Entrando al Filodrammatici, non si può non provare un’acuta emozione pensando alla storia di questo teatro milanese che, da quando fu costruito, ossia alla fine del 1700 ad oggi, nel corso dei suoi vari rimaneggiamenti, vide calcare la scena stelle di prima grandezza come, ad esempio, Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse. In veste amatoriale Vittorio Alfieri ed Antonio Porta. Cercare di stilare la lista degli artisti che contribuirono alla grandezza di questa preziosa realtà, sarebbe impresa ardua. Attualmente il Filodrammatici è impegnato nel valorizzare la drammaturgia contemporanea. Lodevole impegno soprattutto quando presenta mise en scène quale “Cassandra o dell’inganno”, atto unico di e con Elisabetta Pozzi. L’attrice in una intervista così rammenta il suo sodalizio artistico con Giorgio Albertazzi:
“Da lui ho imparato tutto e la sua perdita per me è un brutto colpo. Avevo 18 anni e lui, di cui sono stata allieva e con il quale ho in seguito lavorato per nove anni, mi ha insegnato che sul palco non si può mentire, non si può fingere; mi ha insegnato a partire da me stessa, a tirare fuori la parte intima di me stessa mettendola nel personaggio, e in questo modo il personaggio ti appartiene profondamente.”
Ecco, partendo da queste parole di apprezzamento per l’artista toscano, potremmo asserire che Cassandra le appartiene intimamente. E qui è d’uopo rimembrare due categorie di interpreti: quelli che si pongono, in una qual misura, al di sopra del personaggio indossando una maschera per affermare la propria spiccata personalità; e quelli che con umiltà si pongono al servizio del personaggio disvelandone, per quanto possibile, gli aspetti reconditi, la sua anima segreta, le sue ombre e le sue luci. Ecco a quest’ultima specie appartiene la Pozzi che da innumerevoli anni si occupa dei temi del Mito: da “Elena” e “Fedra” di Ghiannis Ritsos a “Ippolito” ed “Ecuba” di Euripide etc. Infine “Cassandra o dell’inganno”, l’ultimo felice approdo. Nella mitologia, ricordiamolo, Cassandra, figlia di Priamo, è la profetessa che predice la distruzione di Troia…predizione che non viene accreditata. La Pozzi, in collaborazione con Massimo Fini, ha realizzato una drammaturgia di sicuro interesse. Avvalendosi di testi di varie epoche da Euripide a Chista Wolf, da Omero a Ghiannis Ritsos, da Seneca a Wislawa Szymborska, da Eschilo a Pier Paolo Pasolini, la Pozzi ha dato corpo ed anima alla sacerdotessa troiana. Un monologo vibrante, dal ritmo incessante le cui musiche di Daniele D’angelo, in alcune parti si fondono con le parole creando un’ammaliante atmosfera, una dimensione onirica in cui lo spettatore si perde volentieri “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. La Cassandra dell’attrice genovese, tra fragilità e forza, utilizzando la sapiente mescolanza di parole, di suggestioni antiche e moderne, evidenzia la pochezza morale dell’uomo contemporaneo, privo d’una identità, alieno da ideali, avviluppato tristemente nell’amore per il possesso di caduchi beni, proteso verso illusori approdi. Cassandra, simbolo della voce inascoltata da chi , ieri come oggi, ha ancora in sé istinti ferini, l’insensatezza delle motivazioni della guerra:
“Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, – t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all’altro fratello: “Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.” S.Quasimodo
Brava Elisabetta Pozzi. Movimenti (appropriati) a cura di Alessio Maria Romano. Scene (essenziali) di Guido Burganza. Luci (efficaci) di Luca Bronzo.