In foto il Prof. Gaetano Vicari e il Prof. Francesco Pira
Oggi martedì 7 giugno 2022 alle 18 sarà presentato presso il Museo Civico di Niscemi il libro del professor Gaetano Vicari “Il Dialetto di Niscemi” di cui ho scritto la prefazione. Essendo in missione in Spagna per l’Università di Messina ho deciso di intervenire attraverso un video messaggio per tentare di spiegare in pochi minuti il valore del lavoro di ricerca sul dialetto locale fatto dal professor Vicari. All’evento condotto dal professor Maurizio Vicari, saranno presenti il Presidente della Regione, on. Nello Musumeci, il Sindaco di Niscemi, avv. Massimiliano Conti, altre autorità locali e l’editore dott. Salvatore Granata.
Il professor Vicari ha dato vita ad un’opera culturale di enorme livello. Non nascondo che l’autore è un mio caro amico, ma è anche un fine studioso e un profondo conoscitore della sua amata Niscemi.
Questo volume ha permesso di offrire alla comunità, aggiungerei anche alla Sicilia, uno scrigno prezioso di conoscenze e di elementi essenziali della nostra identità.
Il professor Vicari è riuscito a trasmettere agli altri quanto lui ha analizzato e scoperto. Le sue parole veicolano un forte senso di appartenenza e sappiamo bene quanto per noi siciliani sia importante appartenere e vivere nei luoghi in cui siamo nati e cresciuti.
Ogni giorno parliamo il dialetto, o lo sentiamo pronunciare dagli altri, ed è la rappresentazione più forte della comunità che vive quel territorio.
Gaetano Vicari ha compiuto per Niscemi un’operazione straordinaria di memoria e di ricordi. Noi oggi viviamo in quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito società liquida, dove tutti siamo ossessionati dal tempo e dalla velocità. Invece, Gaetano Vicari compie un processo inverso ci aiuta a fare un salto nel passato e ci dimostra come i paesi siciliani riescono a conservare un patrimonio folkloristico, riti e feste religiose che diventano l’identità di un luogo.
Molto spesso chiediamo alle nuove generazioni di conservare la memoria e di salvaguardare il passato, perché abbiamo paura che i nostri ragazzi abbiano una concezione della memoria legata soltanto alla galleria del loro cellulare.
Questo libro è un libro che dovrebbe essere adottato dalle scuole, perché permette di dimostrare come il dialetto vissuto e parlato sia una sorta di mezzo di comunicazione efficacissimo.
Per molto tempo essere dialettofoni, infatti, è stato sinonimo di analfabetismo, di miseria e di arretratezza, poiché a lungo gli strati inferiori sono rimasti estranei ai percorsi scolastici, situazione questa resa ancora più drammatica dall’emigrazione, comprese le migrazioni interne, e dall’urbanesimo: la condizione di subalternità sociale che portava ad allontanarsi dal proprio territorio di origine si esprimeva pienamente nell’oggettiva discriminazione, cui era destinato chi non conoscesse altro che il dialetto, “vissuto” come una vera e propria “gabbia comunicativa” che vanificava ogni tentativo di riscatto sociale.
Posizione questa che non può più essere condivisa, in quanto rappresenta un anacronistico retaggio culturale. Oggi più che mai dialetto deve essere conosciuto e riconosciuto come “possibilità alternativa” immediatamente disponibile da valorizzare e preservare, in quanto depositario della memoria storica di un popolo e capace di arricchire di significati nuovi il vorticoso girare dell’esistenza.
Tanino Vicari in questo volume ci dà la possibilità di capire come il dialetto diventa un mezzo efficace di comunicazione per raggiungere tutte le persone con qualunque grado di cultura. Solo una persona innamorata della sua terra come l’amico Tanino Vicari poteva concepire con la volontà di offrire un servizio alla collettività: fissando alcuni elementi del dialetto niscemese, caratterizzandolo per la sua unicità non si fa altro che fornire un patrimonio linguistico e culturale che potrebbe lentamente scomparire.
Il dialetto è il simbolo di quel patrimonio culturale immateriale, di cui è allo stesso tempo incisiva espressione ed attraverso il quale è possibile tramandare ciò che una comunità ha ritenuto degno di essere ricordato.
Il dialetto rappresenta il patrimonio unico e prezioso attraverso il quale è possibile preservare l’originalità e l’identità territoriale e culturale di una comunità. E questo manuale ne è un pregevole esemplare, non rappresentando solo un compendio di forme, ma il momento di sintesi di uno studio che, analizzando dal punto di vista fonetico e semantico il dialetto niscemese e restituendone lemmi particolarmente significativi, di fatto ha dato forma all’eredità della storia della comunità niscemese e delle vicende del territorio.
In forza di ciò, è necessario sostenere che il dialetto ci appartiene e va mantenuto vivo, soprattutto continuando ad usarlo. A tal proposito, questo libro costituisce uno strumento prezioso per l’apprendimento e la riscoperta di usi e costumi millenari, mettendo il lettore nella condizione di dare valore al proprio mondo attraverso il “valore magico” che determinate frasi o parole possono assumere in particolari situazioni in cui si utilizza il linguaggio.
Credo che forse andrebbe scritto un libro di questo tipo in ognuna delle nostre città e ogni città dovrebbe avere uno studioso come Tanino Vicari che ha dedicato tanti giorni e tanto tempo a questo meraviglioso lavoro.
Ringrazio l’autore per la possibilità che mi ha dato di parlare del nostro dialetto, una vera e propria lingua degna di essere riconosciuta e rispettata. All’amico professor Gaetano Vicari vanno i miei migliori auguri e il mio grazie per aver dato voce ai valori della nostra terra.