“Tenere cugine”, un film interessante per capire un epoca

Articolo di Gordiano Lupi

Leonard David Hamilton (Londra, 1933 – Parigi, 2016) è un personaggio controverso della cinematografia europea, noto soprattutto come fotografo di nudi adolescenti, di bellezze ancora da sbocciare, ci lascia una manciata di pellicole che hanno goduto un effimero successo negli anni Settanta – Ottanta. I suoi primi lavori sono nel campo della moda e del designer, dopo una laurea in architettura, ma resta nell’immaginario collettivo per le raccolte fotografiche di nudi giovanili, sempre soft, realizzati nei momenti intimi, con una colorazione pastello ed effetti flou. Una vita travagliata, tra accuse di pedofilia e pornografia, nel banco degli imputati per molti processi, è sempre stato assolto (in appello), continuando nella sua attività di fotografo. Le sue modelle sono tutte minorenni, tra l’altro ne sposa due, una volta adulte, la prima Mona Kristensen (Bilitisen, 1977, il film d’esordio), la seconda Gertrude Versyp, con la quale aveva progettato di realizzare L’età dell’innocenza. I due matrimoni si sono chiusi con divorzi consensuali, mentre le accuse di violenze sessuali sono arrivate nel 2016, anno della sua morte, da parte di Flavie Flament, che all’epoca dei fatti era minorenne. Hamilton viene definito dalla vittima un predatore, dotato di un tale carisma che prima faceva spogliare le ragazzine, quindi le stuprava. Il fotografo si difese accusando la Flament di andare alla ricerca di un ultimo quarto d’ora di celebrità. David Hamilton è morto in circostanze misteriose, a 83 anni, nella sua casa di Parigi, forse suicida per aver ingerito farmaci in eccesso, quindi auto soffocato con un sacchetto di plastica. Nessuna cerimonia si è tenuta per commemorare un artista maledetto, resta un morto senza tomba perché non sappiamo dove sia stato sepolto. La fotografia di Hamilton è a livelli superiori (non solo come quantità) rispetto alla cinematografia che conta soltanto sei titoli: Hildegard Knef ind ihre Lieder (1975), Bilitis (1977), Laura, primizie d’amore (1979), Tenere cugine (1980), Un été à Saint-Tropez (1983), Premiers désirs (1983). Abbiamo rivisto a distanza di oltre quarant’anni Tenere cugine, piuttosto debole come trama, caratterizzato da una fotografia flou, artistica e suadente. Siamo nell’estate del 1939, sta per cominciare la Seconda Guerra Mondiale, il regista racconta una storia d’amore tra quindicenni in una villa di campagna e un torbido intrigo di rapporti dove ci sono adulti che s’innamorano di ragazzine. Molti ritratti di donne insoddisfatte, di adolescenti ambigue, di omosessuali efebici, di cameriere in calore e di ragazze perverse, con un protagonista stallone di soli quindici anni. Il ragazzino diventa il solo uomo di casa quando gli adulti partono per il fronte e deve soddisfare le voglie di tutte le femmine che vivono nella villa. Il soggetto proviene dal romanzo omonimo di Pascal Lainé, con echi di Apollinaire (Le prodezze di un giovane Don Giovanni), che sarà portato sul grande schermo in Italia da Gianfranco Mingozzi con L’iniziazione, film che vede Serena Grandi nelle vesti di donna adulta concupita da un ragazzino. Mereghetti si lamenta dell’inconsistenza della trama di Tenere cugine, ma David Hamilton è poco o niente interessato agli eventi, la sua cura maggiore consiste nel fotografare giovani corpi maschili e femminili, in età acerba, rivestendo la pellicola di una colorazione antica e di una messa in scena patinata. Un cast di attori giovanissimi nei ruoli principali, il solo nome noto in Italia è Macha Méril, in questo film la madre di Julien, il piccolo Don Giovanni. Interessante per capire un epoca.

Titolo Originale: Tendres Cousines. Pasi di Produzione: Francia, Germania Ovest. Anno: 1980. Durata: 92’ (Germania), 88’ (dvd Ripley’s). Genere: Erotico patinato. Regia: David Hamilton. Soggetto: Pascal Lainé (romanzo). Sceneggiatura. Pascal Lainé, Josiane Léveque, Claude d’Anna, Jan Wilhelmi. Produttore: Véera Belmont. Case di Produzione: Stephan Films, Filmedis, TV 13. Fotografia: Bernard Daillencourt. Montaggio: Jean-Bernard Bonis. Musiche: Jean-Marie Sénia, Karinne Trow. Scenografia: Eric Simon. Costumi: Ute Meyer Martin, Julie Faraday. Interpreti: Thierry Tevini (Julien), Anja Schüte (Julia),  Valérie Dumas (Poune), Évelyne Dandry (zia Adèle), Élisa Serrvier (Claire), Jean-Yves Chatelais (Charles), Macha Méril (madre di Julien), Hannes Kaetner (prof. Schöberg), Silke Rein (Liselotte Schöberg), Laure Dechasnel (Clementine), Pierre Vernier (padre di Julien), Jean Rougerie (sig. Lacroix), Catherine Rouvel (sig.ra Lacroix), Gaelle Legrand (Mathilde), Anne Fontaine (Justine), Carmen Weber (Agnès / Madeleine), Fanny Meunier (Angèle), Jean-Louis Fortuit (Antoine), Pierre Chntepie (Matthieu), Jean-Pierre Rambal (sir. Bazu).

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