Sarà capitato a molti, passeggiando per Palermo, in Corso Pisani, a pochi passi da Piazza Indipendenza, alle spalle della Chiesa della Madonna dei Rimedi, di imbattersi in un edificio ottocentesco su cui campeggia una scritta in rilievo “Convitto Saluto”.
Magari ci si sarà chiesti cosa fosse ma, purtroppo, non c’è nessuna targa o lapide che possa soddisfare la nostra curiosità e consentirci di fare un salto nel tempo scoprendo l’esistenza di una particolare istituzione.
Era proprio il 25 marzo 1879 quando nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia veniva pubblicato il Regio decreto del Re Umberto I che autorizzava l’erezione in corpo morale del “Convitto Saluto”, un’istituzione voluta da un giurista siciliano a favore dei giovani.
Il commendatore Francesco Saluto, nato a Piana degli Albanesi (allora Piana dei Greci) il 23 ottobre 1809 e morto a Palermo il 5 gennaio 1892, nipote dell’Abate Mercurio Ferrara (ndr. su cui v. L’Abate Don Mercurio Ferrara: un illuminato riformatore dell’istruzione nel Regno delle Due Sicilie – Il Salto della Quaglia), non avendo avuto prole, decise con il suo testamento di istituire un convitto che ospitasse i giovani di Piana degli Albanesi e di Santa Cristina Gela, nonché i discendenti della famiglia di origine, perché potessero studiare a Palermo.
Francesco Saluto, magistrato sia nel Regno delle Due Sicilie che nel Regno d’Italia, nonché autore di diverse opere giuridiche, tra cui uno dei primi Commentari al Codice di procedura penale del Regno d’Italia destinò il suo palazzo di Palermo ed il vistoso patrimonio a beneficio dei giovani che avessero voluto studiare a Palermo.
Come si legge nei documenti dell’epoca: “se ne accoglierà uno per lo studio della letteratura, due per quello di giurisprudenza, due per la medicina, uno per l’architettura, e altri per una di dette facoltà. Vi dimoreranno per tutto il corso della disciplina che intraprenderanno. I giovani possono essere abilitati a compiere nel Convitto gli studi liceali o tecnici, e per sola eccezione, anche gli studi ginnasiali”.
L’insigne benefattore stabiliva anche la composizione del Consiglio di amministrazione cui era demandata la scelta dei beneficiari e prevedeva che la stessa fosse composta dal Rettore dell’Università di Palermo, dal Rettore del Seminario Greco di Palermo (nel quale era stato educato), da un rappresentante del Sindaco di Piana degli Albanesi ed dal Preside del liceo “Vittorio Emanuele” di Palermo.
Nel 1911, la suddetta Commissione deliberava, inoltre, l’istituzione di una scuola di lingua albanese nel Convitto Saluto di Palermo e dava l’incarico dell’insegnamento della lingua albanese al professore Gaetano Petrotta, fondatore e titolare della Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese presso l’Università di Palermo.
Oggi, purtroppo, l’edificio versa in uno stato di apparente abbandono sebbene, ancora, tra gli abitanti di Piana degli Albanesi sia vivo il ricordo di questa Istituzione e del suo illustre benefattore.
L’augurio, nel giorno di questo anniversario, è che – nel solco della volontà di Francesco Saluto – le Amministrazioni pubbliche tornino collaborare per riattualizzare il progetto educativo del fondatore del Convitto, restituendolo alla pubblica fruizione.