Abbiamo bisogno di una scuola per vivere. Un’intervista con il professore Francesco Pira

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il sostantivo «scuola», nella sua etimologia greca skholé, indica e designa un «tempo libero», uno «spazio aperto» attraversato dall’arte del dia-logo. Un «tempo libero», uno «spazio aperto» dedicato tutto alla formazione, alla costruzione, allo svago della mente e del corpo.

Nella nostra civiltà le prime scuole di cui abbiamo notizia sono quelle che, attorno al III millennio a.C. vengono costituite dai Sumeri e chiamate «case delle tavolette» (Eduba o Edubba). La loro fondazione è associata all’amministrazione del Palazzo e del Tempio.

Nell’Antichità classica greco-romana – a noi più conosciuta e di cui siamo gli eredi – la greca paidéia (ovvero l’educazione che «costruisce» il ragazzo) e l’educazione, l’istruzione per l’antico mondo romano sono componenti fondamentali dell’humanitas. Per gli antichi Romani solo l’istruzione e la cultura possono insegnare a riconoscere il valore della «dignità umana», possono formare il «buon cittadino». Perché come osserva con acume il professore Maurizio Bettini è «dalla conoscenza che inizia il percorso del prendersi cura dell’altro».

Il lento declino del sistema sociale romano e gli insediamenti delle popolazioni barbariche producono una società non più strutturata, frammentata, divisa. Le istituzioni, inesistenti o fragili, non garantiscono un ordine sociale. Si impongono rapporti essenzialmente personali legati al riconoscimento della legge del più forte. Gli unici luoghi, in quasi tutto il Mediterraneo, che svolgono un’iniziativa culturale (nel suo senso e significato più ampio) sono i grandi centri monastici che prendono avvio dall’azione evangelizzatrice di san Benedetto che fonda il monastero di Montecassino nell’anno 530 circa. L’abbazia di Montecassino è il più antico centro monastico della nostra storia nazionale il cui influsso, nell’VIII secolo, si estende alle comunità monastiche tedesche e del nord Europa.

Nel Basso Medioevo (dal Mille alla fine del XV secolo) una delle più complesse e vive esperienze culturali (caratterizzata da un singolare plurilinguismo [arabo, ebraico, antico francese, latino, greco] è quella di Federico II (stupor mundi) che nella prima metà del Duecento realizza i suoi «sogni» di dar vita a forme di sapere ed esperienze di scrittura (legate a diverse lingue e civiltà) che si incastonano nella celebre riforma del tribunale che porta direttamente alla fondazione dell’Università di Napoli (1224), la prima università statale nell’Europa medievale.

Ma non è questo l’unico «primato»! Già nella metà dell’XI secolo nell’Italia meridionale, grazie agli insediamenti primi bizantini e poi normanni, si valorizza la scoperta, o meglio, la riscoperta della scienza e della filosofica greca. In virtù d’una secolare tradizione medica mantenutasi a lungo nel mondo bizantino nasce e si sviluppa la celebre Scuola medica di Salerno, la più antica istituzione medica d’Europa, i cui precetti vengono raccolti, ricopiati nel famoso e illustre poemetto Regimen sanitatis salernitanum (metà XI secolo).

L’odierna istituzione «Scuola» si pone in continuità – nel tempo e nello spazio (territoriale, mentale, culturale, ecc.) – anche con gli scriptoria dell’Alto Medioevo: «luoghi di scrittura/copiatura ma – anche – centri/strumenti di comunicazione ed ancora di più luoghi di passaggio e di soggiorno anche per signori e feudatari laici». (cfr. Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi).

La valenza fondamentale dell’educazione e dell’istruzione è ben fissata in due testi fondamentali: la nostra Carta costituzionale e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Nei «Principi fondamentali» (artt. 1-12) la Costituzione dedica alcuni articoli all’istruzione e la considera come uno dei fini di cui ogni Stato deve farsi carico per procurare maggiore benessere alla collettività e per migliorare, elevare le condizioni di vita di tutti i cittadini e tutte le cittadine. In particolare, nella Carta costituzionale, la Scuola è considerata ponte di passaggio tra la famiglia, primigenio nucleo sociale e formativo della persona, e la società, luogo naturale di integrazione con gli altri individui e di sviluppo della propria personalità. A tal proposito, non posso non citare, gli autorevoli studi sulla «storia della famiglia fra società e cultura» dello storico Paolo Macry, Professore emerito di Storia contemporanea dell’Università degli Studi di Napoli «Federico II»: che la famiglia «[…] è un fenomeno storico e, come tale, assai difforme nel tempo e nello spazio. La famiglia è un prodotto culturale, la sua qualità è relativa. […] Tutti quanti i caratteri dell’istituzione familiare a noi più consueti possono trovarsi, altrove, rovesciati o mancanti. […] Ma neppure è universale l’eterosessualità del nucleo coniugale» (cfr. Paolo Macry, L’età contemporanea, il Mulino, 1995, p. 105).

Al macrocosmo dell’Istruzione e della Scuola gli articoli fondamentali di riferimento della nostra Magna Charta sono il 9, il 33 e il 34. Un ruolo attivo nella stesura di suddetti articoli ebbero personalità profetiche, sagge, di grande acume e di severissima disciplina intellettuale (dei quali sentiamo nostalgia) come Concetto Marchesi, Aldo Moro, Giorgio La Pira. Ma lo spirito vitale e l’azione di tali parole e princìpi furono anticipati dal santo dottore napoletano Giuseppe Moscati nella sua eroica e esemplare azione educativo-sanitaria di fine Ottocento e inizio Novecento.

D.: Interroghiamo, leggiamo quanto Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Delegato del Rettore alla Comunicazione e Direttore del Master in Esperto della Comunicazione Digitale all’Università di Messina, saggista e giornalista. Oggi le famiglie e la scuola come insegnano ad affrontare le occasioni e le difficoltà della vita? A scuola impariamo come leggere quanto sta succedendo, alla luce dei più recenti fatti di cronaca.

La ringrazio per la sua sensibilità. Domanda complessa in una società complessa. Rispondere con onestà intellettuale a questa domanda non è facile. Il tema è lo scontro epocale tra famiglie e scuola come se entrambi non fossero impegnati nell’educazione delle nuove generazioni. È chiaro che l’avvento delle nuove tecnologie, il cambiamento profondo delle relazioni sociali, le tante devianze impongono ritmi, competenze, codici e linguaggi adeguati ai tempi. Siamo in piena emergenza educazione, nessuno può far finta che non stia accadendo nulla. I legislatori devono tenere conto che siamo davanti ad una rivoluzione epocale pronti a vivere nel Metaverso e con l’Intelligenza Artificiale come presenza forte nelle nostre vite. Tutto si trasforma. Non si può restare fermi a guardare. Ci vogliono un piano di emergenza, task force interdisciplinari e ripeto nuove competenze. Per leggere quanto è successo non solo a Palermo, anche a Latina o Caivano.

D.: Perché i nostri ragazzi e ragazze, non sono più abituati a guardare e son sanno più leggere. L’incremento e l’abuso di televisione e internet possono, e come, manipolare le intelligenze dei nostri giovani. E non solo giovani?

Noi li stiamo educando alla lettura? Siamo certi che ci occupiamo del fatto che loro coltivano interesse per la lettura? E non importa se il libro sia cartaceo o un e-book. Dobbiamo lavorare con impegno per riuscire a produrre un cambiamento di tendenza. I nostri figli sono migliori di noi, hanno molte più possibilità e fanno parte di un mondo globalizzato. Ma devono vivere la scuola, l’istruzione, la formazione, la conoscenza come una grande opportunità non come un sacrificio. La scuola o l’università non servono per fare soldi ma per avere le competenze per affrontare la vita. Questo il messaggio che noi dobbiamo far passare. Non bisogna essere promossi o passare l’esame ma studiare per crescere e per essere pronti alle sfide.

D.: Qual è il più grande stato di minorità che stiamo vivendo come adulti e come giovani? L’homo sapiens sta cedendo il passo all’homo videns, all’homo selfie?

Siamo proiettati verso una rivoluzione epocale: il Metaverso e l’Intelligenza Artificiale. Cose che ci sembravano fantascienza fanno parte della nostra realtà. Il tema è non perdere l’umanità, il senso di responsabilità, la voglia di amare e di rispettare tutto quello che ci circonda, natura, territorio, ambiente, essere umani e non. Un nuovo Umanesimo non auspicabile ma necessario. Esprimerlo anche attraverso un selfie se serve. Ma viverlo questo nuovo Umanesimo. Altrimenti ci trasformeremo in avatar e robot, che pensano guidati da un algoritmo e che rischiano di impoverire un’umanità destinata alla grande Cattiveria più che alla grande Bellezza. Però io sono ottimista. Molto. Credo nella nostra capacità di reagire e ritrovarci. Dobbiamo solo imboccare la strada giusta.

Palazzo dei Normanni (Palazzo Reale), cortile Maqueda:

All’inizio di questo nuovo anno scolastico, il direttore, la redazione de www.ilsaltodellaquaglia.com augura a tutti un buon anno scolastico. Ciascuno, a scuola, possa essere una grande lezione per sé stesso e per gli altri.

P.S.: L’immagine principale che apre l’articolo raffigura la celeberrima Scuola d’Atene, opera di Raffaello, 1509-1511, all’interno dei Musei Vaticani. Il cortile, invece, è quello del Palazzo dei Normanni, noto anche come Palazzo Reale, attualmente sede dell’Assemblea Regionale Siciliana; è la più antica residenza reale d’Europa.

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