“Logos Zanzotto”, l’opera del grande poeta trevigiano

Articolo di Gordiano Lupi

Logos Zanzotto, opera che racconta la filosofia e il pensiero del grande poeta trevigiano, è stato proiettato a Pieve di Soligo (paese natale) in occasione del centenario della nascita di Andrea Zanzotto (10 ottobre 1921 – 18 ottobre 2011, Conegliano) e della tre giorni dedicata a un approfondimento culturale sullo scrittore. Zanzotto fu poeta del paesaggio, ci ha lasciato un’opera in versi di grande valore visivo, molto cinematografica, che racconta il suo locus amenus, il suo rifugio (vivere appartato per vivere felice), contro la modernità che soggioga e incupisce, fagocita tutto quello che sta intorno. Il paesaggio è il motore centrale dell’opera di Zanzotto, uomo legato alla sua terra – Pieve di Soligo, un paesino ai piedi delle Alpi Venete – dalla quale non si è mai allontanato se non per brevi periodi. Il suo bosco, l’acqua sorgiva, i fiumi e le montagne sono tutto quel che serve alla sua poesia, non sente il bisogno di vedere altro, traducendo in lingua umana le percezioni paesaggistiche. Il documentario racconta attraverso la voce del poeta, filmati d’epoca e brevi interviste a letterati che l’hanno conosciuto l’intera esistenza di Zanzotto, dai primi anni con il padre pittore (che influenza la sua poesia) alla Seconda Guerra Mondiale, passando per Resistenza non violenta e dopoguerra, fino agli ultimi anni di cupo dolore esistenziale. “In questo progresso che ci viene incontro non so se sono io a ingoiare o se vengo ingoiato”, afferma Zanzotto in uno dei suoi scritti contro il consumismo e l’eccessiva modernità. “Il vantaggio dei vecchi è che, anche se sbagliano, il loro errore dura poco”, conclude dopo aver parlato della natura, vista come luogo ameno, in antitesi alla catastrofe provocata da inquinamento e progresso. “La sola parola possibile da parte della natura, in epoca consumistica, è il silenzio”, afferma. E si rivolge alla natura parlando in dialetto, anche se il linguaggio dei boschi e dei monti, secondo Zanzotto, è il greco antico. La sua parola si fa suono, diventa elegia, invettiva, lamento … “Un poeta vero inventa un linguaggio, si trasforma in una voce nuova, mai udita”, dice il filosofo Cacciari. Zanzotto è poeta vero che diventa voce della natura, in un panteismo cosmico che lo vede rifugiarsi nella laguna veneta e nelle vallate boschive per osservare il mondo. “La mia divinità è la poesia”, dice sempre. Il film racconta anche gli anni universitari, la laurea in lettere con Diego Valeri (il suo vero Maestro) e una tesi sulla poesia nella prosa di Grazia Deledda; si sofferma sull’amicizia con Goffredo Parise, fratello spirituale con cui s’intende bene, fino a raggiungere una totale empatia. Zanzotto ha vissuto novant’anni di vita appartata, anche se negli ultimi tempi era molto triste, covava una sua intima disperazione, come una grigia nuvola lontana. Il documentario nasce da un’idea del regista, sostenuta dal figlio del poeta, che non dimentica di citare la collaborazione di Zanzotto ai dialoghi del film di Fellini su Casanova, girato in inglese, e il sodalizio con Nino Rota per musicare Piè piedino Valentino. Infine si parla della poesia dialettale, de Il Filò, libro di liriche che nasce dal ricordo delle riunioni contadine al termine della giornata lavorativa, mettendo in luce il ruolo di Zanzotto come poeta che nobilita il dialetto, rifiutando la modernità impetuosa. Un documentario letterario fotografato molto bene, con una colonna sonora crepuscolare e un alternarsi di immagini, testi e interviste montato a dovere. Regia ispirata.

Regia: Denis Brotto. Soggetto: Denis Brotto, Giorgio Tinazzi, Giovanni Zanzotto. Sceneggiatura: Denis Brotto. Fotografia: Federico Massa. Montaggio: Denis Brotto, Paolo Cottignola. Durata: 74’. Produzione AViLab, in collaborazione con Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari – Università degli Studi di Padova e con Gooliver Associazione Culturale. Produttore: Federico Massa. Riprese: Tommaso Brugin, Pietro Cattaneo, Diego Falconieri, Federico Massa. Assistenti alle riprese: Federico Sillo, Luca Zantomio. Color Correction: Francesco Marotta. Suono in presa diretta: Marco Zambrano, Enrico Lenarduzzi. Audio Post Production & Sound Design: Riccardo Menegon. Ricerca e selezione materiali d’archivio: Monica Bortolami, Maria Fiorina Cicero, Deborah Osto. Titolazione: Elia Favorido. Materiale tecnico: Avirent – Noleggiovideocamera. Interpreti: Marzio Breda, Massimo Cacciari, Francesco Carbognin, Paolo Cattelan, Luciano Cecchinel, Andrea Cortellessa, Stefano Dal Bianco, Giosetta Fioroni, Giorgio Tinazzi, Gian Mario Villalta, Emanuele Zinato

Related Articles