Nella giornata di oggi, 27 gennaio 2022, ricordiamo il centenario della morte di Giovanni Verga, il maggiore scrittore, insieme ad Alessandro Manzoni di tutto l’Ottocento italiano, uno dei massimi autori della letteratura europea.
L’originalità della posizione ideologica, la potenza realistica, l’ardimento della tecnica narrativa -docet il professore e critico letterario Giuseppe Petronio – fanno dell’opera letteraria verghiana l’espressione più alta, a livello europeo, della Letteratura italiana della seconda metà dell’Ottocento.
Nei miei giovanili anni liceali e poi universitari ho avuto il dono di potermi accostare alle «voci», ai «suoni» dell’opera di Giovanni Verga grazie, soprattutto, a due autorevoli e fondamentali «figure»: la professoressa Concetta Grego Lanza, a quei tempi, dirigente del Liceo Classico di Adrano dedicato appunto a «G. Verga», e il professore Paolo Mario Sipala, a quei tempi, anche Presidente del Comitato di Catania della Società Dante Alighieri, un acuto studioso di tanti e diversi autori siciliani (Luigi Capuana, Federico De Roberto [siciliano d’adozione!], Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, ecc.).
Tutta l’opera di Verga ha contribuito e contribuisce a “costruire” la nostra cultura di italiani e di europei. I suoi numerosi romanzi (da Una peccatrice, Storia di una capinera, Eva, la novella Nedda, le novelle racchiuse in Vita dei campi, i Malavoglia, Mastro don Gesualdo ecc..) rielaborano con potente originalità temi fondamentali come la «lotta per la vita, la logica e gli interessi dell’utile, dell’egoismo» (N. Borsellino, Storia di Verga) che vivono, dialogano, animano i destini, le vite dei protagonisti dei racconti verghiani ma anche quelle delle nostre comunità.
L’opera di Verga ritrae le trasformazioni del nostro Paese alla fine dell’Ottocento. Essa è il ritratto a tinte forti della vita italiana moderna.
Giovanni Verga – osserva con acume il critico letterario Nino Borsellino – individua e analizza l’umanità condizionata dal bisogno, dall’avidità del denaro, della «roba». Un’umanità condannata alla solitudine.
Confrontarci oggi con le pagine di Verga, ascoltarne la voce può essere e sarà un’azione «terapeutica» di non rassegnazione ma di lotta e di resistenza in questo confuso tempo di trasformazioni e innovazioni.