“Sei mai stata sulla luna?”, la sintesi del cinema surreale e contemporaneo

Articolo di Gordiano Lupi

Paolo Genovese riesce a non convincermi mai, neppure quando mette in campo una sorta di commedia ambientata tra Milano, Parigi e le Puglie e può contare su un buon cast di attori e sulla collaborazione dei fratelli Vanzina. Credo che la cosa non gli toglierà il sonno, ma non ho apprezzato neppure il tanto celebrato Perfetti sconosciuti, per non parlare di Immaturi (parte uno e due) e di Una famiglia perfetta. Mi resta da vedere Supereroi, che per il momento evito, sconsigliato da amici cinefili che l’hanno dovuto recensire. Sei mai stata sulla luna? è una fiaba ecologica, che comincia nel mondo della moda e si dipana in una masseria dalle parti di Martina Franca e Gallipoli, con puntatine parigine e finale a sorpresa, da cinema surreale. Protagonista Guia, la bella colombiana Liz Solari, che dirige una rivista di moda, erede di una masseria pugliese dove vive il cugino ritardato Pino (Marcoré) e il bel fattore Renzo (Bova) con il figlio Toni e il contadino Oderzo (Frassica). In questo paese surreale del Sud abitano pure Delfo (Rubini) e Felice (Solfrizzi), baristi rivali (in fondo amici) che nella piazza centrale gestiscono due locali antitetici, uno che sembra rimasto ai primi anni Sessanta, l’altro moderno e di stile nordamericano. Mara (Impacciatore) è la sorella di Delfo, alla ricerca di un amore impossibile nelle chat di Internet, mentre il suo spasimante le vive accanto, è il buon Felice, ma lei non se ne rende conto. Altri personaggi interessanti, l’amica di Guia, Carola (Michelini) che fa innamorare Delfo di un amore impossibile. Il ruolo più assurdo tocca a Pietro Sermonti, nei panni di Marco, improbabile fidanzato di Guia, destinato ad essere lasciato, che pensa sempre al lato economico delle cose. Commedia italiana, more solito, rivalutata dalla presenza di attori bravi, tra tutti un grande Neri Marcorè, senza dimenticare Sergio Rubini (sprecato in un ruolo stereotipato) e Raoul Bova (pure lui improbabile come spalatore di merda). Durata eccessiva per le cose da dire (ben 111’), molto on the road per giustificare il budget, si mostra Milano e si esibisce Parigi, soprattutto le Puglie, fotografate con la solita tecnica da cinema italiano che non rispetta il realismo. Colorazione accesa che trasforma la pellicola in un fumetto, un fotoromanzo a colori, una telenovela colombiana, visto che l’attrice principale recita con accento ispanico ed è tanto bella quanto fuori sintonia con la storia. Colonna sonora che sfoggia una canzone originale di Francesco De Gregori, non tra le migliori, anche se premiata. Sceneggiatura piena di incongruenze che spreca un soggetto scritto anche da Carlo ed Enrico Vanzina. Finale iperbolico. Che dire? È cinema italiano contemporaneo, bellezza!

Lingua: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2015. Durata: 111’. Genere: Commedia. Regia: Paolo Genovese. Soggetto: Enrico Vanzina, paolo Genovese, Carlo Vanzina, Riccardo Milani, Alessio Maria Federici. Sceneggiatura: Paolo Genovese, Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella. Fotografia: Fabrizio Lucci. Montaggio: Consuelo Catucci. Musiche: Maurizio Filardo, Francesco De Gregori (canzone originale). Costumi: Alessandro Lai. Case di Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Interpreti: Liz Solari (Guia), Raoul Bova (Renzo), Giulia Michelini (Carola), Pietro Sermonti (Marco), Dino Abbrescia (Dino), Nino Frassica (Oderzo), Sabrina Impacciatore (Mara), Neri Marcorè (Pino), Rolando Ravello (don Paolo), Sergio Rubini (Delfo), Emilio Solfrizzi (Felice), Paolo Sassanelli (Rosario), Maurizio Mattioli (il cardinale), Mia Benedetta (Benedetta).

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