Agrigento: giovane donna a cavalcioni sulla statua di Camilleri

Articolo di Merelinda Staita

Da un lato un ego smisurato e il costante bisogno di esibizionismo, dovuto anche allo smodato utilizzo dei social che ormai condizionano parte degli atteggiamenti dei giovani o meno giovani; dall’altro la totale mancanza di rispetto per la cultura e i suoi simboli, oltre che della “cosa pubblica”.

Triste episodio in via Atenea ad Agrigento. Protagonisti da un lato – suo malgrado – la statua raffigurante Andrea Camilleri, dall’altro, anzi sopra la statua stessa, una giovane in atteggiamento decisamente “fuori contesto”. La statua è stata inaugurata, il 17 luglio, in occasione della commemorazione del primo anniversario della morte di Camilleri. La scultura iperrealista di Giuseppe Agnello, coglie l’immagine dello scrittore seduto al tavolino di un caffè, con una sedia libera accanto, a disposizione di quanti, percorrendo “il salotto buono” della città, vogliano sedersi accanto a lui per qualche istante.

La foto postata su Instagram è diventata in poco tempo virale anche sugli altri social, soprattutto su Facebook, causando naturalmente sdegno e sgomento.

Duro il presidente di Confcommercio Francesco Picarella il primo a denunciare l’accaduto du facebook: “Il genio letterario di Camilleri è riconosciuto e rispettato in tutto il mondo, alla sua morte anche Agrigento ha onorato la sua figura con una bellissima scultura nella centrale via Atenea. Le evoluzioni di una ragazza, in un fotogramma che gira sui social, – scrive Picarella – sono assolutamente indegne ed irrispettose delle regole civili. Faccio appello al sindaco Lillo Firetto affinché provveda subito a istallare la video sorveglianza e denunci immediatamente la responsabile di questo atto indecente“.

Il sociologo Zygmunt Bauman, molto spesso, ha parlato di “vetrinizzazione” della società. Questo concetto consente di interpretare molti fenomeni sociali. Un processo di spettacolarizzazione che ha investito i principali ambiti della società occidentale: gli affetti, la sessualità, il corpo, l’attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte.

Nel Novecento, i media hanno progressivamente rafforzato il modello di comunicazione della vetrina, passando da un modello di fruizione collettiva (manifesti, cinema, televisione) a uno fondato sul consumo solitario (pay tv, Internet). Con il risultato che tutto oggi viene trasformato in fenomeno da “esporre in vetrina”, e per gli individui la “vetrinizzazione” è diventata difficile da evitare.

Probabilmente, la ragazza che si è fatta immortalare in questa posa voleva ottenere numerosi “like” sui social, non rendendosi nemmeno conto dell’importanza del gesto. Tanti, anzi direi troppi, sono gli episodi che vedono la distruzione o la mancanza di rispetto nei confronti della cultura o dei simboli che la rappresentano.

La conoscenza e la memoria, ormai sono state dimenticate tanto da esserne anche offese e vituperate. Per dirla con Pasolini: “Noi siamo un paese senza memoria” questo equivale a dire senza storia. La tendenza è quella di rimuove il passato, conservando solo frammenti di ricordi quei ricordi che potrebbero servirci solo per comodità, contorsioni e conversioni.

Bisogna cambiare direzione ed educare i giovani al senso civico, all’importanza del patrimonio storico, artistico e culturale. Bisogna riscoprire il valore della cultura e per farlo non basta solo la scuola, ma ci vuole il supporto dei genitori e degli adulti. Tutti dovremmo essere portatori di sani valori, tramandando alle generazioni future la nostra storia, il nostro passato e le nostre importanti personalità letterarie.

Noi adulti dobbiamo dare il buon esempio, perché siamo i primi a restare collegati senza limiti al cellulare o al pc. Non c’è da stupirsi più di tanto se i “like” o i commenti ricevuti via Facebook, o Instagram, diventano sempre più importanti per molti giovani.

Bauman affermava che: Le reti sono molto utili, danno servizi molto piacevoli, però sono una trappola”. Come dargli torto! Una trappola per noi, perché ci permettono di vivere in una realtà parallela, e una trappola per la cultura.

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