Ciao a tutti, come state?
Mah, non c’è male, grazie.
Allora: I Maneskin ospiti ok Damiano ha pianto, Cremonini te prego non appoggiare così tanto i pezzi e tieni le note però sei forte, oh a me Amadeus piace bravo pure le giacche bellebelle, i vestiti di Orietta Berti, Grignani Johnny Depp ahahah, l’entusiasmo dei vincitori.Adesso che ci siamo tolti il fardello del parlare di queste cose, possiamo iniziare ad analizzare una per una le varie canzoni in gara alla settantaduesima edizione del Festival Di Sanremo che stavolta ho persino un po’ visto! (ovviamente, in ordine di classifica).
1) Mahmood & Blanco – Brividi
Falsetti come se piovessero. Prepariamoci spiritualmente a un’orda di giornalisti e “critici” che si reinventeranno fan di Blanco. Pezzo bello, emozionante, interpretato benissimo. Mahmood è, attualmente, una delle realtà più interessanti del pop italiano, a Blanco diamo il giusto tempo per maturare artisticamente prima di giudicare.
Ah, ricordatevi sempre: piuttosto che Adinolfi è meglio piuttosto.
VOTO: 8,5
2) Elisa – O Forse Sei Tu
C’è poco da dire, canzone perfetta.
Elisa in forma come non si vedeva da anni, testo e musica trascendentali. Per ampio margine, il brano più bello tra tutti quelli in gara.
VOTO: 9+
3) Gianni Morandi – Apri Tutte Le Porte
Appello: fatemi sapere se anche le vostre madri la stanno cantando da quando è iniziato il festival. È importante, grazie.
Prendi uno scanzonato ragazzino bolognese del ‘44 e un inguaribile allegrone romano del ‘66 e chiudili in una stanza con del vino (sì sì, sono convinto ci fosse del vino. Rosso, credo). Questo è il risultato! Brano simpatico e spensierato in grado di strappare più di un sorriso. Tuttavia, non all’altezza dei primi due se mi sente mia mamNO MAMMA SCHERZAVO SÌ DOVEVA VINCERE VIVA MORANDI.
VOTO: 6,5
4) Irama – Ovunque Sarai
Brano indubbiamente tradizionale ma ben eseguito. Arrangiamento ordinato e piacevole, Irama ha un bel timbro ed è migliorato anche a livello di intonazione, senza autotune (almeno live) e altri gingilli.
Il testo si ripete un po’ troppo (essesarò essesarai) ma il pezzo è piacevole.
VOTO: 7-
5) Sangiovanni – Farfalle
Sangiovanni è un hitmaker APRITI CIELO FAMMI SPIEGARE.
Il pezzo ha un sound coinvolgente e che strizza l’occhio a un certo pop radiofonico internazionale, seppur lui sbiascichi come un settantaduenne in bocciofila dopo il terzo giro di bianchini. Entra in testa subito ma non ci resta, tutto piuttosto normale. Sufficiente, nulla più.
VOTO: 6
6) Emma – Ogni Volta È Così
Vabbo’ sì, classica canzone di Emma Marrone, l’amore. Nulla di giusto, nulla di sbagliato, avanti il prossimo.
VOTO: 6-
7) La Rappresentante Di Lista – Ciao Ciao
Salutare! (Pa pa pappa parapapà) Nuotare! (Pa papàppaparapappà) Autostop! Bah, musicalmente un onesto pop funkettone. A livello lirico, al di là di ogni interpretazione, il pezzo scade in fretta nel ballo di gruppo, diventando un tormentone radiofonico che avrà l’unica utilità di tormentare mamme col suv e con figli annoiati da portare a scuola. Inoltre, prova vocale non esattamente eccelsa ma c’è di peggio vero Tananai stai buono che arrivo anche da te.
VOTO: 5,5
8) Massimo Ranieri – Lettera Di Là Dal Mare
Ed è subito Sanremo 1965. Però ineccepibile, canzone d’autore dal sapore retrò, intensa e MOLTO italica.
VOTO: 7
9) Dargen D’Amico – Dove Si Balla
Artista eclettico, sempre unico e misterioso. “Dove si balla” fonde il rap d’autore a cui l’artista ci ha abituato nell’ultima decade con le casse dritte della musica pop dance, riuscendo a far ballare il pubblico dell’Ariston (che tra l’altro vedendo orde di signorine sui settant’anni ipnotizzate da D’Amico ho temuto il peggio) e offrendo un testo ricco di spunti, divertente e mai banale. Classic JD.
VOTO: 7
10) Michele Bravi – Inverno Dei Fiori
Tra le vocalità più particolari nel panorama musicale nostrano, caratterizzata da un graffio tanto spinoso quanto penetrante. Michele Bravi propone un pop d’autore moderno, raffinato negli arrangiamenti e profondo nella scrittura. Uno dei testi più belli tra quelli in gara. Decisamente troppo indietro in classifica.
VOTO: 7,5
11) Matteo Romano – Virale
Arrangiamento molto classico (archi e compagnia bella) ma tuttavia gradevole. La linea melodica del cantato segue un po’ la tendenza urban lanciata dai vari tha Supreme, Blanco, Mahmood ecc., ossia tanti svolazzi (spesso anche evitabili) e range di estensione molto ampi, e la fonde con un cantautorato pop più canonico e nostrano. Ascoltabile, ma non lascia nulla.
VOTO: 6
12) Fabrizio Moro – Sei Tu
Il gioco di oggi è: nomina un artista più scontato e ripetitivo di Fabrizio Moro. Incredibile come questo cantautore stia proponendo la stessa canzone da dieci anni, continuando anche a riscontrare un discreto successo commerciale. Solito testo motivazionale un giorno ce la farai credici oddio basta teprego, solita progressione armonica e (soprattutto) solita linea vocale prima piano poi forte poi di nuovo piano e così via DA DIECI ANNI. Wake me up when Fabrizio Moro farà qualcosa di diverso.
VOTO: 4,5
13) Aka 7even – Perfetta Così
Manuale su come scrivere una canzone pop commerciale brutta, la fiera della banalità.
VOTO: 4,5
14) Achille Lauro – Domenica
Eh, praticamente Rolls Royce però Lauro dice “Domenica” al posto di “Rolls Royce”. Pezzo parecchio scontato, nulla di che. Divertente e piacevole la partecipazione dell’Harlem Gospel Choir ma forse quest’anno sarebbe stato il caso di portare qualcosa di diverso.
VOTO: 6+
P.S. Miglioratissimo nell’intonazione, comunque. La sensibilità lo porterà lontano, la lettera scritta per la Berté spacca il cuore in due.
15) Noemi – Ti Amo Non Lo So Dire
Coraggioso cambio di direzione rispetto al 2021 con Glicine. Brano con più anime in cui coesistono il ritmo vitale del cuore e la dolcezza amara della malinconia (va che metafore che ti snocciolo sembro quasi un critico vero). Piacevole, ben interpretata e carica di una bella progressione.
VOTO: 7
16) Ditonellapiaga & Rettore – Chimica
Elettro-pop ultratamarro. Ditonellapiaga e Rettore (che tra l’altro è pettinata come Brian May dite di no se avete il coraggio) propongono un pezzo tamarro, anche divertente (oltre che tamarro) ma che paga un ritornello troppo scontato e tamarro. Tamarro in senso buono eh… quantomeno, non in senso cattivo. Il brano rende decisamente più in studio che live.
VOTO: 6,5
17) Rkomi – Insuperabile
Prima cosa: Amadeus ha pronunciato giusto “Rkomi” già la prima sera grande Ama sapevo che potevamo fidarci di te. Seconda cosa: Rkomi diventa sempre più un crossover tra il cugino carino di Vasco Rossi e quello bruttino di Zac Efron. Praticamente, un acchiappauniversitarie. Brano dalle influenze elettro rock, gradevole ma che paga un po’ l’inesperienza live dell’ex astro nascente dello street rap milanese. Sul palco, l’artista si dimostra comunque più abile e pronto rispetto al passato. Senza autotune è decisamente meglio.
VOTO: 6,5
18) Iva Zanicchi – Voglio Amarti
Ed è di nuovo Sanremo 1965. Incredibile però come in un brano così, seppur canonico e senile, si possa godere di una certa ricercatezza musicale e di una poetica tangibile, a differenza di quanto ci tocca sentire in alcune controproposte moderne (vedi gli esempi prima citati).
VOTO: 6/7
19) Giovanni Truppi – Tuo padre, Mia Madre, Lucia
Cantautorato moderno, più o meno indie, che è un po’ Calcutta, ma anche un po’ Mario Castelnuovo e persino una punta di Silvestri, se vuoi. Bel brano, intrigante ma non semplice. Forse troppo poco immediato per una situazione come Sanremo, ma indubbiamente valido.
VOTO: 7,5
20) Highsnob & Hu – Abbi Cura Di Te
Decisamente sottovalutata. Decisamente. Il testo è pazzesco, commuovente a più riprese. Le due voci si fondono, marmellata e pancarrè. La base crea un mood avvolgente. Per certi versi, avrebbero potuto persino giocarsi il terzo posto, peccato.
VOTO: 7,5
21) Yuman – Ora E Qui
Vocalità strana, particolare. Pare che abbia una punta di raffreddore, a dire il vero. Non troppo forte eh, quel raffreddore velato che ti viene intorno a settembre e, solitamente, ti passa a febbraio che magari anche basta non respiro con la mascherina FFP2 poi figurati. Comunque dai, debutto più che dignitoso e onesto, non è facile giudicare artisti così acerbi che, indubbiamente, pagano una certa inesperienza artistica al cospetto di colleghi più maturi (in tutti i sensi).
VOTO: 6+
22) Le Vibrazioni – Tantissimo
Nonostante Francesco Sarcina sia l’uomo più importante della mia infanzia dopo mio padre (anche se lui non lo sa), il pezzo è veramente tanto, Tanto, TANTO canonico. Ritornello con cori da stadio a caso, fintorockveropop strasentito e testo discreto ma veramente usuale. Brano troppo tiepido.
VOTO: 5/6
23) Giusy Ferreri – Miele
Allora, il problema è sempre lo stesso: il brano in sé risulta veramente gradevole (molto più di molti altri che si sono piazzati davanti a quest’ultimo in classifica), la composizione è bella e non suona affatto scontata, soprattutto vista la cornice in cui viene proposta. Anche il testo è ricco di immagini semplici e immediate ma che, comunque, conferiscono colore al quadro. Il timbro così soffocato, chiuso e quasi claustrofobico di Ferreri, però, non rende affatto giustizia al tutto. Intepretazione stucchevole che rende la canzone troppo pesante e facilmente dimenticabile, influendo ampiamente sul giudizio finale. Peccato.
VOTO: 6,5
24) Ana Mena – Duecentomila Ore
La musica, la playa, l’estate, la festa. Vocalità veramente dozzinale, il più inutile tra i brani in gara.
VOTO: 4-
25) Tananai – Sesso Occasionale
POV: sei al compleanno di tuo cugino Carmine e hai bevuto due gin tonic, tre cuba libre e un quarto di rosso quando tua zia Concetta ti dice: “Dai, perché non ci fai sentire una canzone?”. Performance vocale degna di Sabrina Salerno però oh, il pezzo è una hit radiofonica clamorosa. In tre lettere: P O P. In bocca al lupo per l’Eurovision, comunque. (Però Tananai, due note giuste la prossima volta magari. Così eh, pure per scherzo.).
VOTO: 7
Grazie a tutti per la cortese attenzione!