Kriminal (1966) rappresenta il primo tassello della trilogia fumettistica italiana al cinema, che prosegue con Diabolik di Mario Bava (1967) e Satanik di Piero Vivarelli (1968). Umberto Lenzi si fa venire per primo l’idea di portare un fumetto noir sul grande schermo, pure se avrebbe voluto fare Satanik, ma in quel periodo l’Editoriale Corno era disposta a cedere soltanto i diritti di Kriminal. I fumetti neri italiani dei primi anni Sessanta raccontavano le gesta di criminali sadici e assassini, spesso soffuse di torbido erotismo. Se scorriamo i nomi di quei personaggi troviamo una serie interminabile di eroi negativi. Diabolik delle sorelle Giussani fu il primo a conquistare il mercato, subito dopo arrivarono: Kriminal, Satanik, Sadik, Demoniak, Mister X, Fantax, Killing e molti altri. Tutti geni del male dispensatori di morte, mascherati di nero, vestiti da scheletro, veri e propri simboli di una diffusa voglia di trasgressione. Erano fumetti in bianco e nero, graficamente poveri, stampati su carta pessima e in un formato che permetteva appena due vignette per pagina. Le storie derivavano dal feuilleton francese e dai gialli di Edgar Wallace come Il teschio di Londra (Kriminal è figlio di quel romanzo). Si trattava di fumetti che facevano infuriare i moralisti, che scatenarono una crociata di benpensanti e di censori contro certe pubblicazioni. I ragazzi degli anni Sessanta amavano Diabolik, Kriminal e Satanik, almeno quanto i loro genitori li detestavano, perché la lettera kappa era sinonimo di vietato, di fumetto altamente diseducativo.
Il fumetto di Kriminal nasce sulla scia del successo di Diabolik, ma ha una sua originalità perché opera a Londra e non è inserito in un universo fantastico. Kriminal è un criminale realistico e spietato, vera e propria personificazione di orrore e male assoluto sin dal costume a forma di scheletro. Il personaggio si propone come ben più duro e violento di Diabolik, anche perché è un eroe tormentato. Anthony Logan diventa criminale per vendicare il padre, morto disperato e in miseria dopo essere stato truffato dai soci che Kriminal eliminerà uno dopo l’altro. Le avventure di Kriminal si svolgono sullo sfondo di un mondo dominato dal cinismo e dalla corruzione. “Ci sono molti modi di morire. Il peggiore è morire dentro e restare vivi fuori”, dirà Kriminal in una delle prime avventure, parlando di se stesso. Uno dei primi albi di Kriminal fu addirittura sequestrato dalla magistratura per colpa dei disegni che mostrano i particolari delle mutandine di alcune ragazze. Il fumetto nero era vittima di repressioni e censure ma diventava sempre più popolare, anche se doveva subire la scritta in copertina: fumetto per adulti. Il cinema non poteva perdere l’occasione di portare questi perso-naggi sul grande schermo, anche se non era facile rappresentare le stesse atmosfere di violenza e di sadismo. Nel 1965 uscì una parodia di Sadik, un supercriminale in calzamaglia nera, realizzata da Walter Chiari nel diver-tente Thrilling (episodio Sadik, diretto da Gianluigi Polidoro). Niente di serio, però, c’era solo un marito costretto a travestirsi da Sadik per attirare l’attenzione di una moglie appassionata di fumetti neri. Per la prima volta si vedono le nuvolette disegnate e si realizza un connubio tra fumetto e cinema, che tornerà nella parte finale del Kriminal di Lenzi.
Kriminal è importante perché Umberto Lenzi inaugura un genere che in Italia non avrà molti continuatori. Il film ricavato da un fumetto popolare è una moda statunitense, soprattutto contemporanea, che riguarda il mondo dei supereroi ed è realizzata con grande sfoggio di effetti speciali. In Italia non eravamo (e non siamo) attrezzati per progetti di questo tipo, anche se l’inventiva di alcuni artigiani del cinema di genere ha prodotto dignitosi lavori legati ai fumetti più conosciuti. Adesso Il ragazzo invisibile di Salvatores (uscito in due fiilm) e Lo chiamavano Jeeg Robot sembrano poter invertire questa tendenza, ma il nostro cinema spettacolare è ancora lontano da diventare industria.
Kriminal è una produzione italo spagnola (Filmes di Roma, Estela e Co-percines di Madrid) debitrice per il soggetto da un’idea originale di Max Bunker (Luciano Secchi), autore del personaggio pubblicato dall’Editoriale Corno. Umberto Lenzi nella trasposizione cinematografica fa tutto da solo e inventa una storia dal taglio ironico, che non viene condivisa dalla casa editrice. Max Bunker ha detto in un’intervista rilasciata a Ferdinando Carcavallo per la webzine Kinemazone 2.0: “I produttori di Kriminal vedevano i personaggi solo ed esclusivamente nell’ottica drammatica. L’ironia non era affatto gradita. Inoltre io ero molto giovane e non avevo grandi possibilità di trattativa”. Non mi pare che il Kriminal di Lenzi manchi di ironia, se è vero che il fumetto viene in parte tradito, questo accade per stemperare il lato drammatico, sadico ed erotico del personaggio. Umberto Lenzi mi ha confidato: “Luciano Secchi non ha partecipato alla stesura del soggetto e della sceneggiatura, che sono miei originali, e non ripresi dai suoi fumetti. Il film a me piace. Mi sono anche ritagliato una piccola partecipazione: sono il tizio con occhiali scuri e giornale che in un angolo di Londra spia Kriminal e poi lo insegue con altri poliziotti in borghese dentro un capannone. Scrissi anche la storia per il sequel, ma poi abbandonai il progetto per girare Attentato ai tre grandi con la Pea, che considero uno dei miei migliori film, tra l’altro ispirato a un fatto storico imprescindibile, la conferenza interal-leata di Casablanca del 20-24 Gennaio 1943, che stabilì per l’Italia la resa senza condizioni”.
Tornando a Kriminal c’è da dire che dirige la fotografia Angelo Lotti, il montaggio è di Jolanda Benvenuti e Antonio Jimeno, mentre le musiche so-no di Raymond Full e Roberto Pregadio. Scenografie di Jaime Perez Cubero e José Luis Galicia. Interpreti: Glenn Saxson (Kriminal), Helga Liné (Inge e Trude), Andrea Bosic (ispettore Milton), Ivano Staccioli (Alex Lafont), Esmeralda Ruspoli (Lady Gold), Dante Posani (Frank), Franco Fantasia (Mourad), Susan Baker (Margie Sawn), Armando Calvo (Kendar), Mary Arden (Gloria Farr), Mirella Pamphili e Umberto Raho. I titoli di testa al-ternano scene del film, parti di un cineromanzo su Kriminal e i fumetti di-segnati da Magnus (Roberto Raviola), anticipando una soluzione simile adottata da George A. Romero in Creepshow (1983). Il film si sviluppa con la trama di un giallo velato da poche spruzzatine sexy, pure se il fumetto era più nero e concedeva maggiore spazio alle bellezze femminili.
Kriminal sta per essere impiccato per aver rubato la corona d’Inghilterra, ma la corda si spezza, il criminale scappa travestito da poliziotto e si fa bef-fe dell’ispettore Milton che aveva favorito la fuga per recuperare la refurtiva. Non solo, Kriminal restituisce la corona perché non saprebbe come venderla e nessun ricettatore la vorrebbe. La storia procede con il piano di Lady Gold per riscuotere il premio assicurativo dopo un finto furto di gioielli. Entrano in scena le belle gemelle Inge e Rude (la stessa attrice Helga Liné con un trucco scenico) che simulano una rapina compiuta da Kri-minal. Ne consegue che Kriminal ricatta Lady Gold, finge di innamorarsi di lei, infine la uccide nella sauna prima di essere lui a fare una brutta fine. Kriminal prosegue la caccia ai diamanti in Spagna, dove segue le tracce di Trude (che viene uccisa per errore), e poi a Istanbul sulle orme di Inge che manda avanti una casa da gioco. Kriminal fa innamorare Inge e rende geloso il compagno Alex Lafont, un ottimo Ivano Staccioli nella consueta rap-presentazione del cattivo. Si scopre che i gioielli sono nelle mani di Alex che li conserva in una cassetta di sicurezza: Kriminal e Inge decidono di rubarli e di sostituirli con zirconi. Kriminal viene braccato dall’ispettore Milton, ma lui riesce a far credere alla polizia locale che Milton è solo un pazzo che pensa di essere un poliziotto e scappa ancora. Finisce dentro il povero ispettore. Kriminal sostituisce la schiuma da barba del povero Alex con un tubetto di vetriolo e il rivale finisce sfigurato all’ospedale. Alex viene fascia-to con delle bende e non si vede mai il suo volto, ma dati i tempi non era pensabile mostrarlo. Inge fa il doppio gioco con un amico, intanto Kriminal si libera di Alex con un trucco molto abile, lo uccide e prende la sua identità. Kriminal si fa passare per Alex con la testa fasciata (per via delle ferite al vetriolo) e ruba i diamanti dalla cassetta di sicurezza. L’ispettore è convinto che Kriminal sia morto e cerca soltanto Alex, ma alla fine scopre il trucco per mezzo di foto scattate da una macchina nascosta. Kriminal fugge in auto, poi fora una gomma e si accontenta del treno, infine perde i diamanti che finiscono nel fiume. Il finale è ancora più sorprendente: Kriminal incontra una bella bionda con le gambe messe in evidenza da una minigonna che gli offre un passaggio. Purtroppo per lui si tratta di Gloria Farr (un’affascinante Mary Arden), la fidanzata dell’ispettore Milton, che si fin-ge innamorata e mentre lo bacia estrae la pistola per arrestarlo. Un finale atipico per Kriminal, eroe negativo per eccellenza che nei fumetti si fa sempre beffe della polizia. Il finale positivo viene pensato per addolcire il contenuto del film e per evitare l’intervento della censura che spesso si accaniva sul fumetto di Magnus e Bunker.
Kriminal è un giallo ben fatto, dotato di molta suspense e parecchi colpi di scena, che si sviluppa secondo i canoni di una storia alla James Bond. Il film gode di un buon budget, una delle cose migliori sono le location dove si svolge l’azione, ben ricostruite e riprese dal regista nei momenti salienti della vita cittadina. Si comincia con una Londra immortalata con realismo e la fotografia sul Tamigi, Buckingam Palace, gli autobus rossi a due piani, le tipiche abitazioni inglesi e la Torre con l’orologio. Si prosegue con la Spagna e una bella sequenza di corrida girata nella plaza de toros, per finire con una festa dove gli invitati parlano spagnolo e alcuni esterni per le strade di Madrid. La parte più bella da un punto di vista cinematografico è girata a Istanbul con una fotografia eccellente, sottolineata da una suadente musica turca. Istanbul è ritratta nelle scene di vita quotidiana: il mercato, le case cadenti, l’intonaco screpolato da salmastro e incuria, il popolo, i negozi, le moschee, il porto sul Bosforo con le navi che si incrociano. Per non parlare delle vedute aeree di una delle città più affascinanti del Mediterraneo, la vera porta di Oriente. Ricordiamo con piacere Kriminal a bordo di una decappottabile che vaga per le strade di Istanbul, città di confine descritta con dovizia di particolari.
Un altro aspetto positivo sono le scene d’azione e le sequenze di taglio poliziesco che per Lenzi rappresentano un vero marchio d’autore. Tutte le parti dove ci sono attori in movimento e scene di pura azione sono da ricordare, come l’ottima uccisione nella sauna di Lady Gold tra getti di vapore per simulare una crisi cardiaca. Da citare anche lo scoppio di una bomba a orologeria nello studio dell’ispettore Milton (un impostato Andrea Bosic), realizzato con cura e precisione di particolari. Non mancano sequenze a ba-se di scazzottate tra protagonisti, tutte ben fatte, credibili e realistiche. Indimenticabile la sequenza nel mare di Istanbul con il gelosissimo Alex che tenta di uccidere Kriminal mentre si dedica allo sci acquatico. Una parte acrobatica molto buona mostra due barche che si incrociano mentre le controfigure degli attori cadono in mare. Ottime le sequenze con Kriminal che scala un palazzo, si butta dal terrazzo e fugge nella notte, mentre nel finale una lunga parte sul treno ricorda i migliori film di 007. Kriminal salta da un ponte e finisce su un treno, a bordo del quale apprezziamo una volta di più la perizia di Lenzi nel descrivere con realismo la location turca. Il treno è composto di scompartimenti scalcinati, la gente che lo affolla è povera e malmessa, le stazioni sono cadenti, la ferrovia pure. Ottime le scene d’azione con Kriminal che corre sul tetto della littorina e poi si getta nella scarpata.
Bava era il regista ideale per Diabolik, per gli effetti speciali realizzati con modellini, auto truccate e grotte artificiali. Lenzi è il regista adatto per Kriminal, proprio perché si tratta di girare un poliziesco, un giallo venato di erotismo, un thriller ad alta tensione che deve alternare frequenti colpi di scena.
Glenn Saxson è un ottimo Kriminal, biondo e atletico, impermeabile bianco, sguardo glaciale, ben impostato, credibile come ladro spietato e amante insaziabile. Il costume da scheletro che sfoggia quando entra in azione è abbastanza simile a quello dei fumetti. Le parti erotiche che lo ve-dono insieme alla ex moglie Susan Baker (Margie Sawn), con Esmeralda Ruspoli (Lady Gold) e soprattutto con Helga Liné (Inge e Trude) sono molto castigate, ma per i tempi sufficientemente spinte. Al massimo vediamo un paio di gambe della Liné che sbucano fuori dalle lenzuola dopo un rapporto sessuale appena intuito. Certo, il fumetto prometteva di più sotto l’aspetto erotico e come scene di violenza, ma l’impostazione voluta dal re-gista si muove secondo canoni di originalità.
Il fumetto di Kriminal e pure il film produssero un fotoromanzo di pura imitazione intitolato Killing scritto da Luigi Naviglio, una sorta di plagio diretto da Rosario Borelli e interpretato da Gabriella Giorgelli, Erna Shurer, Paul Muller e Rick Battaglia. Su questo fumetto si gettarono a pesce i registi turchi che realizzarono una decina di film apocrifi e non autorizzati. Tra tutti citiamo Kilink Istambul’da di Ylmaz Atadeniz, ma confesso di non averlo mai visto e di aver recuperato la notizia nel prezioso dossier di Noc-turno dedicato ai film tratti dai fumetti (articoli a firma di Manlio Gomara-sca, Davide Pulici e Roberto Curti). Un fenomeno simile accadde con Zagor e con il Comandante Mark che generarono diversi film diretti da Nisan Hanceryan e Tunc Basaran.
Antonio Tentori e Antonio Bruschini hanno scritto: “Kriminal è un giallo avventuroso con un pizzico di erotismo caratterizzato da una fitta trama di doppi giochi, omicidi e colpi di scena. Lenzi lo dirige con piglio sicuro, con-ferisce al film il ritmo giusto, equilibrando suspense e umorismo”.
Paolo Mereghetti concede al film solo una stella e mezza: “Il fumetto ne-ro creato nel 1964 da Magnus e Bunker viene portato sullo schermo in un filmetto godibile, che però ne smussa le asperità grottesche: Lenzi – anche sceneggiatore – non coglie la velenosa cattiveria del criminale in calzama-glia da scheletro (qui ridotta a un brutto costumino giallo-nero), trasfor-mandolo in un aitante clone di Arsenio Lupin a spasso per il Mediterraneo. Goffo il finale a fumetti”.
Marco Giusti (Stracult): “Primo Kriminal, diretto da Umberto Lenzi con poca inventiva, ma con consumato mestiere. Inoltre il cast non è il massimo e Lenzi si muove con molta fedeltà al fumetto, almeno per quel che riguar-da il suo protagonista”. Non condividiamo. La sceneggiatura è del tutto originale e conserva poco del Kriminal di Luciano Secchi. Mereghetti è condivisibile quando parla di un Kriminal godibile e modificato in una sor-ta di Arsenio Lupin, meno sadico e duro del personaggio al quale i lettori erano abituati. Il film ha ritmo ed è divertente, ma si tratta di un giallo av-venturoso che non rischia mai sul fronte censura. Lenzi evita con cura di calcare la mano sulle scene di violenza che invece erano una caratteristica peculiare del fumetto. Il finale a fumetti è molto originale, riporta alle ori-gini del personaggio, per far capire da dove viene la storia di Kriminal.
Kriminal riscuote un tale successo di pubblico che viene chiesto a Lenzi di girarne il sequel e di dirigere un film su Satanik. Il regista maremmano rifiuta entrambe le proposte perché è impegnato in altri progetti, per questo Il marchio di Kriminal esce nel 1967 per la regia di Fernando Cerchio. Il soggetto e la sceneggiatura sono comunque di Umberto Lenzi, pure se i ti-toli di testa parlano di Max Bunker ed Eduardo M. Brochero. Il sequel è in-terpretato da un cast molto simile ed è più vicino allo spirito dei fumetti, ma riscuote meno successo del primo film. Cerchio non ha la stessa classe di Lenzi, soprattutto non si trova molto a suo agio con il genere poliziesco. Nel 1966 esce Mister X di Piero Vivarelli (si firma Donald Murray), altro film che porta sullo schermo un fumetto nero. Mister X non è un criminale violento ed è più facile adattarlo alle esigenze del cinema senza pericoli di censura. Si tratta di un ladro gentiluomo stile Arsenio Lupin che presenta la caratteristica di colpire mascherato con una calzamaglia nera simile a quel-la di Diabolik. Satanik giunge sul grande schermo nel 1968 per opera di Piero Vivarelli, ma pure in questo caso il regista omette molti elementi orrorifici ed erotici che erano il sale del personaggio. Satanik è interpreta dall’affascinante attrice polacca Magda Konopka che ben impersona un’eroina sexy nata dalle ceneri della vecchia Marnie Bannister. Il film di Vivarelli riscosse un successo sbalorditivo di pubblico che fruttò un incasso di centocinquantasei milioni di lire. Mario Bava portò al cinema Diabolik nel 1968, ma anche qui il lato sadico e violento del personaggio fu omesso per realizzare un film pop e psichedelico ricco di effetti speciali. John Phillip Law come Diabolik non era il massimo mentre Marisa Mell era una conturbante Eva Kant. Il film di Bava ebbe una sorta di parodia con Arriva Dorellik, scritto da Castellano e Pipolo e diretto da Steno. Per completare il quadro dei film italiani tratti dai fumetti possiamo citare il raffinato Baba Yaga di Corrado Farina (1973), che portò sul grande schermo la Valentina di Crepax. Valentina tornò in video con la serie televisiva prodotta da Me-diaset che ebbe un buon successo. Per citare altri film italiani ispirati ai fu-metti possiamo pensare a Sturmtruppen di Salvatore Samperi (1976), Kakkientruppen di Marino Girolami (1977), Tex e il signore degli abissi di Duccio Tessari (1985), Non chiamarmi Omar di Sergio Staino (1992), Dellamorte Dellamore di Michele Soavi (1994) e Zora la vampira dei Manetti Bros (2000).