In queste ore sta calando il sipario lento e inesauribile sull’importante tornata elettorale di domenica scorsa a Palermo, finalizzata alla scelta di un nuovo sindaco e dei consiglieri comunali. Sullo sfondo la definitiva uscita del sindaco Leoluca Orlando ormai non più eleggibile, dopo ben cinque mandati nello scranno più alto della città. Una domenica quella del 12 giugno che resterà a lungo indelebile nella memoria dei palermitani e degli analisti politici, in quanto nella stessa giornata verso sera, il Palermo calcio ha disputato un importante finale nello stadio cittadino.
Ma facciamo qualche passo temporale all’indietro citando un primo evento che ha in qualche modo influenzato una giornata al cardiopalmo, sia per gli inevitabili schieramenti politici che per quelli calcistici. Ore 6 circa del 2 giugno: il sito del comune di Palermo subisce un attacco informatico, che ha colpito i sistemi informatici all’interno della rete nella quale è ospitato il sito istituzionale, la gestione della centrale operativa della polizia municipale e il sistema di gestione della video sorveglianza. Molto probabilmente l’attacco è stato di tipo ransomware, che limita l’accesso del dispositivo che infetta, per chiedere successivamente il pagamento di un riscatto per rimuovere la limitazione. Un evento che ha creato non pochi problemi e tensioni alla vigilia delle importanti elezioni, soprattutto con riferimento alla gestione del rilascio di documenti non ultimi quelli necessari per le votazioni.
Ore 20 dell’11 giugno immediata vigilia della domenica al cardiopalma: si diffonde la notizia che un numero consistente di presidenti di sezione e scrutatori non si presenta ai seggi per cominciare le operazioni di timbratura delle schede elettorali, la stesura dei verbali e la conseguente apertura del seggio elettorale, alcuni dei quali non saranno pronti l’indomani e altri cominceranno le operazioni di voto in ritardo.
L’analisi della situazione porta a pensare che le numerose defezioni siano dipese dal ritardo con cui sono stati notificati gli incarichi ai presidenti e agli scrutatori (ha influito l’attacco informatico? Probabilmente si) e dalla voglia di assistere in presa diretta o in televisione all’incontro di calcio tra il Palermo e il Padova previsto per le 21.15 della sera stessa. Va ricordato che in palio c’era l’ultimo posto disponibile per essere promossi nella categoria superiore, in serie b.
Situazione paradossale confermata da alcuni seggi che faticavano a partire e dall’astensione al voto attestatasi al 58,13%. Di contro 35.000 persone allo stadio Renzo Barbera, fra le 21 e le 23 ore di votazione, e altre centinaia di migliaia davanti alla tv per una sfida sportiva di notevole attrazione per tutta la città e provincia. Forse la prefettura poteva decidere di spostare l’incontro di calcio, così non è stato.
Nella terra del Gattopardo “dove tutto cambia perché nulla cambi”, alla fine sembra che tutto si sia sistemato: presto la città avrà il suo nuovo sindaco e la sua nuova giunta rendendo felici i vincitori, Lagalla e la sua lista nella fattispecie e un poco meno felici gli sconfitti. L’auspicio è che la nuova amministrazione prenda le giuste decisioni rispettando la legalità e continuando l’azione di contrasto alla mafia. Nell’altro versante la massima espressione dello sport è stata promossa nella serie cadetta, il Palermo calcio nella fattispecie.
Una città difficile da governare per le tante contraddizioni che la caratterizzano, iperbole di meravigliose testimonianze architettoniche artistiche, letterarie, gastronomiche storiche e contemporanee, ma anche espressione di tanti problemi irrisolti.
Il Montepellegrino, con il suo santuario e luogo di fede che accoglie la memoria della santa patrona Rosalia, viene spesso inquadrato dalle telecamere durante le partite di calcio, metafora di un popolo che ha bisogno di protezione non soltanto divina, ma anche di chi la governa.
Personalmente avrei preferito che le elezioni di domenica scorsa fossero state più partecipate e che non si fosse preferito il gioco del calcio a una delle massime espressioni di una democrazia compiuta.