La ragazza con la pistola è un film importante per Mario Monicelli che perfeziona i canoni della commedia all’italiana, ma lo è molto di più per Monica Vitti, alla prima esperienza convincente come attrice comica. Monicelli imprime una sterzata alla carriera della brava attrice romana, fino a quel momento impegnata soprattutto in ruoli drammatici sotto la guida di Michelangelo Antonioni. Luciano Salce (Ti ho sposato per allegria) e Pasquale Festa Campanile (La cintura di castità) avevano già intuito le capacità comiche di Monica Vitti, ma Mario Monicelli la impiega in un ruolo da protagonista che convince pubblico e critica. Il regista toscano dieci anni prima aveva compiuto identica operazione con Vittorio Gassman e anche questa volta lancia un’attrice che diventerà una colonna della commedia all’italiana. La ragazza con la pistola fa incetta di premi, quasi tutti assegnati a Monica Vitti, ma viene candidato pure all’Oscar come miglior pellicola straniera.
Vediamo la trama. Assunta Patanè (Vitti) è una giovane siciliana sedotta e abbandonata da Vincenzo Macaluso (Giuffrè), che per non assumersi le sue responsabilità fugge in Scozia. Assunta è la tipica donna siciliana, tutta casa e onore, impugna una pistola, parte alla volta del Regno Unito per vendicarsi. A questo punto comincia una pellicola on the road per le strade della Gran Bretagna, a caccia del traditore, tra ristoranti, pub e famiglie britanniche tradizionali. L’uomo evita la vendetta facendosi credere morto, mentre la donna conosce un giocatore di rugby, un omosessuale insicuro e un medico che la fa innamorare. Assunta tenta di uccidere Vincenzo quando scopre che è ancora vivo, ma il colpo di pistola ferisce la sua amante. Il carattere di Assunta cambia grazie all’amore di un medico britannico che la introduce in un mondo nuovo, meno legato alla tradizione. Poco a poco la ragazza riesce a concepire il divorzio, l’indipendenza e la libertà; decide di vivere Londra e di lavorare nel mondo della pubblicità. Il ritorno di Vincenzo, che vorrebbe sposare una donna della sua terra, non riesce a farle fa cambiare idea, anzi, serve a consumare una vendetta da donna libera. Assunta molla l’uomo dopo averlo sedotto, proprio come aveva fatto lui alcuni anni prima, in Sicilia. Vincenzo resta a Brighton, convinto che Assunta sia una bottana, mentre lei raggiunge il medico inglese nell’isola di Jersey.
Monica Vitti è straordinaria interprete dello stereotipo della siciliana gelosa, legata alle usanze della sua terra, ma che riesce ad aprirsi alle novità. Alcune battute indimenticabili: “Sola in casa con un uomo non ci sto”, “Tu uomo, io donna e tu guardi la tivù”, “L’uomo è uomo e ci deve provare, ma la donna è donna e si deve difendere”. Monicelli, con la collaborazione di Sonego e Magni, tratteggia un ritratto credibile delle differenze culturali tra due mondi, ponendo l’accento sulle istanze femministe e rivoluzionarie che stanno modificando la società. La fotografia inglese e sicula di Carlo De Palma è straordinaria. Le sequenze oniriche ambientate in Italia sono girate in Puglia, nella suggestiva cornice di Polignano a Mare e di Conversano. La parte britannica si svolge in Scozia, a Edimburgo, ma anche a Londra, Sheffield, Bath e Brighton. La scena finale della pellicola con Vincenzo che insegue la donna e afferma: Bottana eri e bottana sei rimasta, viene girata nel porto di Ancona. Apprezziamo sequenze di archeologia industriale britannica, porti ventosi, partite di rugby, flashback siculi con donne vestite di nero, comicità slapstick che trasforma la commedia in farsa. Il tema da dibattere è il delitto d’onore, ma anche il carattere della donna sicula (“Non è normale sposare una donna che è già stata con un altro uomo”, dice Assunta) e degli uomini meridionali legati alla tradizione (“Se mi vuoi bene, in casa devi stare”, afferma Vincenzo). Il medico inglese è un ottimo Stanley Baker, anche se alcune battute che gli assegna il copione sono troppo didascaliche: “Sei indegna di vivere tra gente civile”, “Doma i tuoi istinti da selvaggia”, “Tu stai bene in una caverna”. Carin Redgrave, fratello della ben più nota Vanessa, è il ragazzo gay, uno degli amori sbagliati di Assunta. Ricordiamo anche Anthony Booth, il giovane che accoglie Assunta a Sheffield. Mal dei Primitives non fa parte del cast, ma canta alcune canzoni della colonna sonora. Carlo Giuffrè è bravissimo come seduttore siculo che considera le donne semplici oggetti, pure lui lanciato da Monicelli nel ruolo della sua vita, che replicherà in un numero incalcolabile di commedie, anche minori. Tiberio Murgia e Aldo Puglisi, i due picciotti che comunicano la finta morte, sono due perfette macchiette sicule. Le parti migliori del film sono i piani sequenza, le visioni oniriche che riportano la ragazza nel paese natio, vestita da donna perduta, per sottoporsi al giudizio dei compaesani. I paesaggi britannici godono di una fotografia fantastica, tra cimiteri sul mare e bianche scogliere.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle e mezzo): “Commedia all’italiana pre-sessantotto che riutilizza macchiette e stereotipi inneggiando all’emancipazione. Fizzante e via via sempre meno prevedibile, ha il suo punto di forza nel catapultare la siciliana assetata di vendetta nella Swinging London anni Sessanta, dando al personaggio una nuova dignità”. Morando Morandini (due stelle per la critica, tre stelle per il pubblico): “Commedia all’italiana in trasferta inglese. Confezione di lusso, sostanza da avanspettacolo, caricaturale più che satirica, con una bieca insistenza sui più vieti luoghi comuni del Sud”. Tre stelle per Pino Farinotti, che non motiva, ma assegna la valutazione corretta a un film che diverte e non rinuncia a far pensare.
.Regia: Mario Monicelli. Soggetto: Rodolfo Sonego. Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Luigi Magni. Fotografia: Carlo Di Palma. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Scenografia: Giorgio Desideri. Costumi: Maurizio Chiari. Musiche: Peppino De Luca. Produttore: Gianni Hecht Lucari per la Documento Film. Produzione: Italia/ Gran Bretagna. Durata: 102’. Genere: Commedia. Interpreti: Monica Vitti, Stanley Baker (doppiato da Sergio Rossi), Carlo Giuffrè, Corin Redgrave, Anthony Booth, Dominic Allan, Deborah Stanford, Catherine Feller, Helen Downing, Stefano Satta Flores, Tiberio Murgia, Aldo Puglisi (doppiato da Pino Caruso). Premi: Monica Vitti, migliore attrice al Festival di San Sebastian (1968); David di Donatello 1969: Monica Vitti (migliore attrice) e miglior produzione; Nastro d’Argento 1969 a Monica Vitti, migliore attrice.