale» di alto livello eccetto alcune mistiche di grande intensità come santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) e santa Caterina de’ Ricci (1522-1589).
Il sapiente magistero spirituale e dottrinale universalmente riconosciuto in santa Teresa ha indotto papa Paolo VI a riconoscerle, il 27 settembre 1970, il titolo – per la prima volta nella storia – della prima donna Dottore della Chiesa (pochi giorni dopo, identico riconoscimento va alla nostra santa Caterina da Siena [1347-1380]).
L’evoluzione spirituale – scrive Teresa d’Avila – è simile a quella biologica: «Non ci si eleva se Dio non ci eleva».
L’irruzione di Dio nell’anima, l’«incendio d’amore», l’illuminazione di santa Teresa d’Avila, in particolare, nel Novecento ha folgorato, in particolare, due grandissime donne: Edith Stein (1891-1942) -l’allieva e assistente di Edmund Husserl, per poco tempo ed una delle prime docenti di Filosofia all’Università di Münster – e la cantante siciliana Giuni Russo (1951-2004) lanciata dal grandissimo Franco Battiato con un successo che ha segnato, Un’estate al mare, gli anni Ottanta, ma non solo. Una donna, un’artista «folgorata» dalla mistica e dalle estasi poetiche di santa Teresa che ha reso in musica con la sua inconfondibile voce nella canzone che si fa lirica: Muero porque no muero.