Il 21 giugno 1963 Giovanni Battista Montini viene eletto papa con il nome di Paolo VI.
Nasce a Concesio (Brescia) il 26 settembre da Giuditta Alghisi, appartenente alla piccola nobiltà rurale locale, e Giovanni Montini, avvocato, giornalista (direttore, dal 1881 al 1911, de «Il Cittadino di Brescia») e deputato del Regno d’Italia per tre legislature.
Giovanni Battista Montini il 29 maggio 1920 viene ordinato sacerdote. Nel mese di novembre del 1920 si trasferisce a Roma dove si iscrive ai corsi di Diritto civile e di Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana e a quelli di Lettere e Filosofia all’Università statale.
Dal 1925 al 1933 è nominato assistente ecclesiastico nazionale della Federazione degli universitari cattolici (FUCI).
Nel 1937 inizia a lavorare nella Segreteria di Stato vaticana. Nel 1954 viene nominato arcivescovo di Milano.
Montini, da papa, assume il nome dell’«apostolo» di Tarso e prosegue il rinnovamento della Chiesa avviato dal suo predecessore Giovanni XXIII. Paolo VI attua con gradualità le riforme del Concilio Vaticano II, in particolare quella liturgia, per cui la celebrazione eucaristica viene celebrata non più in latino ma nelle diverse lingue nazionali. Favorisce la diffusione della lettura della Bibbia da parte dei laici e il dialogo con gli intellettuali, con gli esponenti delle altre religioni, con gli atei. Con un gesto inaspettato, simbolico e profetico, nella messa di riapertura del Concilio Vaticano II, depose e rinuncia alla tiara (detta anche triregno) come segno di umiltà e di rinuncia a qualsiasi potere politico.
In occasione del suo storico viaggio in Israele e Giordania, nel gennaio 1964 (è il primo papa che viaggia in aereo), incontra e abbraccia, sul Monte degli Ulivi, il patriarca ortodosso di Costantinopoli Athenagoras I. Un incontro, un abbraccio, una preghiera comune in latino e in greco che segnano il primo e significativo passo verso la Dichiarazione dell’anno seguente in cui Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa revocano la reciproca scomunica risalente al 1054.
Nella ricorrenza del VII centenario della nascita di Dante Alighieri Paolo VI scrive la lettera apostolica Altissimi cantus (7 dicembre 1965). Una lettera che sottolinea il profondo interesse della Chiesa per la figura del Sommo Poeta. Con tale documento Paolo VI istituisce, presso l’Università Cattolica di Milano, una cattedra di studi danteschi. Nella lettera il papa scrive che «Dante è nostro». L’Altissimi cantus si conclude con l’invito-appello a «onorare l’altissimo poeta!». La Divina Commedia -scrive il pontefice – è come un itinerarium mentis in Deum, una continua ascesi, un’elevazione: «tale ascesa, nel suo anelito di toccare ciò che è più intimo e alto, diventa epos di vita interiore, epos di grazia celeste, epos di vita esperienza mistica, […] diventa teologia della mente e teologia del cuore».
Infine, come non ricordare, nella primavera del 1978 l’accorato appello per la liberazione dell’amico Aldo Moro.