Angelo D’Orsi, accademico, docente universitario, allievo di Norberto Bobbio, Franco Venturi, Nicola Abbagnano, ci parla in questa intervista di alcuni rilevanti aspetti politico/culturali inerenti la guerra che si sta consumando in Ucraina. La sua posizione e la sua prospettiva di lettura degli eventi sono quelle dello Storico che ricerca le cause, studia gli effetti, discerne tra le interpretazioni e i dati. In una parola ciò che lo fa diventare prezioso osservatore della vita sociale, politica e culturale del nostro mondo è l’esercizio del pensiero analitico che si fonda sulla comprensione degli elementi che costituiscono il problema oggetto di studio.
Salernitano di nascita, emigrato a Torino negli anni ’50 del Novecento, Angelo D’Orsi si occupa di storia delle idee e degli intellettuali, di nazionalismo e di fascismo, di guerra, di teoria politica e di metodo storico. Già Ordinario di Storia del Pensiero politico all’Università di Torino ha svolto docenze anche in diversi altri atenei italiani e europei come alla Sorbona, a Parigi, e collaborazioni in America Latina, ‘firma’ importante di diverse pubblicazioni specialistiche tra le quali Micromega. Storico molto apprezzato e attento, i suoi libri fanno discutere e, a volte, dividere: è capace di far parlare quella documentazione su cui altri, suoi colleghi, sorvolano per non suscitare vespai in certi ambienti, come quando D’Orsi ha documentato il presunto progressismo dell’alta borghesia torinese tra le due Guerre mondiali: dopo di ciò Einaudi strappò il contratto con lui, e parte significativa del suo ambiente gli ha voltato le spalle. D’Orsi è un intellettuale che ha coniugato, per sua stessa affermazione, il mestiere dello Storico con l’impegno civile. Le sue riposte alle nostre domande, chiariscono quanto egli, infatti, non sia disponibile a esercitare compiacimenti di sorta.
– Professor D’Orsi, oggi, la maggioranza dei cittadini italiani (secondo vari sondaggi diffusi da Istituti di Ricerca Demoscopica) è contraria all’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Italia: si tratta, dicono, di una palese violazione dell’art.11 della Costituzione italiana e anche dell’art. 5 del Trattato Nord-Atlantico (Nato), che pone l’Italia in posizione di Nazione cobelligerante. È così? Si poteva e si doveva evitare?
Non c’è dubbio alcuno – risponde Angelo D’Orsi – che il governo italiano, con la benedizione impropria del Presidente della Repubblica, abbia inferto un colpo quasi mortale alla Carta Costituzionale. La posizione del nostro governo oltre ad essere palesemente anticostituzionale è altrettanto palesemente sbagliata sul piano politico, in quanto fomenta la guerra, invece che cercare di fermarla. Infine, è del tutto contraria agli interessi nazionali. L’Italia è tra i Paesi quella che pagherà le conseguenze più pesanti delle sanzioni contro la Federazione Russa.
– Il conflitto in corso in Ucraina ha prodotto “effetti collaterali” che si sarebbe pensato inusitati in Italia: una vera e propria “caccia al russo” non in relazione alle pesanti sanzioni adottate contro i cosiddetti ‘oligarchi’ ma contro personaggi della Cultura, dell’Arte, addirittura dell’Atletica russa ai quali è stato impedito di continuare a svolgere la propria attività in Italia perché non in possesso di una “carta d’identità antiputiniana”…
Siamo davanti a un pesante maccartismo, una situazione mai vista in Italia, prima d’ora, se non nel periodo antecedente alla nascita della Repubblica, e segnatamente nelle due guerre mondiali, in specie negli anni del fascismo, quando una parola contro la guerra poteva mandarti al confino di polizia o procurarti bastonature e olio di ricino. Si stanno verificando episodi di una gravità inaudita – spiega D’Orsi – davanti ai quali la risposta dell’opinione pubblica (orientata in un certo modo dai media corrivi al governo e alle industrie belliche) appare inerte, e direi complice. Mi sarei aspettato una generale levata di scudi del mondo intellettuale almeno, in quanto spetta a loro la difesa della verità, della razionalità, persino del buon senso. Ma non c’è stata.
Ideatore e direttore delle Riviste «Historia Magistra» e «Gramsciana», Angelo D’Orsi ha pubblicato, oltre a tanti saggi e articoli oltre 50 libri di argomento storico, tra i quali i più recenti: “Inchiesta su Gramsci. Quaderni scomparsi, abiure, conversioni, tradimenti: leggende o verità?” (Accademia University Press 2014); “Gramsciana. Saggi si Anronio Gramsci” (Mucchi ed., 2014 e 2015); “1917. L’anno della rivoluzione” (Laterza, 2016); “Gramsci. Una nuova biografia” (Feltrinelli, 2017 e 2018); “L’intellettuale antifascista. Ritratto di Leone Ginzburg” (Neri Pozza, 2019); “Manuale di storiografia” (Pearson Italia, 2021); “Un maestro per la storia. Scritti di e su Gian Mario Bravo” (cura, con F. Chiarotto, FrancoAngeli, 2021); “Il diritto alla storia. Saggi, documenti, testimonianze per Historia Magistra. 2009-2019” (cura, con F. Chiarotto, Accademia University Press, 2021). È questa la formazione specialistica sulla quale l’Accademico ha improntato la sua presenza non solo nella Cultura ma anche nella dimensione del Sociale, delle cui istanze si è fatto portavoce quando si è candidato sindaco per una vasta coalizione di sinistra nelle recenti elezioni comunali a Torino, e attualmente nella promozione del movimento “Per la Rinascita della Sinistra”.
– Professor D’Orsi, pemesso che in questo conflitto vi è un aggressore e un aggredito: oggi in Italia molti intellettuali e studiosi che cercano di capire cosa sta avvenendo nel mondo in relazione al conflitto in Ucraina, vengono tacciati di “putinismo” se appena adombrano responsabilità nell’esplosione della guerra da parte degli Usa o della Nato: accade a lei, al suo collega storico, Luciano Canfora, all’esperto di sicurezza internazionale Orsini, per citarne alcuni. Si è davvero di fronte all’affermazione imposta di un mainstream?
Il venir meno del senso critico, una politica priva di sostrato storico con un appiattimento su un presente considerato eterno, in certo senso, e in generale una misconoscenza della storia, e un complessivo degrado culturale, da un lato; la pervasiva macchina della propaganda (con tutti i principali media schierati contro la Russia, “a prescindere”) sono i fattori che hanno determinato questo sconfortante trionfo del “pensiero unico”. In esso emerge una sorta di pregiudiziale: dobbiamo “difendere” l’Occidente, respingere ciò che viene da fuori, dai “barbari”. C’è un occidentalismo che inquieta. E anche nel sostegno agli ucraini (di mezzi finanziari, di beni di genere sanitario, di cibo e vestiario, di armi, e specialmente per l’accoglienza profughi) emerge il principio, del resto esplicitato da diversi commentatori, senza vergogna, che loro “sono come noi”, sono “quasi europei” a differenza di afghani, palestinesi, curdi, siriani etc. Questa guerra sta facendo venire a galla la schiuma di ogni laidezza umana.
– Da più parti si sostiene che gli ambienti diplomatici internazionali occidentali sarebbero dovuti intervenire anni fa per scongiurare ciò che accade oggi, e che non l’abbiano fatto perché, al contrario, intenzione di quegli ambienti, e delle Istituzioni nazionali che essi rappresentano, è stata proprio quella di portare la situazione di attrito Ovest/Est a questo punto che appare sempre di più un punto di non ritorno.
L’intervento russo in Ucraina è stato desiderato, quasi invocato dall’Amministrazione USA e dalla NATO. La Federazione Russa non ha interesse sull’Ucraina in quanto tale, ma voleva e vuole fermare il massacro in Donbass che dura da un quindicennio, anche venendo incontro alle esplicite sempre più disperate richieste di aiuto di quella popolazione russofona e vicina in molti sensi alla Madre Russia. La UE non conta nulla, e sta collaborando attivamente a una guerra e alla politica delle sanzioni che la debiliteranno. A ben pensarci questa è una guerra degli USA contro l’Europa, per allontanarla dalla Russia, e in prospettiva dalla Cina, e spezzare quel tenue filo di indipendenza che la UE aveva cominciato a costruire rispetto a Washington. Ci vorranno decenni per ricostruire ciò che stiamo spezzando ora, per dolo o per ignoranza e stoltezza. In ogni caso la UE sta dando prova di un autolesionismo che ne minerà le basi. La politica è l’arte di guardare lontano, e non di limitarsi a valutare e ad agire sull’oggi. Le conseguenze di ciò che i nostri governanti stanno decidendo le vedremo in piccola parte subito, il resto a breve, a medio e lungo termine.
– La propaganda di guerra promossa da tutt’e due le parti in conflitto viene recepita spesso senza alcun accertamento da parte dei mass-media italiani: taluni dicono che ciò confermi la volontà di realizzare una lettura, per così dire, unilaterale dei fatti…
Esiste da tempo una emergenza informazione. Personalmente l’ho denunciato più volte nell’ultimo venticinquennio o trentennio. Ma sembra che solo pochi se ne siano resi conto. Non esistono giornali indipendenti, se non pochi e scarsamente letti; e la professionalità dei giornalisti e di tutti gli addetti all’informazione (in realtà messa da parte a favore della “comunicazione”) è precipitata assai in basso. E certo non sta loro a cuore la verità, ma solo la vendita di copie, di contatti, di like, di visualizzazioni. L’aumento del fatturato della proprietà, detto in altro modo.