Anziano campione di rodeo accetta di andare in Messico per recuperare il figlio adolescente del suo capo. Il ragazzino è prigioniero della madre, una criminale incallita. La donna, collusa con un cartello della droga, renderà il salvataggio difficile incaricando dei tirapiedi di recuperare Rafo impedendogli la fuga.
Clint Eastwood torna al cinema nel doppio ruolo di attore e regista in Cry Macho il suo ultimo lavoro. Dopo The Mule nessuno si sarebbe più aspettato di vedere un’icona lavorare davanti alla macchina da presa, così non è stato. Eastwood, fedele a se stesso, continua la sua riflessione sulla dignità nella microstoria americana.
Vicende di personaggi comuni che contribuiscono ogni giorno a creare l’ossatura emozionale del suo paese. Vederlo lavorare è un piacere difficilmente comparabile ad altri. Clint racconta la verità com’è, non come dovrebbe essere. Il suo approccio al cinema è privo di disonestà intellettuale e creatore di storie capaci di andare a segno giocando su sentimenti ma mai su sentimentalismi. Uno sguardo necessario su un modo di vivere dove le regole sono labili e soggettive.
La storia di Cry Macho è un viaggio di formazione ma anche una profonda epifania di un uomo che è stato, ha sbagliato e si è nascosto. Mike Milo (Eastwood) è un uomo imperfetto ma dotato di grande morale, l’incontro con il ragazzino gli da modo di ritrovare quello scopo che aveva perso sentendosi ancora pienamente vivo. Il Clint attore è ancora quel professionista che riesce a comunicare emozioni diverse con il medesimo sguardo.
Un film breve,, quasi sussurrato, diretto con usuale stile minimalista e senza alcuna tesi di fondo. Eastwood propone pensieri sulla vita senza la pretesa di insegnare nulla. Un cinema classico in grado di far assaporare mondi di gran fascino che non esistono più. La forza del regista è di aver scelto l’ennesima storia ben inserita nella realtà di un adolescente che, rimasto senza una guida, fatica a trovarsi nonostante una profonda sensibilità. Emoziona vedere questa icona muoversi sullo schermo con la naturalezza di sempre riuscendo a trasformare alcune imperfezioni in un vezzo difficilmente fastidioso, essere vero.
La sceneggiatura è essenziale, come in tutti i film di Clint, e tagliata sui personaggi che si alternano sulla scena. Ogni anima della vicenda avrebbe un mondo da raccontare ma visti i tempi ristretti del cinema moderno Cry Macho da delle pennellate di vita in cui potersi riconoscere. In sintesi un film che segna, già dal titolo, la necessità di rivedere le certezze e di non dare nulla per scontato .