Ha scritto Daniel Pennac : “se incontri un essere umano nella folla, seguilo… seguilo”. La strana combinazione è quando incontri un essere umano sul web. Cogli subito tutto quello che una persona ti può trasmettere e può condividere con te in termini di valori, ed ecco che l’incontro diventa perfetto. E poi vedersi di presenza rimane soltanto una formalità. E così dopo aver collaborato nei mesi della pandemia rimanendo, un quadratino nel coputer dell’altro, ci siamo incontrati di persona lo scorso 5 luglio a Siracusa. E abbiamo condiviso un evento stupendo organizzato nei minimi particolari. Dedico questo mio scritto all’avvocato o avvocata, che dir si voglia, Maria Giovanna Ruo, una donna straordinaria che magari già molti di voi conoscono.
A Siracusa, come ho scritto, ho partecipato al convegno dell’Associazione nazionale di Avvocati per la famiglia CAMMINO. Un evento importantissimo organizzato nella Sala conferenze del Castello Maniace. Coordinato proprio dalla Presidente Nazionale avv. Maria Giovanna Ruo, e organizzato dalle Dirigenti avv. Rita Ielasi e avv. Maria Barbara Giardinieri. Un evento articolato in tre giorni, dove ho avuto l’onore di partecipare come relatore insieme ad un’illustre collega dell’Università di Messina: la professoressa Lina Panella. Nell’ultima delle tre serate organizzare, quella a cui ho partecipato, abbiamo parlato di Agamennone di Eschilo e della grande attualità della tragedia tra vendetta e clan familiari e l’idea arcaica della contaminazione. Un connubio tra formazione professionale in diritto di famiglia e trame delle rappresentazioni classiche. Un piccolo inciso che mi permette di introdurre la grande professionista di cui scrivo oggi.
Maria Giovanna Ruo che il grande pubblico ha conosciuto come uno dei giudici di Forum, trasmissione televisiva che va in onda su Rete 4, Mediaset. Quanti hanno seguito le puntate conoscono bene il valore umano e professionale di Maria Giovanna Ruo. La sua dolcezza e la sua bontà hanno conquistato i telespettatori. Infatti, da molti è stata definita il giudice “dal cuore buono”.
Diverse le conduttrici del programma: Rita Dalla Chiesa, Paola Perego e Barbara Palombelli che ancora tutt’oggi continua a condurre.
Maria Giovanna Ruo è nata a Roma, nel 1952. Ha conseguito la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza ed ed esercita la libera professione dal 1979. Ha insegnato ed è stata professoressa di diritto all’università e anche membro della Scuola superiore di magistratura.
Nel 2004 è stata nominata Presidente dell’associazione Cammino (Camera nazionale degli avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni).
Una donna intelligente che possiede tante conoscenze e competenze e la sua formazione nell’ambito di Diritto matrimoniale e della famiglia è davvero eccellente.
Conosciamo poco della sua vita privata, perché non ama raccontare delle sue vicende personali. Sappiamo che è sposata ed ha tre figli. Una moglie, una mamma e una nonna felice.
Non è iscritta alle piattaforme social e le uniche foto di lei che possiamo trovare sono presenti solo nelle pagine dedicate a Forum.
Innumerevoli le sue pubblicazioni per le maggiori riviste che si occupano della famiglia e della giurisprudenza delle Corti europee. Non solo ha avuto un ruolo fondamentale in alcune cause portate addirittura dinanzi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Ha scritto tanti editoriali e saggi che hanno ottenuto sempre un ottimo riscontro e apprezzamento. A tutti gli effetti può essere considerata una saggista giuridica. Oggi, è Presidente nazionale dell’associazione Cammino che possiede ben 43 sedi territoriali in tutta Italia. Al momento ha preso una pausa dagli studi televisivi e si sta occupando della sua professione. Sempre impegnata nelle associazioni, studio privato e la preparazione di saggi e manuali editoriali.
In tanti si augurano di rivederla presto a Forum per ascoltare non solo le sue sentenze, ma anche i suoi consigli e le sue parole amorevoli.
Ho letto tanto di Maria Giovanna Ruo e da sociologo della comunicazione mi sono occupato di comprendere come è cambiata oggi la famiglia.
Il ruolo della famiglia è cambiato nell’era della comunicazione digitale. Infatti, si assiste a due fenomeni importanti.
Il primo è la Democratizzazione delle relazioni all’interno della famiglia, dove: la libertà decisionale riconosciuta ai figli (spesso senza condizioni e in età precoce); la pariteticità di diritti e doveri tra genitori e figli (ad esempio i piccoli servizi, su cui viene rivendicato il diritto alla turnazione con il risultato che lavorano sempre i genitori); la perdita di autorità da parte dei genitori e il tentativo frequente di sostituirla con un innalzamento del tono affettivo.
Il secondo fenomeno è l’Esplosione della comunicazione, nella famiglia in cui emergono: la pervasività (i media mobili e connessi sono sempre con noi); la socialità mediata (prolunga oltre i limiti della presenza le relazioni e le interazioni); la naturalità (la tecnologia “scompare” sempre più dentro gli oggetti d’uso comune facilitando la nostra appropriazione di essi).
Le relazioni famigliari nell’era della generazione multitasking mostrano come non si sia più tempo per guardarsi negli occhi.
La connettività perenne prolunga il tempo lavorativo ben oltre i suoi limiti con il duplice risultato di produrre una ferializzazione indiscriminata anche del tempo festivo e una colonizzazione anche di quei non-tempi che si sottraevano all’agire.
La comunicazione mediata pare più facile, rapida, efficace. Il risultato è un’estroflessione generalizzata di aspetti personali. Questo comporta che la comunicazione si fa sempre più rapida e superficiale.
Purtroppo, la conseguenza è che diventa sempre più alto il livello di incomunicabilità tra figli e genitori. Tantissimi i racconti di genitorialità fragile senza supporti che tentano la comunicazione con i figli divisi tra soggiorno e camera da letto collegati attraverso le chat dei social network. L’isolamento di genitori che non riescono a dialogare e che poco conoscono dei propri figli. Ma i genitori non sono i soli, l’indebolimento è generale.
Proprio questo indebolimento generale appare nella nostra società e l’Istat qualche tempo fa ci ha ricordato che gli italiani sono affetti da cattivismo.
Durante uno dei miei incontri presso il Dipartimento di Giurisprudenza ho parlato tanto degli hater (odiatori seriali) che pullulano sul web dai Social ai Blog alle Chat.
Identikit perfetto vede come protagonisti le persone normali nella vita, che sul web si trasformano. I meno pericolosi, i trolls, coloro che provano gusto a disseminare dissenso, attaccare un’idea o una persona e si lanciano con commenti provocatori, nella speranza che la vittima risponda e così si apra un dibattito all’insegna dell’animosità.
I più pericolosi sono i five stars hater, gli odiatori a cinque stelle, coloro che non vogliono solo irritare o offendere, ma intendono scatenare gli istinti più bassi degli interlocutori e cosi minare le fondamenta della società, avvelenare la società, generare odio, razzismo, misoginia e discriminazione. Le vittime predilette degli hater secondo una ricerca condotta dall’ Università La Sapienza e Vox Osservatorio sui diritti: il 63% delle vittime sono donne, 10,8% sono gli omosessuali, 10% sono i migranti e il 6,4% sono i disabili.
Purtroppo, si parla tanto di Hate Speech che è un termine inglese che identifica il “discorso d’odio”, “incitamento all’odio”, per identificare ogni tipo di comunicazione che aggredisce o si avvale di un linguaggio discriminatorio rivolto a un gruppo, o ad una singola persona, in base alla loro religione, etnia, nazionalità, sesso o altro fattore di identità.
Questo sistema dà vita all’ odio più profondo e all’intolleranza più assoluta. Hate Speech era una realtà presente già prima dell’avvento di internet, ma oggigiorno è diventata una manifestazione fin troppo diffusa, perché è sempre più facile dar sfogo alla propria rabbia attraverso uno schermo.
Tanti troppi casi di cronaca nera il rispetto dei valori fondanti la nostra società civile è diventato una rarità. È difficile capire perché tanta cattiveria e come il tessuto sociale si sia trasformato e la pandemia ha Confrontarci, durante l’incontro, è stato davvero importante per riuscire a capire cosa possiamo fare per fronteggiare questa seria emergenza educativa.
Tutti concordi nel sostenere che il valore della vita ha perso la sua primigenia importanza viviamo il nostro quotidiano in una dimensione spazio-tempo che non controlliamo più.
Ci vuole un patto di responsabilità che coinvolga le famiglie, la scuola e le associazioni. Un cammino che proceda mano nella mano e serve la stessa dolcezza che trasmette Maria Giovanna Ruo per rendere migliore questo mondo che sembra diventare sempre più egoista.