Fabrizio Canepa, un giovane capobanda che vive nel quartiere malfamato di Gaeta, riceve dal suo boss, l’ordine di uccidere Don Paolo, un prete scomodo che combatte in prima persona camorra e usura. Il ragazzo è arrestato prima di poter compiere il delitto, mentre il boss viene trovato ucciso al termine di uno scontro a fuoco con un malavitoso. Fabrizio finisce in galera, accusato di estorsioni, taglieggiamenti, spaccio di droga e violenze ai danni di commercianti. In carcere conosce meglio Don Paolo, cappellano dei detenuti, entra in confidenza con lui e nasce un rapporto di reciproca stima e comprensione. Fabrizio cambia, dopo la morte della madre, quando esce dal carcere è un uomo nuovo, che si avvicina alla chiesa e alla parrocchia di Don Paolo. La malavita tende un agguato per uccidere sia il prete che Fabrizio, subito fuori dalla chiesa, ma muore solo Don Paolo, dopo aver salvato la vita al ragazzo. Fabrizio decide di farsi prete ed entra in seminario. Passano sei anni, il ragazzo, ormai diplomato, diventa viceparroco nella chiesa che fu di Don Paolo, continuando il lavoro del predecessore, combattendo spacciatori e taglieggiatori che operano nel quartiere. Un giorno il figlio del boss Nisticò fa saltare in aria la sua auto accanto alla quale si trova un bambino che il prete aveva preso in affidamento. La morte del bambino getta nello sconforto Fabrizio, che soffre pure per Rachele, una sua vecchia fiamma, perduta in un giro di droga e prostituzione. Rachele, convinta da Nisticò, accusa Fabrizio di violenza carnale e di sfruttamento. Calunniato e abbandonato da molti parrocchiani, Don Fabrizio resiste, convinto dalla forza del perdono e della comprensione, dimostrando che si può riuscire ad amare anche il proprio nemico. Il film racconta la sconfitta indiretta che il giovane prete riesce a impartire a Nisticò, divenuto un relitto umano dopo aver ordinato la morte del figlio ribelle e aver assistito impotente all’uccisione del nipotino prediletto. La nuova malavita avanza, nei panni di Caterina Serrano e dei ricchi imprenditori, incurante di dover accumulare cadaveri eccellenti e vittime di famiglia. Finale da lacrima movie con il cuore del nipote del boss che ricomincia a battere nel petto della piccola amica malata. E il prete coraggio non ha bisogno neppure di chiedere ai ragazzi se deve restare per combattere e provarci ancora: la risposta è scontata.
Damiano Damiani (1922 – 2013) è un regista importante nel nostro cinema di genere che ha sempre ondeggiato tra alti e bassi nella sua produzione, basti pensare che ha girato capolavori come Quién sabe (1967) e Il giorno della civetta (1968) ma anche cose dimenticabili come L’angelo con la pistola (1992) e orribili cult del trash come Alex l’ariete (2000), interpretato da un duo assurdo composto da Tomba e Hunziker. In televisione ha già fatto La piovra e il genere gangster movie gli è congeniale, pure se al tempo in cui guida il set di Ama il tuo nemico ha quasi compiuto ottanta primavere. Il film mostra le cose migliori del suo stile nelle sequenze di pura azione, che siano attentati a bordo di autoambulanze lanciate in corsa nei vicoli, come autobombe che prendono fuoco, devastano e uccidono nella deflagrazione. La storia è ben sceneggiata, forse la morale è troppo semplice e i contenuti rischiano di essere didascalici, ma siamo pur sempre di fronte a un prodotto televisivo. Damiani illustra il percorso di redenzione di un piccolo gangster di Gaeta che dopo essere finito in galera abbraccia la fede, diventa prete e combatte la malavita a fianco degli umili e dei diseredati. Un buon cast, tutto sommato. Andrea Di Stefano è un inesperto protagonista, al debutto assoluto, adesso lo conosciamo come buon attore, persino regista dalle felici intuizioni (Escobar con Benicio Del Toro), ma in questo lavoro dimostra di dover ancora maturare. Cecilia Dazzi è più esperta, lo affianca come figlia di un commerciante taglieggiato che diventa sua parrocchiana, così come sono ottimi Massimo Ranieri (un sofferto Don Paolo), Mario Adorf (doppiato da Sergio Fiorentini), un giovane Claudio Santamaria e un caratterista come Angelo Infanti. Nino D’Angelo per la prima volta in carriera è alle prese con un ruolo drammatico, da compagno di cella di Fabrizio, come carcerato condannato all’ergastolo per aver ucciso la moglie tossicodipendente, in un eccesso di follia. D’Angelo presta la sua maschera sofferente a un ruolo insolito, fuori dai registri comici, interpretando un personaggio con problemi psicologici, capace di eccessi collerici e di slanci altruistici. “Io non valgo niente. Io non sono nessuno”, mormora in un sorta di delirio. Il personaggio interpretato dall’ex scugnizzo napoletano servirà a Don Paolo per insegnare a Fabrizio ad amare il suo nemico. Damiano Damiani è capace di far venire fuori il lato migliore del cantante napoletano che dimostra buone doti drammatiche, cosa che apprezzeremo con piacere anche nel crepuscolare Il cuore altrove (2003) di Pupi Avati. Ama il tuo nemico è una pellicola televisiva dal montaggio lento e compassato, mai ridondante, fotografata in esterni marini e in claustrofobici interni, molto teatrale, che a tratti assume la dimensione di un prison movie, puro cinema carcerario, alternando intensi momenti da gangster movie e camorra movie. Tutta la parte finale, caratterizzata dal duplice omicidio di figlio e nipote del boss, presenta le caratteristiche di un lacrima movie, con l’agonia del piccolo moribondo, lo strazio dei familiari, infine l’espianto del cuore che darà speranza di vita alla migliore amica. Damiani imposta la sceneggiatura tenendo conto di un discorso politico – sociale mai stonato, né invasivo, soprattutto che non rinuncia alla spettacolarità. Rapporto difficile tra padre e figlio, amori sbagliati e platonici, amicizie che si perdono e tradiscono, insomma la vita pulsa fremente lungo tutta la storia, ricca di personaggi reali, ben costruiti, ricchi di sfaccettature. Un film vero, pennellate di puro cinema nascoste sotto gli abiti popolari della fiction televisiva.
Regia: Damiano Damiani. Soggetto: Damiano Damiani, Sibilla Damiani. Sceneggiatura: Damiano Damiani, Graziano Diana. Fotografia: Sandro Grossi. Montaggio: Caludio Cutrj. Scenografia: Umberto Turco. Costumi: Enrica Barbano. Organizzazione Generale: Giulio Scanni. Produttore: Tommaso Dazzi per Nauta Film srl.. Produttori Rai: Cecilia Cope, Doriana Caputi. Casa di Produzione: Rai Cinemafiction, SDF Enterprises. Musiche: Riz Ortolani. Edizioni Musicali: Gipsy – Melodia Italiana. Durata: 101’ (due puntate). Genere: Miniserie televisiva drammatica. Interpreti: Andrea Di Stefano (Fabrizio Canepa), Cecilia Dazzi (Cecilia), Mario Adorf (Nisticò), Massimo Ranieri (Don Paolo), Romina Mondello (Rachele), Angelo Infanti (Remondino), Nino D’Angelo (Ivano), Massimo Poggio (Mauro), Gianna Giachetti (madre di Fabrizio), Franco Castellano (vescovo Ribaudo), Lea Gramsdorff (Valeria Nisticò), Tullio Sorrentino (Ombrino), Stefano Abbati (Monsignor Rea), Claudio Santamaria (Ernesto), Bruno Bilotta (Malvolti), Mafredi Aliquò (direttore del carcere minorile).
Prima TV: Rai Due, dal 9 febbraio 1999 al 11 febbraio 1999. La Miniserie ha avuto un sequel nel 2001 (Ama il tuo nemico 2), sempre diretto da Damiano Damiani.