Paolo Virzì e Francesco Bruni tengono a battesimo quattro promesse della regia italiana, sceneggiando brevi cortometraggi a tema calcistico per realizzare una commedia umana di caratteri e situazioni che riproduce la vita quotidiana. Lo spettatore si trova a riflettere sul mondo del calcio non dorato, quello delle illusioni e delle speranze, della parabola decadente, delle speranze perdute, dei sogni che non si realizzeranno. Quattro episodi che non presentano la medesima intensità ma che sono abbastanza uniformi, con il solo limite della prevedibilità e della scarsa suspense narrativa. Meglio di Maradona racconta la storia di uno scugnizzo napoletano -allenato da un mister alternativo come Nino D’Angelo – che tenta la fortuna nel settore giovanile della Juventus, ma dopo pochi giorni scappa da Villar Perosa perché insofferente alle regole. Il piccolo campione è meglio di Maradona – dice il suo mister – ma soprattutto è simile come comportamento all’idolo delle folle partenopee. Forse l’episodio più riuscito, vede un convincente Nino D’Angelo – attore maturo e naturale – nei panni di un allenatore napoletano che paga il geniale ragazzino pur di farlo giocare, fa di tutto per realizzare un sogno, infine si arrende all’evidenza. Siete il mister più grande del mondo! Dice il ragazzino. Soltanto voi mi dovete allenare. Inevitabile la replica, amara ma con un pizzico di orgoglio: Tu come Maradona tieni soltanto la capa!, risponde il mister. Ottima l’ambientazione napoletana nei quartieri popolari, tra piccoli ladruncoli che rubano di tutto e non frequentano la scuola, famiglie marginali che vivono alla giornata, partite di calcio disputate su campetti di periferia. Il saluto del mister in stazione al piccolo campione vale l’intero episodio, accennando al genere frequentato in passato dall’attore napoletano, tra il lacrimevole e il romantico. La donna del mister si svolge nel mondo del calcio femminile. Un allenatore (Ravello) succube di una madre invadente (Degli Esposti), perde la fidanzata (Rohrwacher) venuta a Roma da un paesino delle Puglie per coronare il sogno di sposarsi. Una storia di attrazione omosessuale tra una calciatrice e la ragazza e soprattutto le scarse attenzioni del futuro marito, fanno cadere il progetto. Un incontro con un ragazzo di Manfredonia che lavora a Roma potrebbe far nascere un nuovo amore, ma il regista lascia la storia in sospeso. Pure in questo segmento vediamo una calciatrice geniale poco rispettosa delle regole, come a voler significare che genio e sregolatezza vanno di pari passo. Balondór è l’episodio più debole ma presenta un personaggio realistico: l’ex calciatore che tenta di fare lo scopritore di talenti, ma va incontro a cocenti delusioni e ripetute sconfitte. Giorgio Alberti presta il volto e il dialetto milanese al fallito di turno che porta dall’Africa un piccolo clandestino, vorrebbe farlo giocare nei ragazzi del Milan contando sull’amicizia di De Nardis (Catania), ma il medico scopre che il ragazzo ha una malattia cardiaca congenita. Finale toccante con il procuratore che prima abbandona il ragazzino, esasperato per il nuovo fallimento, quindi lo ritrova mentre gioca a pallone in un campetto di periferia e cerca di farlo smettere, preoccupato per la sua salute. Il terzo portiere è molto scontato come sceneggiatura, soprattutto il finale, ma da un punto di vista tecnico è il segmento meglio girato, firmato da quel Roan Johnson, che tra i quattro autori lanciati da Virzì e Bruni ha avuto un maggior riscontro di critica e di pubblico. Ambientato a Pisa, vede un vecchio portiere come Mastandrea (che recita in vernacolo pisano) architettare una truffa ai danni della propria squadra, ma nel finale si riscatta e para il calcio di rigore che assicura la promozione in serie B. Voce fuori campo tipica dei film di Virzì, la storia è narrata dalla figlia del protagonista, un uomo separato dalla moglie, poco maturo, perennemente in bilico sulle scelte da fare. Vediamo ottime sequenze calcistiche ambientate nello stadio di Latina, parti di film mostrano l’Arena Garibaldi di Pisa, i lungarni e il centro cittadino. L’episodio fa riferimento alla piaga del calcio scommesse che vide protagonisti alcuni calciatori che scommettevano sulla sconfitta della loro squadra, facendo il possibile per provocarla. Finale rocambolesco: nonostante la prodezza del terzo portiere la squadra non viene promossa in serie B a causa del fallimento societario. La figlia dice che il padre passa ogni giorno dallo stadio per ammirare la scritta Para per noi, Barzalli!, che resta come una medaglia appuntata sul petto del vecchio calciatore.
Il film presenta una traccia musicale unitaria – il leitmotiv di Una stanza vuota, scritta da Ennio Morricone e cantata da Lisa Gastoni -, mentre il motivo su cui scorrono i titoli di coda (Santa Maria del pallone) è dei Modena City Ramblers. Molti temi della poetica di Virzì e Bruni sono presenti nei quattro episodi, pur se non sviluppati al meglio e appena abbozzati, riescono ad appassionare lo spettatore a quel lato di commedia umana dolente tanto caro al nostro miglior cinema.
Meglio di Maradona – Regia: Michele Carrillo. Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Bruni, Michele Carrillo, Paolo Virzì, Giuliano Miniati. Interpreti: Alessandro Guasco (Antimo), Nino D’Angelo (Mister), Roberto Citrà (Trivella), Giovanni Luca Izzo (Scheggia), Pietro Canestrelli (Ercolino), Bruno Gambarotta (barista), Mauro Pirovano, Julio Salvator Solinas Moreschi, Gaetano Di Vaio, Maria Rosaria Terracino, Mauro Farfuglia, Filippo Vitte, Anna Battaglia.
La donna del mister – Regia: Claudio Cupellini. Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Bruni, Claudio Cupellini, Vanessa ricciarelli, Paolo Virzì. Interpreti: Rolando Ravello (Alberto), Francesca Indudi (Francesca), Alba Rohrwacher (Laura), Piera Degli Esposti (Miranda), Anna Foglietta (Chiara), Sabrina Impacciatore (Speaker), Leonardo Maddalena, Franco Gianni, Eleonora Pippo, Lucrezia Bottiglieri, Marco Cortesi, Alessia Bellotto, Francesco Gabriele.
Balondór – Regia: Francesco Lagi. Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Lagi, Pier Paolo Picianello, paolo Virzì. Interpreti: Giorgio Alberti (Antonio), Hady Sy (Oumar), Antonio Catania (De Nardis), Emanuele Barretti (Medico), Stefano Schierini (Padre Biondo), Roberto Calipari, Gaspare Balsamo, William Pagano, Dominique Farina, Alessandro Ricci.
Il terzo portiere – Regia: Roan Johnson. Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Bruni, Frabncesco Cenni, Roan Johnson, Michele Pellegrini, Paolo Virzì. Interpreti: Valerio Mastandrea (Barzalli), Michele De Virgilio (Maraschi), Massimo Reale (Bianchini), Giulia Gozzini (Giulia), Renato Sannio (il portierino), Sergio Pierattini, Renato Sannio, Maurizio Tesei, Paola Pasqui, Marcello Marziali, Marco Conte, Guglielmo Favilla, Raffaella Lebboroni, Federica Lenzi, Chiara Lelli.
Produzione: Giuseppe Perugia. Case di Produzione: Publimedia 2000, Motorino Amaranto srl, Medusa Film. Organizzazione Generale: Marco Pistolesi. Fotografia: Massimo Lupi. Musiche: Giuseppe Napoli. Scenografia: Fabio Vitale. Costumi: Bettina Bimbi. Aiuto Regista: Milena Cocozza. Montaggio: Cristina Flamini (Meglio di Maradona), Danilo Torre (La donna del mister, Balondór), Walter Fasano (Il terzo portiere). Fonico Presa Diretta: Mauro Lazzaro. Montaggio Presa Diretta: Giuseppe D’Amato, Alessandro Peticca. Pellicola: Kodak. Brani Musicali: Una stanza vuota (Morricone/Rossi), Santa Maria del pallone (Modena City Ramblers). Distribuzione: Medusa Film.