Regia: Roberto Savarese. Soggetto: Alberto Sordi. Sceneggiatura: Alberto Sordi, Cesare Zavattini. Fotografia: Carlo Montuori. Montaggio: Eraldo Da Roma. Operatore di Macchina. Goffredo Belisario. Aiuto Regista: Franco Montemurro. Musiche: A.F. Lavagnino, A. Barberis. Direzione Musiche: Carlo Savina. Direttore di Produzione: Nino Misiano. Produttori: Alberto Sordi, Vittorio De Sica per la Produzione Films Comici. Produzione: Ente Nazionale Industrie Cinematografiche, Aurelia Cinematografica. Girato: Titanus (interni), Roma e Ostia (esterni). Interpreti: Alberto Sordi, Giovanna Pala, Carlo Giustini, Frank Colson, Carlo Delle Piane, Fausto Guerzoni, Luigi Pavese, Francesco Rissone, Vinicio Sofia, Riccardo Bertazzolo, Alberto Damario, Franco Randisi, Marco Tulli, Aldo Trifiletti. Visto censura n.9677 del 21/03/1951. Durata: 98’. Bianco e Nero.
Mamma mia, che impressione! viene girato nel 1950 ed è il primo film con Alberto Sordi protagonista assoluto. Il soggetto è dello stesso Sordi, che scrive la sceneggiatura insieme a Cesare Zavattini e lo produce grazie a Vittorio De Sica. L’idea della pellicola prende le mosse dal successo radiofonico del personaggio ideato da Sordi, il compagnuccio della parrocchietta, una surreale via di mezzo tra i protagonisti del cinema muto e la comicità dei caratteristi. La casa di produzione è la PFC (Produzione Film Comici), che dura lo spazio di un film, visto lo scarso successo riportato al botteghino. Il regista è il poco noto Roberto Savarese, ma Alberto Sordi ha sempre detto che Vittorio De Sica ha lavorato alle riprese e si potrebbe definire coregista. Roberto Poppi, nel Dizionario dei Registi Italiani, afferma che “Mamma mia, che impressione! è diretto anonimamente da Vittorio De Sica”. A suo parere Savarese – regista su commissione, dialoghista e direttore di doppiaggio – si sarebbe limitato a firmarlo.
Alberto (Sordi) è un giovane scout della parrocchietta di Don Isidoro (Colson), carattere impossibile, viziato, fastidioso, chiacchierone, sempre intento a scocciare il prossimo e a fare scherzi di pessimo giusto. Alberto è innamorato di Margherita (Pala) ma è così sciocco e timido che non riesce a confessare il suo sentimento. Tra l’altro ha un atletico rivale come Arturo (Giustini), più maturo e concreto, che riscuote maggior successo con la ragazza. Alberto vorrebbe comprare un presepe e regalarlo a Don Isidoro, ma per farlo dovrebbe vincere una maratona che lo vede contrapposto al più dotato Arturo. La sua partecipazione alla gara occupa gran parte del film che assume i connotati di una comica. Il finale è in bagarre, come da comica che si rispetti.
Mamma mia che impressione! è il refrain che Alberto pronuncia di fronte alle situazioni più disparate, quasi un intercalare. Il film diverte, ma rientra nella comicità tradizionale, senza presentare un minimo di originalità. Alberto Sordi recita una parte che conosce a memoria da petulante imbranato, perfetta per la radio ma davvero poco cinematografica. Il compagnuccio della parrocchietta non si presta a imbastire una vera e propria commedia, ma regala momenti farseschi basati sulla personalità del protagonista.
Gian Luigi Rondi scrive su Il Tempo del 8 aprile 1951: “Con questa melensaggeria, elemento principale della sua psicologia, il nostro giovanotto condisce ogni azione della sua giornata, e il pubblico, nonostante alla fine rischi di stancarsi per l’insistenza di certi toni troppo facilmente farseschi, trova nei suoi gesti dinoccolati e nelle sue assurde peripezie liete e immediate occasioni di riso. Il motivo più autentico del suo spasso, però va ricercato nell’interpretazione di Alberto Sordi cui è stato affidato l’incarico di portare sullo schermo gli argomenti, i modi, l’umorismo di una sua nota caratterizzazione radiofonica, quella dei Compagnucci della Parrocchietta, che pur perdendo vitalità, di freschezza e di arguzia nel passaggio tra radio e cinema, è parsa raccogliere gli stessi applausi e gli stessi divertiti consensi. Dal nostro, avremmo preferito dal regista e da Zavattini, De Sica e Sordi, sceneggiatori una maggiore severità di gusto e una più intelligente scelta di trovate comiche…”.
Rondi non ha tutti i torti. Il personaggio interpretato da Sordi è caricaturale, eccessivo, attaccabrighe, ciarliero, iperattivo, indisponente e antipatico. Una vera e propria macchietta che infastidisce tutti, persino lo spettatore. A tratti ricorda protagonisti del muto come Ridolini, Buster Keaton e Charlot, ma con una personalità ben distinta. La pellicola presenta uno stile insolito, una sorta di neorealismo rosa, comico – farsesco, permeata di una vena surreale tipica di Zavattini. Sordi è straordinario nel suo essere fastidioso e petulante, sembra un personaggio da cartone animato quando distrugge la casa di un acquirente mentre tenta di vendere antifurti. La sua assurda storia d’amore con Margherita ricorda quella di Paperino che litiga con Gastone per il cuore di Paperina. La giornata al mare è spassosa, tra la lite con un bambino per il castello di sabbia e le mutandine perdute in mare che lo costringono a passare la giornata in acqua. Tra i compagnucci della parrocchietta riconosciamo un giovanissimo Carlo Delle Piane. Luigi Pavese è il divertente starter che si lascia andare a una salace battuta politica. Divertente anche la parte in parrocchia con Alberto che stona l’alleluia, il prete che vorrebbe comprare un costoso presepe e l’orgoglio di Alberto come scout, ancora definiti italianamente esploratori. In pratica un film a episodi, uniti dall’esile collante del personaggio surreale che sostiene l’intera costruzione con molte gag sopra le righe. La pellicola finisce come è iniziata, secondo un andamento circolare molto fumettistico, con Alberto che si burla di un netturbino.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): “Da un soggetto di Sordi, una commediola esile esile, che punta tutto sulla verve del non ancora noto protagonista che qui riprende il personaggio radiofonico del boy scout e dei compagnucci della parrocchietta”. Morando Morandini (due stelle, sia per la critica che per il pubblico): “Un filmetto un po’ melenso ma interessante come specchio della Roma postbellica”. Pino Farinotti (due stelle): “Un film discreto in cui Sordi la fa da padrone”.