Al Filodrammatici approda “Due gocce d’acqua” degli “Attori e tecnici”, tra catastrofe naturale e sentimenti

Articolo di Luigi Pistillo

I cambiamenti climatici pongono l’Uomo coevo di fronte alla necessità di assumere delle responsabilità ormai indifferibili, non procrastinabili. L’ecosistema sta subendo un graduale ed inesorabile logoramento che produce, stagione dopo stagione, giorno dopo giorno, conseguenze negative sulla vivibilità ambientale e che mette in pericolo, in prospettiva, persino la sopravvivenza degli esseri umani. La compagnia “Attori e tecnici” fu denominata con tale nome perché, in origine, gli attori oltre a recitare, si facevano carico di tutte quelle mansioni che normalmente vengono svolte da una squadra di tecnici. In questa stagione ha allestito “Due gocce d’acqua”, commedia di Alex Jones, tradotta da Antonia Brancati. Con Viviana Toniolo e Roberto della Casa. Un testo la cui vicenda mostra plasticamente la questione dei disastri ambientali. Una coppia, Tom e Sally, trascorre pacificamente la propria esistenza in una casa posta sul fiume che puntualmente ogni anno esonda. I due compagni d’una vita sono ormai avvezzi ad affrontare ed a sopportare questo evento, tuttavia questa volta esso si configura con caratteristiche catastrofiche: interruzione della linea telefonica, delle trasmissioni radiofoniche etc. In conseguenza di ciò raccolgono quanto possono: cibo, acqua e oggetti personali; un cogente comportamento che trasforma la loro barchetta, simbolicamente, in una sorta di piccola Arca di Noè ed il corso traboccante acqua in un “fiume del dolore”. La barca si avvale di Tom che funge da battelliere. Egli non ha le fattezze e le funzioni del nocchiero Caronte, non trasporta le anime dei morti, bensì la sua donna verso una possibile salvezza. Nella finzione scenica utilizza dei remi che paiono più che altro dei bastoni…e rema rema, incessantemente, per contrastare la furia delle acque. La rabbia, le baruffe, le incomprensioni che avevano talvolta segnato il domestico amare dei due all’interno della casa, tendono a scemare. L’omino più hemingwayano che melviliano, continua a remare, rema, rema…incerto sul destino suo e dell’amata, ma indomito nell’affrontare la sinistra avversione del fiume. La coppia condivide il poco cibo rimasto e nello smarrimento che vive, scopre una tenerezza commovente. L’atmosfera del finale in cui si abbracciano ha degli accenti straordinari intarsiati di crepuscolarismo e romanticismo, ma si intravvede, nel contempo, una voglia di riassaporare i colori della normalità. Il regista, Stefano Messina, intelligentemente, non compie voli pindarici ma asseconda il testo nella sua integrità. Le musiche di Pino Cangialosi ci sono parse appropriate. Corretta la scenografia di Gianluca Amodio funzionale allo svolgimento degli avvenimenti rappresentati. Quanto ai due interpreti che scrivere? Roberto della Casa, la cui bonomia contribuisce a rischiarare il personaggio sottraendolo alla temperie della catastrofe, è veramente bravo. Ed infine Viviana Toniolo, la talentuosa e bella attrice milanese dagli occhi color smeraldo, conferisce a Sally la giusta inquietudine e la capacità di vivere e far vivere agli spettatori i vibranti slanci amorosi verso il suo uomo. Bravissima! Spettacolo da vedere.

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